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Smettere di fumare entro questa età riduce il rischio di morte prematura per il vizio

Per chi fuma prima si smette e meglio è, ma non tutti ci riescono. I ricercatori hanno rilevato entro quale età è possibile ridurre i rischi per la salute.
A cura di Andrea Centini
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Smettere di fumare entro i 35 anni riduce sensibilmente il rischio di morte prematura, portandolo quasi al livello di quello dei non fumatori. Come acclarato da molteplici ricerche, il vizio del fumo fa male alla salute poiché catalizza il rischio di diverse malattie potenzialmente fatali, che spaziano dal cancro alle condizioni cardiovascolari. Per questa ragione medici e istituzioni sanitarie raccomandano da tempo di smettere il più presto possibile. Prima è meglio è, in pratica. Ma senza un obiettivo preciso, una data “limite” segnata sul calendario, molti fumatori continuano a procastinare la decisione, rimandandola di volta in volta incrementando il rischio di conseguenze sempre più gravi. Ora sappiamo che smettere di fumare entro i 35 anni determina un rischio di morte precoce per tutte le cause assimilabile a quello di chi non ha mai fumato.

A dimostrare che chiudere col vizio del fumo entro i 35 anni riduce molto il rischio di morte prematura è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi dell'American Cancer Society di Atlanta, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento "Nuffield" di salute della popolazione dell'Università di Oxford e dello UKM Medical Molecular Biology Institute dell'Università Nazionale della Malesia. I ricercatori, coordinati dal professor Blake Thomson, docente presso il Dipartimento di Sorveglianza e Scienze dell'equità sanitaria, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a confronto il vizio del fumo con i tassi di mortalità di una coorte di oltre 550mila americani, con un'età compresa tra i 25 e gli 84 anni. L'età media era di circa 50 anni e il 55,8 percento della coorte era composta da donne. Tutti partecipanti facevano parte del National Health Interview Survey e hanno risposto a questionari ad hoc tra il 1997 e il 2018. La mortalità è stata rilevata fino al 31 dicembre 2019.

Durante il periodo di follow-up si sono verificati oltre 75mila decessi, pari al 13,7 percento del totale. Incrociando i dati dei certificati di morte con quelli relativi al vizio del fumo è emerso che il tasso di mortalità per tutte le cause per chi aveva smesso era di 2,80 (IC 95%, 2,73-2,88) rispetto a chi non aveva mai fumato. Per quanto concerne le fasce di età, come indicato per chi aveva smesso prima dei 35 anni il tasso di mortalità risultava simile a quello di chi non aveva mai fumato. Per chi aveva smesso tra i 35 e i 44 anni era del 21 percento superiore; mentre per chi aveva smesso tra i 45 e i 54 anni il tasso di mortalità era superiore del 47 percento. La mortalità più elevata in assoluto è stata rilevata nei fumatori bianchi non ispanici.

Come spiegato in un commento allo studio dal professor John P. Pierce, docente presso il Dipartimento di Medicina di Famiglia e Salute Pubblica dell'Università della California di San Diego, circa il 30 – 50 percento dei fumatori statunitensi prova a smettere di fumare, ma solo il 7,5 percento ci riesce. Fissare un obiettivo (come il raggiungimento di un'età) può essere una motivazione in più per raggiungere il risultato. Fermo restando che, come sottolinea lo stesso Pierce, prima si smette e meglio è per la propria salute. I dettagli della ricerca “Association Between Smoking, Smoking Cessation, and Mortality by Race, Ethnicity, and Sex Among US Adults” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica JAMA Network.

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