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I cani possono aiutarci anche a combattere contro il cancro

Diverse ricerche hanno dimostrato che “Fido” può essere un preziosissimo alleato contro i tumori. Ecco in quale modo.
A cura di Andrea Centini
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I cani possono aiutarci a combattere il cancro in diversi modi. Da alcuni anni, ad esempio, gli scienziati stanno addestrando i nostri migliori amici a fiutare i tumori, ottenendo risultati eccezionali. Diversi studi hanno infatti dimostrato che i cani riescono a identificare la “firma molecolare” – le particelle chiamate VOC (composti organici volatili) – del cancro ai polmoni e del cancro alla prostata, fra gli altri. Anche in Italia si stanno conducendo ricerche in tal senso. I cani da compagnia, inoltre, possono essere di grandissimo aiuto per i pazienti colpiti dalle malattie oncologiche, fornendo un prezioso supporto psicologico. Ma c'è dell'altro. Questi animali, infatti, condividono con noi molti geni e, poiché vivono nel nostro stesso ambiente e si ammalano delle stesse malattie di cui soffre l'uomo, studiando il loro DNA è possibile arrivare a trovare trattamenti innovativi sia per loro che per noi.

“I cani vivono nel nostro mondo. Prendono tutte le nostre stesse malattie. Mangiano il nostro cibo. Sono esposti agli stessi inquinanti ambientali”, ha dichiarato al programma “60 minuti” della CBS News la dottoressa Elaine Ostrander, una genetista esperta del National Institutes of Health (NIH), una delle principali autorità sanitarie degli Stati Uniti. “Ma hanno anche tutti gli stessi geni che abbiamo noi. E hanno mutazioni in quei geni che li rendono suscettibili a tutto ciò che io e te otteniamo – che si tratti di diabete o cancro o malattie neuromuscolari. Tutto ciò che gli umani possono sviluppare, i cani lo sviluppano”, ha detto la scienziata al giornalista Anderson Cooper, che l'ha incontrata durante una fiera canina in Connecticut. Gli scienziati si sono recati in visita proprio per prelevare campioni di sangue dalle diverse razze di cani, utilissimi per condurre indagini di oncologia comparata.

La dottoressa Ostrander ha sottolineato che è più facile studiare i geni nei cani che negli esseri umani perché i cani "negli ultimi 200 anni sono stati allevati per enfatizzare tratti specifici come nasi, code e dimensioni distinti". Quasi tutte le caratteristiche peculiari che vediamo oggi nelle circa 400 razze canine riconosciute dalla Federazione Cinologica Internazionale (FCI) sono emerse negli ultimi due secoli, pertanto ciò suggerisce che, probabilmente, deve esserci “un numero davvero piccolo di geni responsabili della maggior parte delle principali differenze”, ha affermato la genetista. Basti pensare che un solo gene determina se un cane avrà la pelliccia color crema o nera, mentre un'altra manciata di geni definisce se avrà il pelo lungo o corto. Come specificato dalla CBS News, gli scienziati del NIH hanno scoperto che alcuni tratti fisici dei cani possono fornirci indizi preziosi sulla salute umana. Il gene chiamato MSRB3 che determina se Fido avrà le orecchie a punta come un pinscher o flosce come un maremmano, ad esempio, quando presenta delle anomalie nell'uomo può innescare la sordità.

I geni, com'è noto, sono coinvolti anche nel cancro, e alcune razze di cane hanno maggiori o minori probabilità di altre di ammalarsi di specifici tumori. I terrier scozzesi, ad esempio, hanno 20 volte le probabilità di ammalarsi di cancro alla vescica rispetto al classico meticcio. Alla luce della diversità genetica limitata rispetto a quella umana, le informazioni che si possono raccogliere su questa neoplasia possono essere d'aiuto non solo ai terrier scozzesi, ma anche a noi. Negli uomini, spiega Ostrander, “ci sarebbero geni diversi in popolazioni diverse. Ci sarebbero mutazioni diverse. Diversi contributi di effetti ambientali”, quindi, aggiunge l'esperta, “quando studiamo una razza, otteniamo storie molto più semplici”.

Tra le forme di cancro che interessano sia l'uomo che i cani vi sono “linfoma, melanoma, cancro al cervello, cancro al seno e l'osteosarcoma”, spiega la CBS News. Quest'ultimo, un'aggressiva e letale neoplasia delle ossa, colpisce ogni anno negli USA 10mila cani e mille persone. Proprio uno studio condotto sui cani potrebbe aiutare a combattere la terribile forma di cancro, diagnosticata principalmente in bambini e giovani. Nel 2012 la veterinaria e professoressa dell'Università della Pennsylvania Nicola Mason ha avviato uno studio sperimentale con una forma di Listeria – genere di batteri responsabili di intossicazioni alimentari – geneticamente modificata per combattere l'osteosarcoma nei cani. Il batterio viene reso meno virulento e in grado di trasportare una proteina tipicamente presente in questa forma di cancro (HER2), catalizzando così una forte risposta immunitaria una volta infuso.

Studi hanno dimostrato che il trattamento immunoterapico risulta efficace sia nei cani che nell'uomo, con alcuni casi di totale estirpazione del tumore dall'organismo. Il giornale americano cita il caso della golden retriever Sandy, che aveva un'aspettativa di vita di un anno quando le fu diagnosticato l'osteosarcoma, ma che oggi, a 4 anni dall'inizio della terapia, è ancora in salute. Lo stesso è accaduto a una ragazza che da anni riceve la medesima terapia, dopo che un osteosarcoma al femore si è diffuso ai polmoni. Ogni anno, specifica il giornale statunitense, il National Cancer Institute spende oltre 20 milioni di dollari solo per analizzare i campioni di cancro dei cani e condurre indagini di oncologia comparata, con la speranza che possano portare a soluzioni come quella contro l'osteosarcoma.

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