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Elon Musk testerà i suoi chip Neuralink nel cervello umano: a cosa serve e come funziona l’impianto

Il dispositivo inserito chirurgicamente nel cervello sarà in grado di decodificare l’attività cerebrale e collegarla ai computer.
A cura di Valeria Aiello
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Dopo gli esperimenti sugli animali, la società di neurotecnologie Neuralink di Elon Musk potrà testare i suoi impianti cerebrali nel cervello umano. Lo ha annunciato l’azienda statunitense su Twitter, definendo il via libera alla sperimentazione da parte delle autorità statunitensi “un primo passo importante, che un giorno consentirà alla nostra tecnologia di aiutare molte persone”. Musk ha ritwittato il post, congratulandosi con il suo team.

L’approvazione della Food and Drug Administration (FDA) segna infatti una pietra miliare nello sviluppo del dispositivo impiantabile che permette di decodificare l’attività cerebrale e collegarla ai computer. Tale tecnologia, che è in lavorazione da decenni, ha il potenziale per ripristinare la mobilità di persone con paralisi e condizioni debilitanti, come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), ma le ambizioni di Neuralink sono ancora più grandi: creare un dispositivo che non solo ripristini la funzione umana, ma la migliori.

Cos’è e come funziona il chip Neuralink di Elon Musk

Il dispositivo impiantabile Neuralink è un sistema che si basa sulla cosiddetta brain-computer interface (BCI), l’interfaccia cervello-computer che permette una comunicazione diretta tra l’attività cerebrale e un dispositivo esterno, come un computer o un arto robotico. Nello specifico, l’impianto sviluppato dall’azienda statunitense, denominato N1, è dotato di un chip delle dimensioni di una moneta che viene alimentato da una piccola batteria che si ricarica in modalità wireless, in grado di elaborare i segnali neurali e trasmetterli, sempre in modalità wireless, a un’applicazione che decodifica il flusso di dati in azioni ed intenti.

L’impianto registra l’attività neurale attraverso 1024 elettrodi distribuiti su 64 filamenti – spiegano scienziati e ingegneri di Neuralink – . Questi filamenti altamente flessibili e ultrasottili sono fondamentali per ridurre al minimo i danni durante l’impianto e nel tempo”. Il dispositivo viene inserito chirurgicamente nel cervello da un robot sviluppato sempre da Neuralink, che opera attraverso un ago che cuce questi filamenti sulla superficie cerebrale.

Musk ha inoltre previsto che il dispositivo possa essere aggiornato regolarmente. “Sono abbastanza sicuro che non vorremmo un iPhone 1 bloccato nelle nostre teste se l’iPhone14 fosse disponibile” aveva dichiarato durante un evento alla fine di novembre, nel corso del quale aveva predetto che Neuralink sarebbe partita con i test negli esseri umani nel giro di sei mesi. Non è però ancora chiaro quando i primi dispositivi verranno impiantati nell’uomo.

Per il miliardario, l’interfaccia cervello-computer rappresenta una delle scommesse più ambiziose in un impero commerciale che va dalle auto elettriche di Tesla ai razzi di SpaceX che portano gli umani nello Spazio, alla costellazione di satelliti Starlink per l’internet globale, di recente cresciuto fino a comprendere l’intelligenza artificiale e i social media. Finora, i chip di Neuralink sono stati impiantati solo nel cervello degli animali, tra cui diverse scimmie, che hanno mostrato di poter “giocare” ai videogiochi o di “digitare” parole su uno schermo semplicemente seguendo con gli occhi il movimento del cursore.

Nel settore degli impianti cerebrali, Neuralink non è tuttavia un’eccezione. Negli Stati Uniti, anche aziende come Blackrock Neurotech e Synchron hanno sviluppato interfacce cervello-macchina e impiantato i loro dispositivi nell’ambito di studi clinici. Ad oggi, almeno 42 persone hanno ricevuto un impianto cerebrale, consentendo ad esempio a un uomo paralizzato di utilizzare una mano robotica, a un paziente con SLA di utilizzare una tastiera semplicemente pensando ai tasti premuti e a un uomo tetraplegico di tornare a camminare con passo lento ma naturale.

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