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Cosa verrà chiesto ai magistrati nelle prove attitudinali: le domande del Minnesota Test

Il Minnesota Test dovrebbe essere il modello su cui verrà formulato il nuovo test psicoattitudinale introdotto per i magistrati. Elaborato dall’ospedale dell’Università del Minnesota negli anni ’30 per avere uno strumento efficace nella diagnosi dei disturbi psicologici o psichiatrici, nell’ultima versione misura oltre 500 aspetti della personalità, alcuni anche del tutto imprevedibili.
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Dal 2026 i futuri magistrati dovranno sottoporsi un test psicoattitudinale – che dovrebbe essere molto simile al Minnesota Test – durante la fase di accesso alla professione. Nonostante le proteste e le resistente della categoria, rappresentata dall'Associazione nazionale magistrati (Anm), l'introduzione del nuovo test d'accesso è ormai certa, dopo l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legislativo che lo prevede.

In realtà, anche se nato in contesto clinico, il Minnesota Test, a cui il test psicoattitudinale per gli aspiranti magistrati dovrebbe rifarsi, è già applicato nei processi di selezione di diverse professioni, tra cui i concorsi pubblici per le Forze dell'ordine e l'Esercito. È anche utilizzato in ambito giuridico e forense per valutare il profilo psicologico della persona e la presenza di eventuali disturbi psichici.

Che cos'è il Minnesota test?

Il nome per intero è "Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI)" e la sua storia risale all'ormai lontano 1942, quando fu pubblicato dall'ospedale dell'Università del Minnesota. Oggi è uno dei test di personalità più spesso utilizzati nella psicologia del lavoro, per la selezione dei candidati, e nella psicologia giuridica o forense. Ma la sua formulazione originaria rispondeva a scopi molto più settoriali e legati alla medicina.

Il Minnesota Test fu infatti elaborato da due esperti di salute mentale dell'Università del Minnesota, lo psicologo Stuart Hathaway e il neuropsichiatra Charley McKinley con l'obiettivo di avere uno strumento pratico idoneo ad agevolare le eventuali diagnosi di disturbi psicologici o malattie psichiatriche.

Tanto che per individuare le affermazioni che avrebbero formato il test, Hathaway e McKinley formularono circa 1.000 frasi, che poi vennero sottoposte sia ai pazienti psichiatrici dell'ospedale (persone con diverse patologie psichiatriche, come depressione, isteria o paranoia) sia a persone senza diagnosi di disturbi psicologici. Fatto ciò, i due ricercatori selezionarono solo quelle frasi le cui risposte erano in grado di discriminare il gruppo dei pazienti.

Com'è formato il test e a cosa legge

Nella versione attuale – quella originale del 1942 è stata revisionata in più occasioni – il Minnesota Test si compone di 567 assunti a cui il candidato o la candidata deve rispondere vero o falso. Il tempo che si dà per rispondere è di solito compreso tra i 60 e i 90 minuti. Nel 1989 è stata pubblicata la nuova versione del test (MMPI-2), poi modificata e integrata nel 2001 e nel 2003. Ne esiste anche una versione ridotta e una per adolescenti.

Le risposte del test vengono poi interpretate in base a una complessa griglia di scale e poi valutate in un grafico X-Y. Nella versione originale queste comprendevano quattro scale di validità e dieci scale di base. Nelle versioni successive entrambe le scale sono state ulteriormente incrementate, ma per capire il funzionamento è importante sapere a cosa servono le due scale.

Cosa misura il test

Le scale di validità servono a misurare il grado di sincerità e spontaneità con cui il candidato ha eseguito il test. Ad esempio, tra queste ci sono la "scala L", dove L sta per Lie (mensogna), o la "scala K", che invece indica l'atteggiamento di autocorrezione nelle risposte, ed altri valori simili.

Le scale di base sono invece quelle che misurano effettivamente la personalità del candidato e la presenza di eventuali disturbi psicologici o malattie psichiatriche. Tra quelle presenti nella versione attuale del test rientra la "scala Hs" (Ipocondria), la "scala D"(depressione) o la "scala Pa" (Paranoia).

Tra le scale supplementari aggiunte nell'ultima versione ce ne sono alcune che invece misurano lo stato emotivo della persona, come il livello di stress e ansia, la bassa autostima, il cinismo o la rabbia.

I parametri più "bizzarri"

Un dettaglio interessante riguarda però la presenza di alcune scale di base che misurano sfere della personalità che non hanno nulla a che vedere con i disturbi psicologici, come la "scala Mf" (mascolinità-femminilità) che comprende quegli atteggiamenti che secondo gli autori della scala e coloro che l'hanno rivisionata ritengono più prettamente femminili o maschili.

Alcune delle scale supplementari puntano poi a scoprire qualcosa in più sulla sfera relazionale ed affettiva del candidato: abbiamo la scala che misura il "disagio coniugale", quella inerente i "problemi lavorativi" o i "problemi familiari", la presenza di "comportamenti antisociali" o dell'attitudine a essere completamente focalizzati sul lavoro.

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