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Fondi per l’editoria, il Governo ci ripensa e li aumenta a 120 milioni di euro

Dopo le proteste della Federazione della stampa, il Governo Monti aumenta la somma del finanziamento pubblico ai giornali inizialmente prevista per quest’anno. Il decreto dovrebbe essere approvato entro breve e introdurre alcune delle nuove regole per l’assegnazione da varare entro il 2014.
A cura di Antonio Palma
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Dopo le proteste della Federazione della stampa, il Governo Monti  aumenta la somma del finanziamento pubblico ai giornali inizialmente prevista per quest'anno. Il decreto dovrebbe essere approvato entro breve e introdurre alcune delle nuove regole per l'assegnazione che dovranno essere varate entro il 2014.

Dopo la stretta sui fondi per la stampa nel 2011, che non sono stati altrettanto abbondanti rispetto ai precedenti anni in termini di finanziamento per  quotidiani e periodici, per quest'anno il Governo ha deciso di ripristinare un parte dei fondi inizialmente cancellati. Vista l'insistenza della categoria e degli editori ma anche grazie alla pressione di alcuni politici l'Esecutivo Monti ha deciso di aumentare la somma inizialmente assegnata per l'anno in corso. Dai 47 milioni di euro inizialmente previsti si passerà a 120 milioni di euro di fondi in attesa della definitiva riforma del 2014.

Il taglio di oltre il 45% dei fondi destinati all'editoria aveva sollevato le vibranti proteste della federazione nazionale della stampa  che a più riprese ha chiesto una retromarcia al Governo che alla fine è arrivata, dopo numerosi colloqui e vertici, con grande soddisfazione del segretario della Fnsi Franco Siddi. "Avevamo toccato il fondo" ha spiegato Siddi che aveva chiesto all'Esecutivo un finanziamento di almeno 160 milioni di euro, richiesta che Monti non ha potuto esaudire vista la stretta su costi e finanziamenti dello Stato.  Una parte dei soldi, circa 50 milioni, saranno recuperati dal fondo emergenza della Presidenza del Consiglio, mentre il restante è ancora incerto visto che è legato ai risparmi interni dell'Amministrazione pubblica.

Una boccata di ossigeno per almeno un centinaio di testate che senza fondi sarebbero state costrette alla chiusura come ricordano dalla Federazione della stampa. Un salvataggio in extremis dove una parte consistente l'ha svolta il sottosegretario Paolo Peluffo, che ha la delega sulla materia, un tecnico molto vicino all'ambiente essendo giornalista e avendo lavorato per anni nelle redazioni dei quotidiani. Certamente , però, il provvedimento del Governo che dovrebbe essere approvato a breve è solo un tampone che non risolve la situazione dei giornali che dovranno per forza di cose adattarsi alle nuove regole da approvare entro il 2014.

Intanto fra poco saranno sbloccati i fondi del 2011, secondo alcune anticipazioni, che dovranno trovare conferma nei prossimi giorni con la pubblicazione dei dati sul sito del Governo, a spartirsi la fetta degli introiti relativi all'anno 2010, moltissimi giornali anche noti e diffusi a livello nazionale. Tra i numerosi giornali che figurano nell'elenco sono compresi il quotidiano dei vescovi Avvenire che dovrebbe incassare circa 5 milioni di euro, così come L'Unità, mentre al Manifesto, già in liquidazione proprio per mancanza di fondi, dovrebbero andare poco più di 3 milioni di euro, più o meno la stessa somma destinata al giornale della Lega, La Padania. Un po'  meno dovrebbe ricevere invece il quotidiano di Giuliano Ferrara il Foglio, quasi tre milioni, che però ha aperto un contenzioso giudiziario con la Presidenza del Consiglio proprio sulla questione fondi insieme a Libero e a Il Riformista.

Alcune delle nuove regole in materia di assegnazione dei fondi potrebbero essere inserite già con il decreto di quest'anno che dovrebbe introdurre la fondamentale novità per i giornali di dover comunicare le effettive vendite e non solo la tiratura. Una riforma che garantisca la trasparenza e eviti il perdurare di situazioni anomale, come il rimborso a giornali che non arrivano proprio in edicola o non vendono assolutamente nulla. Dalla Fnsi però anche in questo caso ribadiscono al Governo di tenere in considerazione non solo elementi tecnici economici ma anche di garantire il pluralismo dell’informazione.

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