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Il falso allarme sui motori diesel “che fanno venire il tumore”

L’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica uno studio che dimostrerebbe che “le emissioni del motori diesel sono cancerogene”. Per questo motivo, il Codacons oggi ha chiesto il sequestro di tutti i veicoli alimentati a gasolio nel territorio di Milano. Ma l’annuncio è un po’ troppo allarmistico, scopriamo il perché.
A cura di Biagio Chiariello
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La notizia è di quelle inquietanti: Tutti i veicoli diesel esistenti sul territorio della città di Milano e provincia vanno sequestrati. La (scioccante) istanza arriva dal Codacons che ha presentato un esposto alla Procura milanese, adducendo che i gas di scarico dei motori diesel sono devastanti per la salute dell'uomo. Da dove deriva quest'improvviso allarmismo dell'associazione dei consumatori? Il Codacons rifà ad uno studio pubblicato dall’Organizzazione mondiale della Sanità lo scorso 15 giugno. Le emissioni dei motori diesel sarebbero «agenti cancerogeni per gli esseri umani di gruppo 1» quindi dannosissimi per chi li respira. Il pensiero dell'OMS è piuttosto chiaro: le parole usate non sono "probabilmente" e/o "potenzialmente". Infatti, test decennali e protocolli investigativi non lasciano spazio al caso: gli esperti dell’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (IARC), che fa parte dell'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), sono certi che «i gas di scarico del motore diesel provocano tumore ai polmoni negli esseri umani». Insomma, lo dice la scienza: si tratta di sostanze con effetto tossico «accertato».

I veicoli diesel che girano per Milano salgono, così, sul banco degli imputati e il Codacons «chiede che il Procuratore della Repubblica adito voglia accertare il pericolo che la libera disponibilità dei veicoli diesel possa aggravare o protrarre le conseguenze di cui in narrativa e, quindi, voglia ordinare il sequestro preventivo ex articolo 321 del codice di procedura penale di tutti i veicoli alimentati a diesel presenti sul territorio della città di Milano e provincia». Inoltre, nelle carte l’associazione chiede ai magistrati di «accertare la responsabilità del sindaco pro tempore di Milano e del presidente della Regione Lombardia per le ipotesi di violazione di legge», in particolare «per i reati di omissioni di atti d’ufficio e getto pericoloso di cose».

Quanto afferma l'OMS e ribatte il Codacons è apparentemente preoccupante. Forse però il comunicato dell'IARC è stato dato alquanto frettolosamente. Lo studio dell'ente internazionale di ricerca sul cancro (che come detto fa capo all’Organizzazione mondiale della Sanità) fa riferimento a motori diesel piuttosto datati. Come si legge nell'articolo originale pubblicato sul sito del National Cancer Institute (NCI), le analisi sono, infatti, iniziate nel 1988 su propulsori americani utilizzati nelle miniere e in altri ambienti di lavoro ove i lavoratori hanno effettivamente inalato per molto tempo i gas di scarico. Le ricerche hanno studiato i polmoni di 12mila minatori che, in otto diverse miniere (sparse tra Ohio, Wyoming e New Mexico), hanno lavorato a stretto contatto con macchinari dotati di motori diesel. Diesel industriale, naturalmente. Cioè quello usato da ruspe, gru, trattori e altri simili, antiquati veicoli. Un particolare che già l'ACEA (Associazione Europea Costruttori Auto) aveva fatto notare qualche tempo fa, sottolineando come, forse, la ricerca non prende in considerazione le grandi evoluzioni tecnologiche che i diesel e il loro combustibile hanno subito negli ultimi anni. Nell'88 (24 anni or sono) invece, l'elettronica applicata ai sistemi di iniezione esisteva soltanto nell'immaginazione dei suoi creatori. Così come per i motori common-rail. Per non parlare dei catalizzatori allo scarico e dei filtri anti-particolato.

Insomma, quello dell'OMS è un «grande equivoco». Così lo definisce  l'Ing. Enrico De Vita, per molti anni responsabile del settore tecnico del mensile Quattroruote. Il giornalista specializzato nel settore automobilistico, ha commentato con fare beffardo l'allarme anti-diesel ripreso dal Codacons. Su Automoto.it, fa notare come a Milano nel 1978 veniva misurata una quantità media di polveri sottili di ben 178 mg/m3. Oggi il valore medio misurato è meno di 50 mg/m3. «Allora non c’erano vetture diesel – sottolinea De Vita – ma tanto riscaldamento a gasolio e a carbone. Oggi siamo scesi a meno di 50 microgrammi al metro cubo e oltre metà delle auto circolanti sono a gasolio». Questo, naturalmente,  grazie a tecnologie come il catalizzatore e il filtro anti-particolato, ma anche a tutti gli espedienti tecnici introdotti nelle automobili di nuova progettazione che hanno ridotto significativamente le emissioni allo scarico. In tal senso, il commento di De Vita è eloquente:

Paradossalmente verrebbe da concludere che i diesel hanno contribuito a pulire l’aria di Milano».

Ma la decisione del Codacons è ormai presa. Anche perché per l'associazione dei consumatori è prevedibile una class action da parte dei malati di tumore ai polmoni. Qualora la Procura decidesse di prendere provvedimenti, quanti sarebbero i milanesi costretti a richiudere in garage il loro veicolo a diesel? Su circa un milione e 770mila mezzi immatricolati in provincia di Milano, circa un terzo (580mila, per la precisione). E non sono tutti trattori risalenti ai tempi dei paninari.

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