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Genova, blitz in chiesa: entrano durante la messa e urlano dall’altare “viva il duce”

Una ventina di persone ha interrotto una messa nella parrocchia di Casella, sulle alture di Genova, e in particolare una coppia ha preso posto accanto all’altare e con il braccio alzato ha gridato tre volte “a noi viva il duce” sotto gli occhi sbigottiti dei fedeli.
A cura di Susanna Picone
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Un gruppo di persone che entra all’improvviso in chiesa, durante la messa, e inizia ad inneggiare a Mussolini col braccio destro proteso. È quanto accaduto sabato scorso nella parrocchia di Santo Stefano a Casella, sulle alture di Genova. Un gruppo di una ventina di “camerati” ha interrotto la messa e due persone in particolare, marito e moglie, hanno preso posto accanto all'altare e con il braccio alzato hanno gridato tre volte “a noi viva il duce” sotto gli occhi sbigottiti di parroco e fedeli. È accaduto, hanno spiegato al Secolo XIX gli stessi autori del "blitz" – un gruppo aderente all'organizzazione di estrema destra Fiamma nazionale-Rsi – perché il parroco li aveva sgridati per avere appeso una bandiera con la Fiamma a una finestra di una stanza della parrocchia che aveva concesso loro per una festa. Quella bandiera è stata vista dai fedeli che sabato sera, mentre era in corso la festa, sono entrati in chiesa per assistere alla messa, e che il prete ha chiesto di rimuovere.

Il sindaco condanna l'azione – “Quando sono entrata in chiesa per seguire anche io la messa, il parroco mi ha aggredita davanti a tutti, mi ha umiliata”, è quanto ha raccontato Claudia Ferrando, aderente al movimento di estrema destra, spiegando di aver appeso quel simbolo per fare delle foto di gruppo durante la festa. Don Stefano, da parte sua, ha spiegato di averle detto “con tono forte e deciso” di togliere quel simbolo e ha precisato  di aver concesso quella stanza perché credeva si trattasse della festa di un bambina e non per un camerata. A quel punto, dunque, l’irruzione di gruppo in chiesa. “Forse ci siamo lasciati troppo andare, noi volevamo solo festeggiare il compleanno di un camerata”, ha quindi aggiunto il marito di Claudia Ferrando, Emilio Hromin, al termine di una lunga riunione chiesta dal parroco. Intanto, il Comune di Casella ha condannato l’episodio: “Siamo vicini a don Stefano e pronti ad intraprendere qualsiasi iniziativa legale volta alla punizione dei responsabili di un atto tanto basso ed inqualificabile. Credo di poter dire a nome di tutti che Casella non tollera questo tipo di comportamenti di qualsiasi ideologia politica si parli”.

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