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Fine corsa per Minzolini: il (quasi ex) direttore del Tg1 rinviato a giudizio

La pesante accusa di peculato, per aver utilizzato in maniera scriteriata i soldi della Rai, potrebbe mettere la parola “fine” su una delle più tristi disavventure del giornalismo italiano. Anche i colleghi del Tg1 chiedono un passo indietro. E Minzo ora che farà?
A cura di Biagio Chiariello
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il direttore del tg1 condannato per la vicenda dei soldi spesi con la carta di credito aziendale

E' un brutto periodo per Augusto Minzolini. Dopo aver visto uscire di scena mestamente il suo pupillo Silvio Berlusconi, dopo gli insulti in diretta di Paolini, dopo il flop del suo TG1, battuto ripetutamente dal TG5, Minzolini ora è stato anche rinviato a giudizio per peculato per la tristemente nota vicenda delle spese folli pagate da mamma Rai: quasi 75mila euro spesi con la carta di credito aziendale ed utilizzati per pagare viaggi, cene e weekend nel suo tour turistico in dolce compagnia tra Cortina, Marrakech e Capri, tanto per dirne alcune. Una nuova, pesante accusa, dunque, che non fa altro che gettare luce, o meglio ombra, sulla condotta del (quasi certamente ex) direttore del telegiornale della rete ammiraglia, soprattutto se si pensa che in questa storia il ruolo principale è stato quello del denaro di noi contribuenti.

Tutto ciò in un momento in cui la parola più letta ed udita è «lacrime e sangue», tra pensioni che non arriveranno mai e sempre più famiglie che sono costrette ai finanziamenti per passare un Natale dignitoso. Al di là di quelli che possono giustamente apparire come luoghi comuni, a inasprire il dibattito su Minzolini sono le reazioni del nostro alla vicenda per cui sarà processato il prossimo 8 marzo davanti alla VI sezione penale del Tribunale di Roma:

«Volevano farmi saltare dalla direzione del Tg1 già quando c'era il voto di fiducia al Senato il 14 dicembre 2010. Quello che non sopporto di questa vicenda è che vengono utilizzati strumenti del genere per raggiungere l'obiettivo. Questo vi dà l'idea della società di trogloditi in cui viviamo. Mauro Masi in questa vicenda è stato un pusillanime, uno leggero, perché per due anni l'azienda non mi ha contestato nulla».

Dunque ci sarebbe una sorta di cospirazione ai suoi danni, la cui ragione non è ben chiara. Ciò che invece è chiaro è che con l'ennesimo caso in cui il (quasi certamente ex) direttore del Tg1 si vede coinvolto, volge al termine una delle più infelici disavventura del già vituperato giornalismo italiano. Di Minzo, così parlava Sergio Zavoli, su Repubblica del 30 luglio 2010, «Quello del direttore del TG1 è un nuovo modo di concepire l'informazione, che non è più fondata sulla necessità di dare prima la notizia» .

Il Cdr del Tg1 chiede un passo indietro di Minzolini

Se ciò non bastasse, ci sono le dichiarazioni, esemplificative della condotta professionale, dei colleghi del Tg1: «Ora non ci sono più alibi. Da tempo denunciamo il fallimento del progetto Minzolini – si legge nella nota del Comitato di redazione del Tg1 (da cui però si è dissociato Attilio Romita), dopo la notizia del rinvio a giudizio per peculato – che ha portato gli ascolti del giornale al minimo storico e ha fatto perdere credibilità alla principale testata del Servizio Pubblico, come sottolineato anche dalla ricerca della Cattolica di Milano. Forse Minzolini farebbe bene a smettere di insultare tutto e tutti per giustificare se stesso, continuando a trascinare la più importante testata del servizio pubblico in polemiche che nulla hanno a che fare con il giornalismo. Faccia piuttosto un passo indietro per il bene del Tg1, della Rai e di chi paga il canone».

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