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Elezioni USA 2020

Usa, la scrittrice Farinelli: “Kamala Harris è un rischio per Biden e Trump può ancora vincere”

Kamala Harris è stata scelta come candidata alla vicepresidenza Usa da Joe Biden: una decisione più rischiosa e meno scontata di quel che sembra, secondo la scrittrice Arianna Farinelli. L’autrice di ‘Gotico americano’ racconta a Fanpage.it qual è lo scenario in vista delle elezioni presidenziali di novembre e assicura che è ancora presto per i pronostici e, di conseguenza, Donald Trump non è già condannato alla sconfitta.
A cura di Stefano Rizzuti
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La scelta di Joe Biden di candidare alla vicepresidenza Kamala Harris non è così poco rischiosa come sembra. E di motivi ce ne sono tanti, come spiega la scrittrice italiana (che vive a New York) ed esperta di politica statunitense, Arianna Farinelli. Intanto c’è da considerare che negli Stati Uniti esiste un “sessismo rampante” che potrebbe non far valutare positivamente la candidatura di una donna. Poi non è così scontato che Harris, pur essendo afroamericana, riceva i loro voti: “Non ha un rapporto idilliaco con questa comunità”. Per Donald Trump, quindi, le speranze restano vive: difficile prevedere cosa succederà da qui a novembre, quando si voterà per le presidenziali, ed è ancora presto per dare per sconfitto l’attuale presidente Usa. Sicuramente sarà decisivo nel voto la diffusione del Covid e la risposta degli Usa nei prossimi mesi. Perché, come spiega Farinelli, con l'epidemia “l’America si è scoperta debolissima” e sulla crisi economica di queste settimane si giocherà una fetta importante della partita elettorale.

Biden ha scelto Harris come candidata alla vicepresidenza: come giudica questa decisione?

Kamala Harris è una donna che fa politica da molto tempo, da prima di diventare senatrice. È una donna afroamericana, ma anche indiana, ed è la terza donna candidata alla vicepresidenza, la prima di colore. Nonostante una lunga storia di femminismo, gli Usa – che quest’anno celebrano il centenario del voto alle donne – al Congresso hanno solo il 23% di donne parlamentari, molto meno di Italia e Svezia. C’è un sessismo rampante. A Biden serve una donna, perché c’è il desiderio di avere una donna in una posizione importante.

Vista anche la sconfitta di Hillary Clinton nel 2016, c’è il rischio che gli elettori statunitensi siano reticenti a votare una donna?

C’è un pregiudizio verso le donne e non solo da parte degli uomini. Anche per le donne stesse, nel voto viene prima il partito. Ora per le donne, dopo il Me Too e la pandemia, durante la quale hanno portato il peso della cura dei figli e degli anziani e hanno perso di più il lavoro, è un momento particolare. Gli uomini voterebbero per una donna? Questa rimane un’incognita. Pensiamo che il 55% delle donne bianche votò per Trump quattro anni fa. Ma ora sono molto più restie e il voto femminile non è più scontato. Ora Trump sta cercando di riconquistarle, rivolgendosi alle casalinghe e non solo. Inoltre Biden ha a suo carico un’accusa di molestie sessuali, con una vicepresidente donna cerca anche di riconciliarsi con quell’elettorato.

È una mossa giusta la scelta di Harris o solo la più semplice?

È una mossa un po’ didascalica. Biden ha bisogno di candidare una donna. Non caucasica, inoltre, perché deve ringraziare gli afroamericani che l’hanno votato nel Super Tuesday. Il tallone d’Achille è che Harris non ha un rapporto idilliaco con questa comunità, da procuratrice non si è schierata apertamente con loro e gli afroamericani sono un po’ freddi nei suoi confronti.

Ma è realmente un fattore determinante o la candidatura di un vicepresidente influisce poco sul voto?

Negli ultimi anni non ricordo un vicepresidente di peso. Non è successo con Clinton e neanche con Pence, considerato privo di carisma. Ma cosa ha portato in dote? Non i voti del suo Stato, ma quelli degli evangelici. Questo deve fare un vicepresidente. Pence gli evangelici, Harris gli afroamericani. Poi bisogna vedere se questo si tradurrà effettivamente in voti.

Nella sfida tra Biden e Trump i sondaggi stanno cambiando? Si sta riducendo davvero il distacco?

Lo capiremo più avanti, le elezioni si decideranno molto a ridosso del voto. Bisognerà vedere lo stato dell’economia e la diffusione del contagio. Ora il numero dei morti e dei contagi sta scendendo, ma solo a ottobre si vedrà quale sarà lo stato dell’arte. Bisogna vedere se il virus sarà tenuto sotto controllo e l’economia tornerà a crescere e poi c’è l’incognita vaccino: se dovesse arrivare prima delle elezioni sarebbe un volano per Trump. Ma ad ora si parla di una data successiva, a inizio 2021.

Quanto inciderà sul voto l’epidemia di Covid?

Sarà un aspetto fondamentale, perché l’America si è scoperta debolissima. Si è trovata di fronte a una vulnerabilità che gli americani non conoscono e non accettano. I primi venti anni del 20esimo secolo li hanno posti davanti a un attacco terroristico, una crisi economica e a una pandemia a cui non hanno creduto. C’è un senso di umiliazione nel Paese, che si è rivelato non pronto a fronteggiare l’emergenza a causa della sua sottovalutazione, non della mancanza dei mezzi per contrastarla.

L’atteggiamento di Trump è cambiato?

Sì. Per esempio Trump ha twittato al suo elettorato dicendo che indossare la mascherina è da patrioti, mentre prima non l’ha mai indossata. All’inizio non ci ha creduto, fino a che non l’ha sperimentato sulla pelle.

Il cambiamento di Trump è solo una mossa elettorale?

Trump è un imprenditore politico. Il suo rivale prima era svantaggiato, la disoccupazione era bassa e il Pil era stimato in crescita del 3% nel 2020. Poi è successa l’ira di Dio e ha visto che un candidato debole come Biden si è ritrovato davanti. Vedendo questa situazione dai sondaggi ha dovuto cambiare la sua comunicazione, concentrandosi sulle debolezze dei democratici, come per i temi riguardanti ordine e sicurezza.

E le mosse di Trump stanno funzionando o sono semplicemente la sua unica via di fuga?

L’unica via di fuga che ha è focalizzarsi su ordine e sicurezza. Gli omicidi sono aumentati e lui dà la colpa alla gestione dei governatori e dei sindaci democratici, presentandosi come il presidente “law & order”.

Qual è il suo pronostico in vista del voto di novembre? Ci saranno ancora importanti cambiamenti rispetto allo scenario attuale?

Se continuiamo così è difficile che Trump venga rieletto. Ci troviamo di fronte a un momento storico, come è stato quello che nel 2008 ha portato all’elezione di Obama, quando c’erano due guerre non concluse in atto e una crisi economica che era già chiara a molti. Obama venne eletto per quel motivo. Ora siamo in un momento storico simile, con uno stravolgimento che ha cambiato tutto, altrimenti Trump avrebbe vinto facilmente. Ora, invece, anche molti Repubblicani non voteranno per Trump. Allo stesso modo, però, bisognerà vedere anche quale sarà la partecipazione nel campo democratico.

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