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Il giudice Esposito: “Berlusconi condannato perché sapeva”. Poi smentisce

Il Cavaliere era informato della frode fiscale. Per questo motivo è stato condannato. Parola del presidente della sezione feriale della Cassazione che giorni fa ha pronunciato la sentenza nel processo Mediaset. L’intervista al Mattino, ha scatenato non poche polemiche nel PdL. Esposito poi smentisce, ma il direttore de Il Mattino dice di avere la registrazione.
A cura di Biagio Chiariello
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Ore 13.40 – Ghedini: "Esposito sbaglia, gravissime le sue parole" – E’ “gravissimo e senza precedenti” il fatto che il presidente della sezione feriale della Cassazione, Antonio Esposito, abbia anticipato in un’intervista al ‘Mattino’ le motivazioni della sentenza che ha confermato la condanna di Berlusconi al processo per i diritti tv Mediaset. Tesi anche “errata in punto di diritto”. Lo ha affermato uno dei difensori dell’ex premier, Niccolò Ghedini, che ha richiesto un verifica sull'accaduto, che “non potrà non avere riflessi concreti sulla valutazione della sentenza”.

Berlusconi condannato perché sapeva, non perché “non poteva non sapere”. Il presidente della Corte di Cassazione Antonio Esposito, che ha pronunciato la sentenza contro Silvio Berlusconi nell'ambito del Processo Mediaset, in un'intervista esclusiva a Il Mattino spiega le ragioni per cui il Cavaliere è stato condannato in terzo grado per frode fiscale. Prima ancora di depositare le motivazioni della sentenza, il giudice le ha rese pubbliche ai mass media. Tuttavia, in mattinata, una nota dello stesso magistrato smentisce parzialmente quanto riportato dal quotidiano napoletano. Esposito contraddice in particolare l'"aver pronunziato, nel colloquio avuto con il cronista – rigorosamente circoscritto a temi generali e mai attinenti alla sentenza, debitamente documentato e trascritto dallo stesso cronista e da me approvato – le espressioni riportate virgolettate: ‘Berlusconi condannato perchè sapeva non perchè non poteva non sapere' ".

Barbano (direttore Il Mattino): "Abbiamo la registrazione" – Intervenendo al programma radiofonico "Start" su Radio1 il direttore del Mattino Alessandro Barbano ha però confermato di avere la registrazione del colloquio con Esposito: "Non posso commentare la smentita, ma posso commentare, di fronte a qualunque sede, che il presidente Esposito ha pronunciato esattamente le parole con la sintassi e la conseguenza logica con cui noi le abbiamo pubblicate".

Il magistrato ha invece difeso l'operato della corte da lui presieduta: ”C’è un principio generale che attiene allo spirito della formazione della sezione feriale della Corte di Cassazione”, questo collegio di giudici ”serve ad evitare che i processi subiscano la condanna del tempo con la prescrizione”, quindi spiega ”a me come presidente della sezione feriale non restava altro che fissare la data in tempo non utile ma utilissimo e ravvicinato onde evitare la prescrizione”. Sulle polemiche nei suoi confronti, afferma: ”Non rispondo perchè chiederò ad altre sedi la tutela della mia onorabilità”. Riguardo alle parole del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, dopo la sentenza, Esposito afferma: ”Sono sempre di saggezza istituzionale e rigore costituzionale”.

L'intervista al Mattino, com'era prevedibile ha scatenato moltissime polemiche nel PdL. Il coordinatore del partito, Sandro Bondi si domanda se "è normale che il giudice Esposito entri nel merito della sentenza della Cassazione con un’intervista rilasciata a un quotidiano nazionale? E’ questo il nuovo stile dei giudici della Cassazione? Io credevo che i giudici parlassero attraverso le sentenze, anche se controverse, e che i magistrati fossero ‘la bocca della legge'. Ma vuol dire che mi sbaglio". Ancora più duro il deputato del Pdl Luca d'Alessandro: "Al di là dei contenuti, risibili e assai discutibili, l'intervista sul ‘Mattino' dell'ineffabile presidente della sezione feriale della Cassazione, Antonio Esposito, è gravissima", dice il segretario della commissione Giustizia della Camera. "I magistrati, e ancor più i giudici, dovrebbero parlare solo con le sentenze (anche quando ci si vergogna di esse) e questo principio dovrebbe valere oggi più che mai, per non alimentare tensioni ed esacerbare un popolo di milioni di persone che vuole giustamente reagire a quella che ritiene una grave ingiustizia".

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