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Ecco Earendel, la stella più distante mai scoperta: la sua luce arriva dall’Alba Cosmica

La luce di Earendel, la stella più lontana mai scoperta, ha viaggiato per 12,9 miliardi di anni prima di raggiungere la Terra. Individuata grazie ad Hubble.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA/ESA/Brian Welch (JHU)/Dan Coe (STScI)/Peter Laursen (DAWN)
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Grazie al Telescopio Spaziale Hubble è stata scoperta la stella più distante mai individuata nello spazio profondo. È stata chiamata con l'affascinante nome di Earendel, che in inglese antico significa "stella del mattino". La sua luce captata dagli astronomi fu emessa ad appena 900 milioni di anni dal Big Bang, l'evento che diede il via all'espansione dell'Universo. Ha impiegato ben 12,9 miliardi di anni per raggiungere l'“occhio” del celebre telescopio spaziale e la Terra. Proprio per effetto dell'espansione dell'Universo, oggi Earendel si trova 28 miliardi di anni luce dalla Via Lattea, la nostra galassia. Averla individuata non solo rappresenta un incredibile traguardo scientifico, ma permetterà agli studiosi anche di comprendere meglio la misteriosa era dell'Alba Cosmica.

A scoprire Earendel è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università Johns Hopkins, della NASA e del Cosmic Dawn Center di Copenhagen (Danimarca), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dello Space Telescope Science Institute (STScI), del Dipartimento di Fisica dell'Università Ben-Gurion del Negev (Israele), dell'Università dei Paesi Baschi UPV/EHU (Spagna), dell'Università dell'Arizona e di molti altri istituti. I ricercatori, coordinati dal professor Brian Welch, docente presso il Centro di Scienze Astrofisiche dell'ateneo di Baltimora, hanno identificato la stella Earendel grazie al fenomeno della lente gravitazionale, in grado di amplificare in modo significativo (proprio come una lente) la luce di oggetti estremamente distanti.

Credit: L. Hustak, STScI
Credit: L. Hustak, STScI

Il fenomeno si determina grazie alla presenza di un oggetto di grande massa come una galassia o un ammasso di galassie, perfettamente allineato tra l'osservatore e il corpo celeste più distante. La luce proveniente dall'oggetto lontano viene curvata e ingrandita a dismisura dal fenomeno gravitazionale, rendendola visibile. La stragrande maggioranza delle stelle che possiamo osservare si trovano nella Via Lattea, ma grazie al fenomeno della lente gravitazionale è possibile vedere anche alcune di quelle oltre il nostro “quartiere galattico”, permettendoci di avvicinarci al Big Bang. La luce di Earendel è stata ingrandita di migliaia di volte grazie alla lente dell'ammasso di galassie WHL0137–08.

“Mentre osserviamo il cosmo, guardiamo anche indietro nel tempo, quindi queste osservazioni ad altissima risoluzione ci consentono di comprendere i mattoni di alcune delle primissime galassie”, ha dichiarato in un comunicato stampa la dottoressa Victoria Strait del Cosmic Dawn Center di Copenhagen. “Quando è stata emessa la luce che vediamo da Earendel, l'Universo aveva meno di un miliardo di anni; solo il 6 percento della sua età attuale. A quel tempo si trovava a 4 miliardi di anni luce di distanza dalla proto-Via Lattea, ma durante i quasi 13 miliardi di anni che la luce ha impiegato per raggiungerci, l'Universo si è espanso, così che oggi si trova a 28 miliardi di anni luce di distanza”, ha aggiunto la scienziata.

Credit: NASA/ESA/Brian Welch (JHU)/Dan Coe (STScI)/Peter Laursen (DAWN)
Credit: NASA/ESA/Brian Welch (JHU)/Dan Coe (STScI)/Peter Laursen (DAWN)

Osservando Earendel per un periodo di follow-up di 3,5 anni, il suo ingrandimento e la sua luminosità sono rimasti praticamente stabili. I ricercatori ritengono che la stella abbia una massa da 50 a 500 volte superiore a quella del nostro Sole, inoltre la sua luminosità sarebbe di milioni di volte maggiore. Per determinare se si tratti davvero di una stella singola e comprenderne altre preziose caratteristiche, come la classificazione spettrale, Earendel sarà puntata dal rivoluzionario Telescopio Spaziale James Webb, attualmente in fase di collaudo. I dettagli della ricerca “A highly magnified star at redshift 6.2” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.

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