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“Finanziava latitanza di Messina Denaro”: chiesti 12 anni per Nicastri, “re” dell’eolico in Sicilia

L’accusa è di concorso in associazione mafiosa. L’imprenditore è coinvolto nella tranche romana dell’inchiesta che coinvolge il sottosegretario Armando Siri. Secondo i pubblici ministeri l’imprenditore, ritenuto vicino al superboss, anche da casa continuava a delinquere e a seguire affari Illeciti violando i divieti di comunicazione imposti dal giudice.
A cura di Biagio Chiariello
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12 anni di carcere per l'imprenditore dell'eolico siciliano Vito Nicastri imputato con le accuse di associazione mafiosa e intestazione fittizia dei beni. Questa la richiesta che i pubblici ministeri di Palermo Gianluca De Leo e Giacomo Brandini hanno avanzato nei confronti del ‘re’ dell’eolico. Secondo i pm sarebbe vicino al boss Matteo Messina Denaro a cui avrebbe finanziato la latitanza. Nicastri è stato coinvolto nell'inchiesta della Procura di Palermo su un giro di tangenti alla Regione che ha per protagonista Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia ora vicino alla Lega. L'inchiesta ha una tranche romana che riguarda il sottosegretario della Lega Armando Siri, accusato di corruzione.

L'arresto di Nicastri

Nicastri era stato arrestato lo scorso anno. Il suo nome era già comparso nelle inchieste della Dia sui presunti favoreggiatori al padrino di Castelvetrano, indagini che gli erano  già costati sequestri per centinaia di milioni di euro. A tirarlo in ballo per la prima volta fu Lorenzo Cimarosa, il cugino di Messina Denaro poi pentito. Secondo lui Nicastri avrebbe consegnato una "borsa piena di soldi" al capomafia  Michele Gucciardi, dopo aver concluso un affare. La valigetta sarebbe poi passata a Cimarosa e da lui al nipote di Messina Denaro, Francesco Guttadauro, oggi al 41 bis.

Il collegamento con Siri

I contatti tra Nicastri e il sottosegretario leghista Siri, stando all’accusa, sarebbero stati tenuti da Arata. Nel periodo in cui era stato agli arresti domiciliari, il ‘re del vento’ avrebbe avuto diversi contatti con l’ex deputato e quest'ultimo avrebbe esercitato una serie di pressioni per finanziare i progetti che aveva in comune con l'imprenditore alcamese. A Siri, secondo quanto emerso nell'inchiesta della Dda di Palermo, trasmessa per competenza a Roma, Arata avrebbe dato una mazzetta da 30 mila euro per ottenere l’okay di un emendamento di suo interesse, mirato a ottenere sovvenzioni in favore delle aziende che aveva in comune con lo stesso Nicastri.

Le altre accuse

Con l'imprenditore sono finiti davanti al gup il fratello Roberto, anche lui accusato di concorso in associazione mafiosa, per cui oggi sono stati invocati 10 anni.Imputati anche Melchiorre Leone e Girolamo Scannariato, per cui sono stati chiesti 12 anni e Giuseppe Bellitti, per cui è stata sollecitata la condanna a 10 anni. Sono tutti accusati di associazione mafiosa.

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