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Cambiamenti climatici

Gli incendi in Canada del 2023 hanno emesso 2 miliardi di tonnellate di CO2: è un problema enorme

Nel nuovo rapporto “State of Wildfires 2023–2024” gli scienziati hanno determinato che i catastrofici incendi dello scorso anno in Canada hanno liberato in atmosfera un quantità mostruosa di gas a effetto serra, paragonabile alla CO2 emessa in 10 anni di incendi. Qual è l’impatto di questo fenomeno e perché la crisi climatica aumenta il rischio di roghi devastanti.
A cura di Andrea Centini
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Tra le principali conseguenze del cambiamento climatico vi sono gli incendi più catastrofici, in grado di divorare aree boschive (e non) sempre più estese e catalizzare a loro volta il riscaldamento globale, oltre a determinare un inquinamento atmosferico significativo pericoloso per la salute. Ciò che è accaduto in Canada lo scorso anno è l'ennesima dimostrazione di quanto la crisi climatica sia in grado di esacerbare eventi già distruttivi come i grandi roghi. Secondo un recente studio, infatti, è stato determinato che gli incendi che hanno colpito il Paese nordamericano nel 2023 hanno rilasciato nell'atmosfera ben 2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2), quanto dieci anni di emissioni provocate mediamente dagli incendi. L'area boschiva distrutta dalle fiamme, inoltre, è stata sei volte più grande della media che si registra annualmente in Canada, costringendo le autorità a far evacuare oltre 230.000 persone. Gli esperti hanno anche determinato che la crisi climatica ha reso del 300 percento più probabile l'innesco di incendi così devastanti nel Paese della foglia d'acero.

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A calcolare la portata mostruosa dei roghi che hanno investito il Canada nel 2023 (e anche altri Paesi) è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati britannici della Scuola di Scienze Ambientali dell'Università dell'East Anglia, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di numerosi istituti. Fra quelli coinvolti il Centro del Regno Unito per l'Idrologia e l'Ecologia, l'European Centre for Medium-range Weather Forecasts, il Met Office, l'Institute of Mediterranean Forest Ecosystems – Hellenic Agricultural Organization (DIMITRA) e molti alti. I ricercatori, coordinati dal professor Matthew W. Jones, docente presso il Tyndall Centre for Climate Change Research dell'ateneo inglese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati da set globali provenienti da molteplici fonti. È stato determinato che, entro la fine del secolo, eventi di gravità simile a quello dello scorso anno in Canada si verificheranno con una frequenza dalle 6,3 alle 10,8 superiore, in uno scenario di emissioni di CO2 e altri gas climalteranti medio-elevato. E le emissioni continuano a salire anno dopo anno, nonostante le rassicurazioni delle nazioni sulla transizione ecologica in corso.

Che i roghi che hanno investito il Canada nel 2023 fossero eccezionali si era già capito a fenomeno in corso; non solo per il numero enorme di persone che ha dovuto abbandonare le proprie case, ma anche per gli effetti nei cieli – tinti di un inquietante rosso e giallo – persino nei vicini Stati Uniti. Si ricorda ad esempio lo skyline surreale a New York, colmo di fumo e cenere prevenienti dalla vegetazione arsa dalle fiamme e trasportati dal vento. In quei giorni la qualità dell'aria subì un tracollo mettendo in serio pericolo la salute delle persone, in particolar modo quelle con asma e altre malattie respiratorie. Successivamente il fumo è arrivato fin sull'Europa, come evidenziato dalle immagini satellitari.

Incendi così grandi, oltre a essere molto più probabili a causa della crisi climatica, che depaupera le risorse idriche e rende la vegetazione secca e fragile predisponendola all'innesco e alla diffusione delle fiamme, contribuiscono anche ad esacerbare il riscaldamento globale. I roghi divorano un numero incalcolabile di alberi che sono tra i principali bioaccumulatori di carbonio; la loro distruzione libera emissioni significative e talvolta spaventose, come nel caso degli incendi canadesi del 2023. Come indicato, sono stati ben 2 i miliardi di tonnellate di CO2 finiti in atmosfera. L'anidride carbonica è il principale gas a effetto serra che "intrappola" il calore nella bassa atmosfera e aumenta la febbre del pianeta.

Le emissioni globali provocate dagli incendi nel 2023 sono aumentate di nove volte a livello globale proprio a causa dei roghi canadesi, nonostante si sia registrata una diminuzione degli incendi nella savana africana. Per comprendere quanto impattano gli incendi boschivi sulle emissioni, basti pensare che globalmente si superano gli 8,5 miliardi di tonnellate all'anno, quasi il doppio delle emissioni complessive annuali degli Stati Uniti (4,8 miliardi di tonnellate, come riportato dal Guardian).

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Tra gli altri eventi significativi dello scorso anno, gli autori del nuovo rapporto hanno indicato il più grande incendio boschivo mai registrato nell'Unione Europea, verificatosi in Grecia. La perdita è stata di ben 900 chilometri quadrati di vegetazione (anche quest'anno il Paese ellenico è alle prese con roghi devastanti). Particolarmente drammatici anche gli incendi verificatisi alle Hawaii e in Cile, che hanno provato la morte rispettivamente di 100 e 131 persone.

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Complessivamente nel 2023 sono andati perduti 12 milioni di ettari di boschi, foreste e macchia mediterranea, un'area paragonabile all'intero Nicaragua e circa il 25 percento superiore a quella record registrata nel 2016. Come indicato, la crisi climatica è il volano di questi incendi catastrofici e oggi, in media, si calcolano circa 6 milioni di ettari perduti in più ogni anno rispetto a quanto avveniva all'inizio del millennio. Secondo un recente studio condotto da scienziati italiani e spagnoli, entro il 2100 gli incendi divoreranno dal 40 al 100 percento in più di vegetazione nei Paesi mediterranei. Quindi anche in Italia dobbiamo prepararci a fenomeni sempre più pericolosi, dannosi per l'ambiente e la salute. I dettagli del nuovo rapporto “State of Wildfires 2023–2024” sono stati pubblicati su Earth System Science Data della missione Copernicus.

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