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Immigrato picchiato a Partinico: arrestato un operaio di 37 anni per lesioni e odio razziale

Lorenzo Rigano, un operaio di 37 anni, è stato posto agli arresti domiciliari per aver insultato e picchiato il senegalese di 19 anni Kalifa Dieng. Ancora ricercato il complice, di 34 anni.
A cura di Davide Falcioni
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Lorenzo Rigano, un operaio di 37 anni identificato nei giorni scorsi e accusato di avere malmenato e insultato a Partinico – in provincia di Palermo – il senegalese di 19 anni Kalifa Dieng, è stato tratto in arresto dai carabinieri con l'accusa di lesioni aggravate dall'odio razziale. Il presunto complice, un uomo di 34 anni cugino di Rigano, è invece ancora ricercato. Il suo nome è Franco Bono e dovrà rispondere delle stesse accuse mosse all'altro. Il provvedimento, che dispone per entrambi i domiciliari, è stato disposto dal giudice per le indagini preliminari di Palermo Fabrizio Anfuso su richiesta del pubblico ministero Gery Ferrara.

Kalifa Dieng era in bici nella piazza di Santa Caterina e attendeva un operatore della comunità che stava cercando un giovane extracomunitario ancora non rientrato nella struttura. I due italiani erano seduti al tavolino di un bar e quando lo hanno visto hanno cominciato a insultarlo dicendogli: "Vattene via sporco negro, siete tutti figli di puttana, ve ne dovete andare dal nostro Paese". Non contenti delle ingiurie, i due aggressori hanno colpito il senegalese a calci e pugni al viso ferendolo. Il ragazzo non ha reagito ed è stato portato all'ospedale di Partinico dove l'hanno medicato. Ai due aggressori i carabinieri sono risaliti grazie al video girato dalle telecamere di un locale della piazza. Le indagini proseguono per identificare i complici che avrebbero tenuto fermo il ragazzo durante il pestaggio.

Stando a quanto scrive il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare i due aggressori erano "spalleggiati da altri soggetti ancora da identificare, contro il cittadino extracomunitario". Ma le immagini che hanno aiutato gli inquirenti a incastrare i due indagati "permettono anche di svelare la diffusa e desolante coltre di omertà che ha contraddistinto la generalità dei due – e sono tantissimi, a piedi e/o in macchina – che hanno assistito alle varie fasi dell’aggressione, perché nessuno, al di là dei meritori interventi attuati a difesa del Dieng, ha manifestato senso civico ed atteggiamento collaborativo con gli inquirenti, fornendo ad esempio elementi utili all’identificazione degli aggressori, che pure sono ben noti in quanto abituali frequentatori della piazza e dei locali di ristorazione".

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