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Guerra in Ucraina

UNHCR: “Molti bambini ucraini in fuga da soli dalla guerra: rischiano abusi e violenze”

Chiara Cardoletti, rappresentante per l’Italia dell’UNHCR: “Molti minori ucraini fuggono da soli. Servono urgentemente meccanismi che assicurino loro protezione”.
A cura di Davide Falcioni
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Dal 24 febbraio, giorno in cui i carri armati russi hanno invaso il territorio ucraino, 3.063.095 persone sono fuggite da quel Paese. A rivelarlo l'UNHCR, Agenzia Onu per i Rifugiati, spiegando come questo numero sia certamente destinato ad aumentare se le parti belligeranti non troveranno, in tempi possibilmente rapidi, un accordo per un cessate il fuoco. Nel frattempo di giorno in giorno si riempiono treni e autobus soprattutto di donne e bambini, mentre agli uomini viene sovente imposto di rimanere in Ucraina e – spesso – prendere parte alla resistenza armata. L'invasione russa, i bombardamenti su edifici civili e le violenze stanno determinando una vera e propria diaspora di ucraini, soprattutto dalle città sotto assedio. Fanpage.it ha fatto il punto della situazione con Chiara Cardoletti, dal giugno del 2020 Rappresentante per l’Italia, la Santa Sede e San Marino dell’UNHCR.

Chiara Cardoletti, UNHCR
Chiara Cardoletti, UNHCR

Quanti profughi ucraini sono arrivati in Italia? 
È molto difficile fornire numeri esatti perché stiamo assistendo a un continuo afflusso di persone che non vengono registrate alla frontiera né sottoposte ad alcun controllo di polizia, come invece accade con i migranti che arrivano dal mare. I dati forniti dal Viminale e aggiornati a ieri parlano di circa 44mila profughi, ma si tratta solo della punta dell'iceberg; riteniamo che quel dato rappresenti non più del 60% del totale degli ucraini effettivamente arrivati in Italia dal 24 febbraio ad oggi stimiamo che i profughi giunti nel nostro Paese siano in realtà non meno di 60-70mila. Ma come detto è impossibile essere più precisi.

 Il nostro sistema di accoglienza si sta rivelando pronto?
In questo momento la maggior parte di loro si sta ricongiungendo a familiari e conoscenti già presenti in Italia da prima dello scoppio della guerra. Vediamo importanti afflussi in città come Napoli, Milano, Torino e Bologna, mentre per ora non ci risulta un gran numero di richieste di alloggio nel sistema d'accoglienza ordinario.

Cosa possono fare i singoli cittadini?
Ci sono già tante famiglie che stanno accogliendo profughi ucraini nelle loro case, naturalmente dopo un percorso di "screening" che accerti l'idoneità di alcune caratteristiche. Un altro modo, più semplice e immediato, è invece quello di contribuire alla nostra campagna per dare un sostegno concreto ai profughi che si riversano nei paesi confinanti. Donare è semplice: basta collegarsi al sito dell'Agenzia ONU per i Rifugiati e scegliere una delle due  opzioni disponibili: donazione singola o donazione regolare. Così si possono fornire vestiti caldi, coperte, tende, cucine e cibo.

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A  proposito: i Paesi confinanti con l'Ucraina stanno reggendo l'impatto con l'arrivo di milioni di profughi?
I Paesi di primo asilo, come Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria, stanno assorbendo abbastanza bene l'afflusso. D'altro canto da tempo vi è una "diaspora ucraina" e i profughi di oggi spesso sono in grado di trovare facilmente un posto in cui stare appoggiandosi ai loro connazionali. Il problema però si porrà se la guerra si protrarrà per molto tempo: a quel punto sarà più difficile per le famiglia accogliere dei rifugiati e chiaramente servirà un maggior supporto da parte dei sistemi d'accoglienza istituzionali.

Tra i profughi ci sono molti minori non accompagnati. Quali rischi corrono?
Facciamo una premessa: l'Ucraina anche prima della guerra aveva più di 100mila bambini che vivevano in istituti ed orfanotrofi e non nelle loro famiglie, e molti di questi sono stati costretti a scappare dopo l'invasione russa e i bombardamenti su edifici civili. Chiaramente da una ventina di giorni stiamo vedendo un numero abbastanza importante di minori che attraversano le frontiere; a volte sono accompagnati da lontani parenti, ma spesso sono del tutto soli. Trattandosi di bambini e bambine, ma anche giovani donne, parliamo di soggetti estremamente vulnerabili a prescindere, ma quando devono attraversare un confine statale lo diventano ancora di più perché aumenta il rischio che subiscano abusi e violenze, possono finire in "mani sbagliate", soprattutto bambine e ragazze. Immaginate un bimbo che viaggia da solo, che si affida poi a un adulto. Capite bene cosa può accadere. Per questo servono con la massima urgenza meccanismi che assicurino loro protezione, identificandoli e affidandoli a delle strutture sicure in attesa che possano ricongiungersi con genitori o altri parenti molto stretti.

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Non ci sono solo i profughi ucraini: gli altri stanno ricevendo un'adeguata assistenza?
Nei primi giorni si sono verificati degli episodi di discriminazione nel territorio ucraino: a molti stranieri è stato impedito di salire su treni e autobus e mettersi in salvo, ma nell'attuale contesto è molto difficile capire cosa sta succedendo. Per quanto riguarda i Paesi limitrofi tutti i governo ci hanno assicurato che non ci saranno blocchi alle frontiere per profughi non ucraini, ma che al contrario verrà facilitato il loro ingresso. Fenomeni di discriminazione di grande portata non li abbiamo ancora registrati.

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