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Chi fuma rischia 56 malattie: “Il 50% di chi inizia giovane e non smette muore per il vizio”

Uno studio ha rilevato che i fumatori hanno un rischio superiore di circa 60 malattie. Alte probabilità di morire per chi inizia da giovane e non smette.
A cura di Andrea Centini
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Chi ha il vizio del fumo ha un rischio superiore di sviluppare 56 malattie rispetto ai non fumatori. Molte di queste patologie sono potenzialmente mortali, come diversi tipi di cancro, l'infarto e l'aneurisma aortico. Altre condizioni possono cronicizzare e abbattere la qualità della vita, alla stregua del diabete, dell'ulcera gastrica, dell'asma e della cataratta. A dimostrarlo un approfondito studio internazionale che ha vagliato l'impatto del fumo di tabacco nella popolazione cinese, dove circa il 66 percento degli uomini adulti è fumatore. Ogni anno il fumo uccide circa 1 milione di persone in Cina, mentre a livello globale, come indicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i decessi superano gli 8 milioni di individui, quasi 100mila dei quali in Italia. Non c'è da stupirsi che venga considerato la più grande minaccia per la salute pubblica e il principale fattore di rischio delle malattie croniche non trasmissibili in tutto il mondo.

A condurre la nuova indagine è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Istituto di Medicina Respiratoria dell'Accademia delle Scienze Cinese e del Dipartimento di Salute della popolazione “Nuffield” dell'Università di Oxford, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica dell'Università Peking, del China National Center for Food Safety Risk Assessment di Pechino e di altri istituti. I ricercatori, coordinati dai professori Chen Wang, Zhengming Chen e Liming Li, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati di oltre mezzo milione di cittadini cinesi inclusi nella China Kadoorie Biobank, un ricco database di dati genetici e cartelle cliniche. I partecipanti avevano un'età compresa tra i 30 e 79 anni ed erano in maggioranza donne (circa 300mila contro 210mila uomini). I ricercatori li hanno seguiti per un periodo di follow-up medio di 11 anni a partire dal quadriennio 2004 – 2008, registrando molteplici dati sociodemografici, sanitari e sullo stile di vita. È stato tenuto in particolare considerazione il comportamento relativo al fumo, come l'età in cui i partecipanti avevano iniziato (se lo avevano fatto), se avevano smesso e quando, se il vizio era regolare e quali tipi di prodotti venivano utilizzati.

Dall'analisi dei dati è emerso che moltissimi uomini fumavano regolarmente (circa il 74 percento) contro appena il 3,2 percento delle donne. Durante il periodo di follow-up sono morti quasi 50mila partecipanti e si sono verificati circa 1,14 milioni di nuovi casi di malattia. In tutto sono state analizzate 85 cause di morte e quasi 500 patologie diverse. Incrociando tutte le informazioni è emerso che il fumo era associato a un rischio superiore di 22 cause di morte (17 per gli uomini e 9 per le donne) e di sviluppare 56 malattie diverse (50 per gli uomini e 24 per le donne), che coinvolgevano praticamente tutto l'organismo.

Complessivamente, chi fumava regolarmente aveva il 10 percento in più di rischio di sviluppare una qualsiasi malattia, mentre per quanto concerne le singole condizioni, si spaziava da un rischio del +6 percento per il diabete al +216 percento per il cancro alla laringe. I fumatori, inoltre, sperimentavano ricoveri in ospedale più frequenti e lunghi, principalmente a causa di patologie respiratorie e tumori. I rischi erano maggiori per gli uomini che vivevano nelle aree urbane, che tendono a iniziare a fumare prima di chi risiede in quelle rurali. Per le donne, nonostante la prevalenza nettamente inferiore rispetto ai maschi, avevano rischi comparabili per quel che concerne le gravi malattie respiratorie, suggerendo una “particolare vulnerabilità ai danni da fumo”, come indicato in un comunicato stampa pubblicato dall'Università di Oxford.

I ricercatori hanno rilevato anche un dato positivo, che può incoraggiare chi fuma a smettere quanto prima. Chi aveva deciso di dare un taglio a sigari, sigarette e affini prima dello sviluppo delle malattie, infatti, circa 10 anni dopo aver smesso presentava un rischio di ammalarsi paragonabile a quello di chi non aveva mai fumato. In altri termini, smettere subito può salvare la vita. Gli autori dello studio sottolineano infatti che la metà di chi inizia a fumare giovane morirà a causa del vizio, se non si ferma in tempo. “Circa due terzi dei giovani cinesi diventano fumatori di sigarette e la maggior parte inizia prima dei 20 anni. A meno che non smettano, circa la metà di loro finirà per essere uccisa da questa abitudine”, ha dichiarato il professor Li. “I risultati sono un duro promemoria delle gravi conseguenze del fumo e dei benefici di smettere prima che si sviluppi una malattia grave. Anche se alcune associazioni erano più deboli di quelle osservate nelle popolazioni ad alto reddito, è probabile che queste siano spiegate dalla più recente diffusa diffusione del fumo in Cina”, gli ha fatto eco il professor Hung Chan.

Entro la fine del secolo si stima che perderanno la vita 1 miliardo di persone a causa del vizio del fumo. Una statistica drammatica che dovrebbe far riflettere su questo malsano e diffusissimo vizio. I dettagli della ricerca “Tobacco smoking and risks of more than 470 diseases in China: a prospective cohort study” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet Public Health.

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