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Ignazio La Russa dopo il ‘vaffa’ a Fini: censura o divieto di voto per il Ministro della Difesa?

Dopo lo spettacolino offerto alla Camera mercoledì sera dal ministro dell Difesa, l’Ufficio di presidenza di Montecitorio sta valutando quali sanzioni mettere in atto nei suoi confronti.
A cura di Biagio Chiariello
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Potrebbe costargli caro il "vaffa" rivolto al Presidente della Camera, durante la discussione sul processo breve del 30 marzo. L'Ufficio di Presidenza della Camera sembra infatti indirizzato a seri provvedimenti nei confronti di Ignazio La Russa dopo lo scontro verbale con Fini. I deputati questori si riuniranno martedì per decidere la sanzione da comminare nei confronti del Ministro della Difesa: si parla di censura o di divieto di voto.

“Mi spiace per quello che è successo, ma Fini sa che non l’ho insultato e gliel’ho anche detto ieri, anche se doveva essere una telefonata privata e me la sono trovata sulle agenzie," spiega la Russa. "Se avessi voluto insultare Fini avrei avuto altre occasioni per farlo anche in questi 30 anni. Quello che è successo è stato strumentalizzato anche in Aula”. Discordanti, ovviamente, le reazioni dei membri politici dei due opposti schieramenti. Fra i commenti più decisi nei confronti di La Russa da parte degli esponenti dell’opposizione vi è quello di Massimo d’Alema che, peraltro, in giornata, era stato protagonista del litigio con Rosy Bindi, sulla decisione di lasciare o meno l'aula dopo la "forzatura" della maggioranza sul processo breve: “La Russa dovrebbe dimettersi. Ha insultato il presidente Fini e poi ha mentito, non ha avuto nemmeno il buon gusto di scusarsi”, ha detto d'Alema. Si tende, invece, a ridimensionare l'accaduto sul versante opposto. Cicchitto, infatti, sottolinea come il Ministro della Difesa "ha detto delle cose giuste e delle cose che si poteva risparmiare", ma ricorda le monetine fuori dal Palazzo e aggiunge "non si può dimenticare quello che è successo prima".

Ma nonostante la solidarietà dei colleghi il siparietto di La Russa è condannato anche dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che oltre a ricordare che "la prossima settimana arriveremo a 330 deputati", chiede ai suoi compattezza e di non rispondere alle provocazioni: "Non è il momento di dividerci. Mettiamo da parte le incomprensioni".

Ma non è stato solo il diverbio tra La Russa e Fini a caratterizzare la giornata politica. Diversi i tafferugli in aula (tra questi anche il caso Ilenia Argentin) che hanno costretto il capo dello Stato, Napolitano ad un ulteriore richiamo al rispetto delle regole e, cosa ancora più preoccupante per il premier, ad un rinvio a martedì dell’esame del testo sul processo breve.

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