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Il CBD della cannabis inibisce il metabolismo della nicotina: possibile aiuto per smettere di fumare

Ricercatori americani hanno dimostrato che il cannabidiolo, uno dei principi attivi della cannabis, inibisce il metabolismo della nicotina. Potrebbe essere usato per frenare la dipendenza da fumo e aiutare a smettere.
A cura di Andrea Centini
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Uno dei principi attivi della cannabis, il cannabidiolo (CBD), è in grado di inibire efficacemente il metabolismo della nicotina. Ciò significa che potrebbe essere utilizzato per combattere la dipendenza dal fumo e, di conseguenza, aiutare le persone a smettere con sigarette e affini. Si tratterebbe di una svolta epocale per la salute pubblica, considerando che fumare tabacco rappresenta la principale causa di morte prevenibile al mondo, a causa dello stretto legame con patologie potenzialmente mortali come cancro, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), enfisema, malattie cardiovascolari e altro ancora.

A determinare che il cannabidiolo inibisce il metabolismo della nicotina è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati del College of Pharmacy and Pharmaceutical Sciences dell'Università Statale di Washington, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di scienze della salute pubblica – College di Medicina dell'Università Statale della Pennsylvania. I ricercatori, coordinati dal professor Philip Lazarus, docente presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell'ateneo di Spokane, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto specifici test in laboratorio.

Nello specifico, hanno testato gli effetti del CBD e del suo principale metabolita (il 7-idrossicannabidiolo o 7-OH-CBD) su tessuto epatico umano e su cellule geneticamente modificate chiamate HEK293, che sovraesprimono determinati enzimi legati al metabolismo. Studi precedenti avevano dimostrato che il cannabidiolo e il suo metabolita (cioè il composto in cui viene convertito nel nostro organismo) sono in grado di inibire con efficacia diversi enzimi, come ad esempio quelli del citocromo P450 (CYP) e UDP glucuronosiltransferasi (UGT). Nel nuovo studio il professor Lazarus e colleghi hanno voluto verificare tale capacità con gli enzimi legati alla nicotina.

Dopo aver esposto le cellule epatiche e le HEK293 al cannabidiolo e al 7-OH-CBD, i ricercatori hanno osservato che il principio attivo e il metabolita erano effettivamente in grado di inibire diversi enzimi legati al metabolismo della nicotina, soprattutto il CYP2A6, che è quello principalmente coinvolto in questo meccanismo biologico. Bastano concentrazioni molto basse dei due composti per abbattere del 50 percento l'attività metabolica della nicotina. Considerando che il 70 percento della nicotina viene metabolizzata proprio grazie CYP2A6, come spiegato dagli scienziati in un comunicato stampa, l'uso dei due composti potrebbe avere un impatto molto forte nel contrastare la dipendenza da fumo e aiutare i fumatori a smettere.

Rallentando in modo significativo il metabolismo della nicotina, infatti, si potrebbe calmare il desiderio di fumare una sigaretta dietro l'altra e ridurre l'esposizione ai molteplici composti cancerogeni / dannosi legati alla combustione. Ciò potrebbe aiutare chi fuma a smettere, come il ciondolo “SmokeMon” messo a punto da scienziati della Northwestern University di Chicago. “L'obiettivo è ridurre i danni causati dal fumo, che non proviene dalla nicotina in sé, ma da tutti gli agenti cancerogeni e altre sostanze chimiche presenti nel fumo di tabacco”, ha dichiarato il professor Lazarus. “Se riuscissimo a minimizzare quel danno, sarebbe una grande cosa per la salute umana”, ha aggiunto l'esperto.

L'efficacia del CBD è stata osservata solo in laboratorio e sarà necessario confermarne l'effetto sull'uomo. Gli scienziati stanno già progettando studi clinici ad hoc per valutare i livelli di nicotina nel sangue in volontari che hanno assunto il cannabidiolo o un placebo. I dettagli della ricerca “Inhibition of Nicotine Metabolism by Cannabidiol (CBD) and 7-Hydroxycannabidiol (7-OH-CBD)” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Chemical Research in Toxicology.

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