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Usa, divise alla frontiera nel 2018 si ritrovano 3 anni dopo: “Ho cresciuto le mie figlie al telefono”

Separate alla frontiera con gli Stati Uniti nel 2018, Juana e le sue figlie hanno potuto finalmente riabbracciarsi soltanto a 3 anni di distanza. La donna, che ha dovuto fare ritorno in Honduras, ha dovuto crescere le sue figlie tramite videochiamata. “Il dolore di vederle indossare una maglietta che non hai mai visto, per esempio, è qualcosa che non si può spiegare” racconta.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Per anni ha pregato per potersi ricongiungere alle sue figlie. Poi, finalmente, dopo tre anni è arrivata la svolta: Juana può finalmente tornare negli Stati Uniti e riabbracciare la sua famiglia. Nonostante questo piccolo miracolo, le cose perse in tanti anni di vita separate sono molte. Una delle sue bambine è ormai adolescente e lei ha potuto vivere la sua infanzia soltanto attraverso il cellulare. Le altre due invece sono adulte, con il peso di una famiglia da mandare avanti senza l'aiuto della madre. Sono diventate  grandi molto più in fretta di quel che avrebbero voluto. A crescerle senza riguardo, anche gli anni trascorsi  in Honduras, prima della fuga negli Usa. Lì tutti i giorni dovevano combattere la fame e terribili minacce ricevute soltanto perché donne. "Adesso è finita però – racconta Juana, di nuovo stretta alle sue figlie -. Nessuno potrà più farci del male. Ne abbiamo visto abbastanza".

Juana e le sue tre figlie vengono dall'Honduras. Nel 2018 sono state separate alla frontiera con gli Stati Uniti: alle tre ragazze è stato consentito l'ingresso, mentre la madre ha dovuto tornare nuovamente nel suo Paese. Montserrat, la più grande delle sorelle, non si è persa d'animo. Ha fatto esattamente quanto suggerito dalla mamma e ha iniziato a gestire la vita familiare come un'adulta. Ha trovato un lavoro in un ristorante e poi si è occupata della casa e dell'educazione delle due più piccole. Ora che ha riavuto sua madre, la vita è nuovamente più leggera. "Mi sento davvero in colpa – spiega la donna – perché senza di me ha dovuto affrontare troppo in giovane età. Vorrei davvero premiarla per aver preso il mio posto e le responsabilità di una madre". Dopo una lunga battaglia legale, Juana ha ottenuto un posto di lavoro e tre anni di permesso di soggiorno. La sua famiglia spera nell'amministrazione Biden, per permetterle di trovare una soluzione permanente. "Potrei aprire un ristorante con le mie bambine – dice mentre le guarda affettuosamente nel salotto della loro nuova casa durante un'intervista con la CNN – . Sarebbe davvero un sogno per noi. Vogliamo vivere insieme e lavorare onestamente come qualunque altro essere umano".

La storia

Un lungo viaggio per raggiungere il confine, poi la detenzione in alcune strutture per lo smistamento delle persone in arrivo dal Messico. Alla fine, le tre figlie hanno potuto accedere agli Stati Uniti, mentre la donna è stata rimandata a casa. La più piccola, allora di 7 anni, pregava le forze dell'ordine di non farla partire senza la madre, ma nulla è stato possibile. Juana è tornata in Honduras dove ha iniziato a essere partecipe della vita delle sue figlie soltanto tramite videochiamata. Per lei sono iniziati tre anni di semireclusione tra quattro mura che, almeno, le garantivano la protezione dalle minacce della famiglia di un uomo che l'aveva molestata. Nella loro vita precedente, era raro che la donna avesse abbastanza soldi per garantire anche solo due pasti al giorno per le figlie. Così, spinta dalla necessità di garantire alle ragazze un futuro migliore, ha deciso di scappare.

Le tre sono riuscite a rimanere insieme fino al 22 maggio del 2018, quando sono state fermate al confine su El Paso. "Quello del nostro ultimo abbraccio è il ricordo più doloroso che ho nel cuore – spiega Juana -. Non lo dimenticherò mai. E forse niente e nessuno riuscirà a restituirmi la persona che ero prima di quel momento. Ho iniziato a far parte della loro vita solo tramite il cellulare. Il dolore nel non riconoscerle da una chiamata all'altra, di non sapere cosa abbiano nei loro armadi o anche solo quello di veder indossare loro un paio di scarpe che non hai potuto comprare tu o che non hai potuto consigliare è incredibile. Sembra stupido, ma sono le cose che ti fanno più male quando vivi separata dai tuoi figli. Più di non poter trascorrere con loro le feste, quello che ferisce è non poter trascorrere con loro la quotidianità più spicciola. Questo cellulare è stato per anni l'unica connessione che avevo con l'infanzia della mia figlia più piccola e l'unica finestra su casa mia. Ogni pomeriggio cercavo di fare i compiti insieme a loro, di vivere come se fossi lì ma non sarà mai lo stesso. La distanza da sopportare era troppo pesante. Un giorno ricordo di aver spento il telefono in occasione della festa della mamma".

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