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I tre italiani rapiti in Nigeria, tutti di origine campana

Ancora nessuna novità dalla Farnesina per i tre nostri connazionali rapiti a bordo del rimorchiatore Asso Ventuno mentre erano al largo della Nigeria.
A cura di Antonio Palma
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I Tre italiani rapiti in Nigeria, tutti di origine campana

Ancora nessuna novità rilevante nel caso di tre nostri connazionali rapiti insieme ad un collega ucraino dai pirati al largo delle coste della Nigeria mentre erano in navigazione sul rimorchiatore Asso Ventuno. Lo rivela la Farnesina spiegando però che da ora in poi sulla vicenda ci sarà il massimo riserbo perché l'obiettivo principale e la priorità delle autorità italiane è quella di preservare l'incolumità degli ostaggi. L'Unità di crisi è già in contatto con le autorità nigeriane per stabilire un contato con i rapitori e del caso si sta occupando personalmente anche il ministro degli Esteri Giulio Terzi. Secondo le prime ricostruzioni riferite dall'International Maritime Bureau, l'attacco è avvenuto il 23 dicembre intorno alle 19.45 al largo dello Stato di Beyelsa quando il rimorchiatore era in navigazione da Erha Field a Onne. L'imbarcazione è stata avvicinata da un mezzo veloce con a bordo sette persone che, armi in pugno, sono salite sulla nave, hanno forzato una porta della plancia di comando e obbligato l'equipaggio a riunirsi sul ponte per poi derubarlo. Alla fine hanno deciso di portare con se i quattro uomini tra cui i nostri tre connazionali.

I tre I marittimi coinvolti bel rapimento sono tutti di origini campana come la compagnia per cui lavoravano, la Augusta Offshore SpA con sede a Napoli. Tra i sequestrati anche il comandante della nave Emiliano Astarita, 37 anni di Piano di Sorrento in provincia di Napoli sposato con due figli di 11 e 8 anni. Astarita che era a bordo della "Asso Ventuno" già da tempo ha alle spalle anni di esperienza maturata a bordo di altri rimorchiatori d'altura. Secondo il sito Positanonews gli altri due sequestrati sono Salvatore Mastellone originario di Sant'Agnello, un altro centro del Napoletano, e Giuseppe d'Alessio, trentenne di Pompei, sposato con figli, che a bordo del rimorchiatore  faceva il tecnico motorista ed era in procinto di ritornare a casa per passare le festività con la famiglia.

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