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Campi Flegrei

Perché i Campi Flegrei non c’entrano nulla col Vesuvio: differenze e rischio eruzione

I Campi Flegrei e il Vesuvio sono due strutture vulcaniche vicine ma ben distinte, per caratteristiche e rischi di una potenziale eruzione. Cosa sappiamo e perché rappresentano entrambi un potenziale pericolo per la popolazione.
A cura di Andrea Centini
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In Campania sono presenti due aree vulcaniche particolarmente rilevanti dal punto di vista geologico e storico per l'Italia, tanto da essere costantemente e strettamente monitorate da una sezione apposita dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV): l'Osservatorio Vesuviano. Ci stiamo riferendo ai Campi Flegrei e al Vesuvio, due vulcani che talvolta vengono confusi – anche sotto il profilo del rischio – ma che in realtà sono del tutto slegati, sotto molteplici punti di vista. Origini, storia eruttiva, caratteristiche geologiche e potenziale impatto in caso di eruzione sono infatti specifici per ciascuna delle strutture.

A far comprendere che si tratta di due elementi separati ce lo dice chiaramente il sistema di sorveglianza dell'Osservatorio Vesuviano, che nel momento in cui stiamo scrivendo assegna ai due vulcani livelli di allerta distinti: verde per il Vesuvio (quiescente), giallo per i Campi Flegrei (attivi). In parole semplici, per il Vesuvio i ricercatori non evidenziano variazioni nel suo stato di attività, mentre per i Campi Flegrei si registrano alcune alterazioni nei parametri geofisici. Questi ultimi sono infatti attualmente protagonisti di una significativa crisi bradisismica, caratterizzata da una sequenza di terremoti anche di una certa intensità.

Alle 20:10 di lunedì 20 maggio 2024, ad esempio, si è verificata una scossa di magnitudo 4.4 con epicentro proprio nel cuore dei Campi Flegrei. È stata la più forte degli ultimi 40 anni, sfociata in danni a palazzi, frane e tanta paura tra la gente. Sono state allestite tendopoli e alcuni edifici sono stati evacuati per precauzione. I ripetuti eventi sismici legati all'attività dei Campi Flegrei catalizzano anche la preoccupazione per un'eruzione del Vesuvio, che tuttavia, come specificato, rappresenta un'entità distinta con una specifica dinamica evolutiva e di rischio.

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Vesuvio e Campi Flegrei: le differenze

Per prima cosa, la posizione geografica. I Campi Flegrei si trovano a Ovest di Napoli e, oltre a una parte della città partenopea stessa, abbracciano diversi comuni. Fra essi Bacoli, Giugliano e Pozzuoli; quest'ultimo è particolarmente esposto al fenomeno del bradisismo e tra quelli più colpiti dalle scosse del 20 maggio. Il Vesuvio, d'altro canto, si trova a Sud Est del capoluogo campano ed è ben visibile nel suo skyline, mostrandosi con l'affascinante sagoma di doppia montagna che svetta sul golfo. Il Vesuvio è uno stratovulcano, cioè un vulcano dalla caratteristica forma conica con ripidi pendii. Il motivo per cui ci appare come una duplice montagna, osservandolo ad esempio dal lungomare di Castel Nuovo (Maschio Angioino), risiede nel fatto che l'edificio vulcanico è composto da due strutture principali: il Monte Somma, più antico, e il Gran Cono del Vesuvio, più recente, che si è formato all'interno della caldera del vecchio complesso. È sorto proprio in occasione della catastrofica eruzione del 79 dopo Cristo, quella che seppellì le città romane di Pompei, Ercolano e Stabia.

Se il Vesuvio è un vulcano più “tipico”, i Campi Flegrei sono invece un immenso campo vulcanico – un cosiddetto supervulcano – che occupa circa 450 chilometri quadrati, estendendosi al mare fino all'isola di Procida. Al suo interno sono presenti diversi centri vulcanici, con una trentina di crateri (diversi dei quali difficili da identificare) che spuntano nella grande caldera. Molti di essi vengono definiti monogenici poiché hanno dato vita a una sola eruzione da quando si sono formati. L'area, attiva da oltre 80.000 anni, è caratterizzata da numerose fumarole e acque termali, come specificato dall'INGV.

I Campi Flegrei sono soggetti a un fenomeno che gli esperti chiamano bradisismo, ovvero l'innalzamento / abbassamento periodico del suolo rispetto al livello del mare sotto la spinta dei fenomeni vulcanici. Il bradisismo è fortemente associato agli sciami sismici che si registrano nell'area e che evidenziano l'attività vulcanica in corso. Basti sapere che ad aprile 2024 l'INGV ha registrato nell'area oltre 1.250 terremoti, con magnitudo massima di 3.9 +/- 0.3. Di contro, nello stesso arco temporale i sismografi hanno rilevato “appena” 125 terremoti legati al Vesuvio, con magnitudo massima di 3.1 +/- 0.3.

La caldera dei Campi Flegrei. Credit: INGV
La caldera dei Campi Flegrei. Credit: INGV

Le ultime eruzioni del Vesuvio e dei Campi Flegrei

L'ultima eruzione del Vesuvio si è verificata nel 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale. Iniziò con le prime fontane di lava il 18 marzo, dopo un lungo periodo di attività iniziato circa 300 anni prima. A seguito di questo evento, caratterizzato da debole attività stromboliana (esplosiva), il vulcano è passato in una condizione di quiescenza a condotto ostruito. È caratterizzata “esclusivamente da attività fumarolica e bassa sismicità”, come evidenziato dall'INGV.

I Campi Flegrei sono invece in fervente attività, ma l'ultima eruzione si è verificata molto tempo prima di quella vesuviana, ovvero nel lontano 1538, quando venne alla luce il Monte Nuovo. Vista l'estensione della caldera, al momento, non è possibile prevedere nemmeno dove potrebbe avvenire un'eventuale eruzione; solo con la variazione di determinati parametri geofisici i ricercatori potrebbero identificare l'eventuale posizione della “bocca di fuoco”.

Per quanto concerne le eruzioni più violente del Vesuvio, attivo da circa 40.000 anni, tutti conosciamo l'eruzione del 79 dopo Cristo che distrusse Pompei e altre cittadine limitrofe, ma il vulcano ha una lunga storia di eventi catastrofici. Si ricordi ad esempio l'eruzione più recente del 1631, che provocò danni estesi a diverse città e migliaia di vittime. La più devastante dei Campi Flegrei, nota come Ignimbrite Campana, si verificò 39.000 anni fa e secondo le stime degli esperti espulse decine di chilometri cubi di magma. L'evento, che diede origine a larga parte dell'attuale caldera, ebbe un impatto significativo sul clima europeo e secondo alcuni studiosi potrebbe aver favorito l'estinzione dell'uomo di Neanderthal.

Il Vesuvio visto da Pompei
Il Vesuvio visto da Pompei

I rischi di Vesuvio e Campi Flegrei

Entrambi i vulcani campani rappresentano un rischio significativo per le persone, a causa del fatto che sia attorno al Vesuvio che nel cuore dei Campi Flegrei si trovano aree densamente popolate, una condizione aspramente criticata dal geologo Mario Tozzi in un'intervista con Fanpage.it. Alla luce dei rischi intrinseci, infatti, non si sarebbero dovute permettere né l'urbanizzazione estesa e selvaggia né l'arrivo di ulteriori abitanti nei luoghi di rischio. Non a caso i piani di evacuazione sono estremamente complessi a causa del numero enorme di persone coinvolte. Va sottolineato che il sistema vulcanico flegreo, del quale non si percepisce immediatamente il rischio a differenza di quello di un vulcano tipico, rappresenta un pericolo che va al di là del “semplice” (e comunque potenzialmente catastrofico) impatto locale del Vesuvio, come dimostra l'eruzione storica del 79 d.C. Il fatto che non vi siano state eruzioni recenti riduce ulteriormente la percezione di pericolo da parte dei cittadini, ma la crisi bradisismica in corso ci ricorda che molti sono letteralmente “seduti” sopra un gigantesco pentolone pieno di lava. Un recente studio ha determinato che il serbatoio di magma si trova a circa 5 chilometri di profondità

Non ci sono rischi imminenti di eruzione perché non sono stati rilevati parametri geofisici sibillini, come evidenziato dagli esperti, ma è evidente che il monitoraggio deve essere approfondito e costante. Scosse sismiche di magnitudo paragonabili a quelle più forti registrate negli ultimi decenni (compresa quella del 20 maggio) non cambiano le carte in tavola a livello delle “strutture che si muovono”, come specificato a Fanpage.it dal dottor Claudio Chiarabba, Direttore del Dipartimento Terremoti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Pertanto non ci si aspetta che questi terremoti dei Campi Flegrei possano influenzare in qualche modo il rischio eruttivo del Vesuvio. Come indicato, del resto, si tratta di due strutture vulcaniche ben separate. È chiaro che eventuali eventi di grandissima intensità potrebbero sottoporre anche le strutture vulcaniche limitrofe a stress in grado di esacerbare eventuali rischi eruttivi, ma non è assolutamente la situazione attuale. Al momento non c'è alcun indizio di eruzione imminente, né per i Campi Flegrei né tantomeno per il Vesuvio, che è quiescente e dunque "tranquillo".

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