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Ecco Blanquita, il primo gufo reale bianco mai visto: le immagini del magnifico rapace

I ricercatori dell’associazione Ulula hanno avvistato un meraviglioso gufo reale bianco in Spagna. Il rapace notturno, affetto da leucismo (albinismo parziale o incompleto), è stato chiamato Blanquita. Purtroppo è stato trovato morto dopo dieci mesi di monitoraggio.
A cura di Andrea Centini
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Credit: José Lacalle / Asociacion Ulula
Credit: José Lacalle / Asociacion Ulula

In Spagna è stato documentato il primo caso di un gufo reale (Bubo bubo) bianco, una magnifica femmina che gli ornitologi hanno chiamato Blanquita. Il rapace notturno, avvistato per la prima volta all'interno di un nido – insieme a tre fratelli – in una riserva naturale nella provincia di Murcia, ha purtroppo avuto una vita molto breve. Dopo dieci mesi di monitoraggio, infatti, i resti del corpo di Blanquita sono stati ritrovati con evidenti segni di predazione a una ventina di chilometri di distanza dal luogo in cui era nata. I ricercatori ritengono che abbia consumato topi o ratti avvelenati con un rodenticida, assumendo dosi subletali della tossina. Il rapace avrebbe patito gli effetti del veleno diventando un facile bersaglio per i predatori, che hanno potuto divorarlo senza troppe difficoltà. Anche perché gli animali albini o leucistici, come nel caso di Blanquita, sono particolarmente esposti al rischio di predazione, non potendo mimetizzarsi nell'ambiente circostante. A maggior ragione se sofferenti e impossibilitati a scappare via.

A documentare il primo caso di gufo reale bianco sono stati quattro scienziati spagnoli dell'Associazione per lo studio e la conservazione del gufo “Ulula” di Murcia e del Dipartimento di Biologia Applicata dell'Università Miguel Hernandez. Durante un'escursione di monitoraggio (condotta nel 2020) i ricercatori scoprirono il nido con Blanquita e gli altri tre pulli nel cuore della Zona di Protezione Speciale “Monte El Valle y Sierras de Altaona y Escalona”, sita nella provincia di Murcia nella Spagna sudorientale. I fratelli e i genitori del gufo reale bianco avevano la colorazione del piumaggio tipica da gufo reale, ovvero bruna con dettagli neri e giallognoli e ventre striato.

Ricordiamo che il gufo reale è il più grande tra i gufi e l'apertura alare delle femmine (più grandi dei maschi) può arrivare a ben 2 metri. Anche il peso può superare i 4 chilogrammi. Questi magnifici animali, presenti anche in Italia, si nutrono soprattutto di piccoli mammiferi come i roditori, ma attaccano anche prede di dimensioni superiori come mustelidi e perfino cuccioli di cervidi. Purtroppo, come avviene per molti altri rapaci, notturni e non, la predilezione per i piccoli roditori rappresenta un rischio significato, a causa del diffuso utilizzo del veleno per topi. Molti degli animali avvelenati riescono ad allontanarsi dagli ambienti urbani e tornare in natura, dove possono essere predati e trasferire le pericolose tossine ai loro predatori (lupi compresi, ben 115 sono risultati avvelenati in Italia in un recente studio).

Dopo averla scoperta nel nido, i ricercatori hanno piazzato su Blanquita un trasmettitore radio VHF, grazie al quale hanno potuto monitorarla per dieci mesi. Come indicato, la sua carcassa è stata trovata a 20 chilometri a Ovest del luogo di nascita, in un habitat collinare frequentato da diversi altri gufi reali. La femmina di rapace notturno, secondo gli esperti, è stata predata facilmente da un canide, forse da una volpe rossa o da una cane randagio. Sicuramente la sua colorazione bianca non l'ha agevolata a proteggersi da eventuali predatori, a maggior ragione in una situazione di debilitazione provocata dal veleno.

Blanquita non era albina, ma leucistica, una condizione genetica – nota come albinismo parziale – nella quale l'animale non è completamente bianco. I suoi occhi erano infatti di uno stupendo arancione vivo, come quelli dei normali gufi reali. Questo difetto genetico innesca un'alterazione della tirosinasi, l'enzima deputato alla sintesi della melanina, il pigmento che dona colore a pelle, peli, piume, penne etc etc. Negli animali albini anche l'iride perde il suo colore (gli occhi rosati derivano dal colore dei vasi sanguigni della retina), mentre in quelli leucistici come Blanquita la perdita di pigmentazione è solo parziale.

Gli scienziati avrebbero studiato con interesse l'impatto dell'albinismo incompleto nell'organizzazione sociale dei gufi, ad esempio gli effetti sulle interazioni riproduttive, ma la femmina è morta troppo presto, molto probabilmente a causa dell'uomo e dei veleni che sparge in natura. È doveroso sottolineare che, molto spesso, gli animali albini o leucistici non arrivano all'età adulta, proprio perché non possono mimetizzarsi nell'ambiente e i predatori li individuano molto facilmente. Recentemente sono stati avvistati altri magnifici animali bianchi, come una germana reale e un ornitorinco. In Sudafrica è stato invece avvistato un elefantino rosa affetto da albinismo; nei pachidermi la condizione determina infatti una colorazione rosata. I dettagli della ricerca su Blanquita sono stati pubblicati su Frontiers in Ecology and the Environment.

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