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Il Governo ritira il decreto Salva Roma: arriverà un nuovo provvedimento

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi: decisione inevitabile di fronte all’ostruzionismo di Lega e M5S. L’esecutivo varerà un nuovo provvedimento.
A cura di S. P.
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Update 16.20 – La reazione del sindaco Marino.  Il sindaco di Roma Ignazio Marino si è recato a Palazzo Chigi per discutere della questione e dei provvedimenti alternativi necessari a salvare il bilancio della Capitale. A chi gli chiedeva se avesse minacciato di dimettersi da primo cittadino ha risposto: “Non sto minacciando dimissioni ma voglio sapere qual è la mia job description. Non sono pronto per la job description di commissario liquidatore”. Il sindaco di Roma ha inoltre aggiunto di dover essere messo nella condizione di governare la città: “Roma non si governa in dodicesimi: se c'è bisogno di un sindaco che gestisce un bilancio della capitale d'Italia, io sono felice di esserlo perché ho avuto l'onore di essere eletto dai cittadini. Ma se c'è bisogno di un commissario liquidatore che licenzi il personale, venda Atac e Ama, dismetta Acea e metta in cassintegrazione tutto il personale- ha concluso il sindaco- io non sono disponibile a fare quel lavoro lì”.

Il Governo rinuncia al decreto Salva Roma. Ci sarà “un nuovo provvedimento dopo una valutazione dei contenuti”, secondo quanto ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi. L'esecutivo varerà dunque un nuovo provvedimento con i contenuti del precedente per aiutare l'amministrazione capitolina a ripianare un consistente buco di bilancio. Ai capigruppo di Montecitorio riuniti il ministro Boschi aveva già comunicato che il Governo prendeva atto dell'ostruzionismo ritirando il provvedimento: secondo Boschi, l’elevato numero degli emendamenti avrebbe potuto tenere l’Aula impegnata per 215 ore, ben oltre la scadenza dello stesso provvedimento. Sul testo era in corso da ieri sera la discussione generale e in mattinata c'erano ancora iscritti a parlare 14 deputati della Lega e  del M5S, con mezz'ora a disposizione. Il provvedimento, dunque rischiava comunque di decadere a meno che non si fosse trovato un accordo tra le forze politiche.

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