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Bastano 30 minuti di fumo passivo per innescare l’infiammazione legata al danno ai tessuti

Un team di ricerca dell’Università di Perugia ha dimostrato che è sufficiente una brevissima esposizione al fumo passivo per scatenare processi infiammatori.
A cura di Andrea Centini
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Ricercatori italiani hanno dimostrato che è sufficiente una breve esposizione al fumo passivo per innescare processi infiammatori, ben studiati in relazione all'esposizione prolungata e associati al danno ai tessuti. Molteplici studi hanno dimostrato le conseguenze nefaste sulla salute derivate dal fumo passivo, in particolar modo per quella dei bambini, che rischiano anche l'artrite reumatoide una volta cresciuti, tuttavia poche indagini si sono concentrate sui cambiamenti biologici breve termine dovuti a un'esposizione fugace, come quella che si potrebbe avere a casa o in auto con conoscenti fumatori. Ora sappiamo che anche questa può comportare conseguenze negative.

A dimostrare che bastano 30 minuti di fumo passivo per avviare meccanismi infiammatori legati al danno tissutale è stato un team di ricerca italiano guidato da scienziati del Dipartimento di Medicina e Chirurgia – Sezione di Anatomia Umana, Clinica e Forense dell'Università di Perugia in stretta collaborazione con i colleghi del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche – Sezione di Biochimica e del Dipartimento di Medicina – Sezione di Medicina del Lavoro, Malattie Respiratorie e Tossicologia dell'ateneo umbro. I ricercatori, coordinati dai professori Mario Rende e Marco Dell'Omo, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto un esperimento con 21 non fumatori, esposti al fumo di sigarette lasciate consumare in un posacenere all'interno di un ambiente domestico simulato in laboratorio.

L'obiettivo degli scienziati era valutare l'influenza del fumo passivo sul celebre Fattore di Crescita Nervoso (FCN) o Nerve Growth Factor (NGF) e sui suoi recettori Chinasi A correlata alla tropomiosina (Tropomyosin-related kinase A) e neurotrofina p75, molecole coinvolte in patologie respiratorie e altre condizioni di salute. L'FCN fu identificato da Rita Levi Montalcini e per questa scoperta vinse il premio Nobel per la Medicina nel 1986. Dalle analisi condotte sui campioni dei partecipanti gli scienziati hanno rilevato che la brevissima esposizione al fumo passivo è stata in grado di determinare “un rapido cambiamento quantitativo di una proteina presente nel sangue e legata a meccanismi infiammatori”, si legge nel comunicato stampa pubblicato dall'Università di Perugia. Nello specifico viene influenzato il recettore p75NTR che si lega a diverse neurotrofine, delle quali la più conosciuta, spiega l'ateneo umbro, è proprio quella scoperta dalla Montalcini.

In soli 30 minuti il fumo passivo è dunque in grado di innescare “una serie di meccanismi infiammatori che concorrono alla formazione dei danni tissutali prodotti in seguito dall’esposizione ripetuta e a lungo termine”, sottolinea l'ateneo. Gli autori dello studio spiegano sottolineano che tali effetti negativi sono particolarmente significativi per i neonati e i bambini. Del resto, come indicato, diversi studi hanno evidenziato gli effetti negativi del fumo passivo sui più piccoli.

La scoperta dei team dei professori Rende e Dell'Omo ha anche un risvolto in medicina legale. L'esposizione al fumo passivo, infatti, ad oggi viene valutata con un esame delle urine delle 24 ore e analizzando “la concentrazione dei prodotti del metabolismo della nicotina”, come ad esempio la cotinina, ma grazie ai risultati del nuovo studio è stato determinato che è possibile rilevare l'esposizione anche molto più rapidamente, “attraverso un semplice prelievo di sangue e con il dosaggio del recettore p75NTR”. I dettagli della ricerca “Short-Term Effects of Side-Stream Smoke on Nerve Growth Factor and Its Receptors TrKA and p75NTR in a Group of Non-Smokers” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica International Journal of Environmental Research and Public Health.

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