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La morte dei fratellini Ciccio e Tore a Gravina

Il papà di Ciccio e Tore chiede di riaprire il caso sulla loro morte

Filippo Pappalardi presenta ricorso in Cassazione contro l’archiviazione disposta dal Tribunale dei minori nella speranza di ottenere finalmente verità e giustizia sulla morte dei suoi due figli.
A cura di Biagio Chiariello
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Filippo Pappalardi, padre di Ciccio e Tore, i due fratelli ritrovati morti in fondo ad un pozzo abbandonato nel centro storico a Gravina in Puglia, ha presentato ricorso contro la decisione del Tribunale dei Minori di chiudere per la seconda volta il caso sulla morte dei suoi due figli. Secondo quanto riportato dal Corriere del Mezzogiorno, l’uomo si è rivolta alla Cassazione chiedendo di riaprire le indagini e di ascoltare altre deposizioni. In particolare Pappalardi chiede che venga valutata la testimonianza resa qualche anno fa da un uomo ai magistrati inquirenti (deceduto qualche tempo fa) in cui raccontava che Ciccio e Tore (Francesco e Salvatore) la sera della sparizione erano in compagnia di alcuni amici, si legge sul pezzo del Corriere.

Il caso della scomparsa di Ciccio e Tore a Gravina di Puglia

Il 21 febbraio del 2012 la procura di Bari e quella minorile avevano riaperto il caso sulla morte dei ragazzini. La decisione dei magistrati sulla base di un esposto presentato dalla madre in cui parlava di cinque bambini (all’epoca dei fatti minorenni) che, secondo lei, sapevano come erano andati i fatti. Ciccio e Tore scomparvero a giugno 2006 per essere ritrovati due anni dopo, il 23 febbraio 2008, all'interno del vecchio edificio ribattezzato "la casa delle cento stanze" da un vigile del fuoco intervenuto per salvare un altro bambino, Michele, precipitato in una cisterna da un cunicolo presente sul tetto dell’edificio. Negli anni anche lo stesso Pappalardi è stato accusato di essere l'omicida dei suoi due figli. Incarcerato per tre mesi si è sempre dichiarato innocente. Fino a quando le accuse contro di lui sono cadute del tutto Lo scorso settembre la Corte di Appello ha riconosciuto l'ingiusta carcerazione per Pappalardi disponendo a favore dell'uomo un risarcimento di 65.000 euro.

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