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Trump ha vietato viaggi negli USA da 12 paesi, quali sono e cosa succede ora

Dopo l’attacco antisemita in Colorado, Trump ha deciso di varare un decreto per vietare o limitare l’ingresso negli Stati Uniti da ben 19 Paesi per “motivi di sicurezza nazionale”: tra cui Libia, Iran, Yemen, e limitazioni a Cuba e Venezuela. Il presidente Usa ha annunciato una stretta anche sui visti per Harvard e l’apertura di un’indagine sul presunto insabbiamento del declino cognitivo di Joe Biden.
A cura di Francesca Moriero
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Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha annunciato una serie di provvedimenti che promettono di cambiare drasticamente il volto della politica migratoria e istituzionale degli Stati Uniti: con un messaggio trasmesso dalla Casa Bianca durante un evento del movimento MAGA, il presidente Usa ha dichiarato un nuovo blocco agli ingressi da dodici Paesi e restrizioni parziali per altri sette, motivando la scelta con esigenze di sicurezza nazionale. Una misura che fa eco ai controversi travel ban del suo primo mandato, ma che oggi si inserisce in un contesto ancora più carico di tensioni, a partire dal recente attentato antisemita in Colorado. Il decreto non si limita però alla sfera migratoria: Trump ha colto infatti l'occasione per colpire direttamente anche il mondo accademico e il suo predecessore alla Casa Bianca. Ha infatti sospeso il rilascio dei visti per studenti stranieri diretti ad Harvard, accusando l'università di promuovere idee contrarie all'interesse nazionale. E, non meno clamoroso, ha ordinato l'apertura di un'indagine sul presunto insabbiamento del deterioramento cognitivo di Joe Biden durante la sua presidenza, evocando uno "scandalo istituzionale di proporzioni storiche".

Con queste mosse, Trump sembra voler sempre più rafforzare l'identità securitaria e sovranista della sua amministrazione, ma le critiche non si sono fatte attendere, sia dentro che fuori gli Stati Uniti. Le sue decisioni sollevano infatti interrogativi profondi su diritti, legalità e uso politico delle istituzioni.

Quali sono i 12 paesi che non potranno entrare negli USA

La misura più immediata e dirompente annunciata da Trump riguarda il divieto d’ingresso negli Stati Uniti per i cittadini di dodici Paesi. Afghanistan, Myanmar, Ciad, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen sono le nazioni interessate dal blocco totale. Il presidente Usa ha motivato la decisione facendo riferimento all'attentato di matrice antisemita avvenuto a Boulder, in Colorado, episodio che avrebbe dimostrato, a suo dire, "i pericoli estremi derivanti dall'ingresso di persone non adeguatamente controllate". Trump ha ricordato poi come già nel suo primo mandato una misura simile, rivolta a una serie di Paesi a maggioranza musulmana, abbia "salvato l'America" da attentati come quelli avvenuti in Europa. La retorica securitaria insomma, è tornata con forza: "Non vogliamo persone che entrano illegalmente. Non permetteremo che l'Europa si ripeta qui", ha detto, sottolineando la necessità di "controlli affidabili e sicuri".

Sette Paesi con accesso limitato: l'inclusione di Cuba e Venezuela

Oltre ai dodici Stati soggetti al blocco completo, l'amministrazione ha inserito nella lista altri sette Paesi ai quali saranno imposti limiti parziali all'ingresso: Burundi, Cuba, Laos, Sierra Leone, Togo, Turkmenistan e Venezuela. Queste nazioni, secondo la Casa Bianca, non fornirebbero "garanzie minime in termini di collaborazione, rilascio di documenti affidabili e sicurezza nei controlli di frontiera". Cuba viene definita un "sponsor del terrorismo", mentre il Venezuela sarebbe privo di un'autorità centrale affidabile per la gestione dei documenti. La reazione da Caracas non si è fatta ovviamente attendere: il ministro degli Interni Diosdado Cabello ha accusato gli Stati Uniti di trasformarsi in un luogo ostile per chiunque, non solo per i cittadini venezuelani.

Harvard nel mirino: stop ai visti per gli studenti stranieri

In un passaggio che ha sorpreso anche parte dei suoi sostenitori, Trump ha annunciato il blocco del rilascio dei visti per i cittadini stranieri che intendono frequentare l'Università di Harvard. Il provvedimento, secondo il presidente, sarebbe necessario per "limitare l'ingresso di coloro che partecipano a programmi accademici potenzialmente ostili agli interessi nazionali". La decisione ha provocato la reazione immediata dell'ateneo, che ha parlato di un' "ennesima misura illegale e ritorsiva" e ha ribadito l'impegno a tutelare gli studenti internazionali. Il provvedimento si inserisce in un clima già estremamente teso tra il mondo accademico e l'amministrazione, alimentato da accuse di "indottrinamento progressista" mosse più volte dallo stesso Trump e dai suoi sostenitori proprio verso le università d'élite.

L'indagine su Biden: "Hanno nascosto il suo declino cognitivo"

Forse il punto più politico , e potenzialmente incendiario, del pacchetto annunciato da Trump, riguarda l'ordine esecutivo con cui ha incaricato il Consiglio della Casa Bianca di aprire un’indagine su un presunto complotto volto a nascondere il declino mentale di Joe Biden durante il suo mandato. Secondo la versione dell'attuale presidente, alcuni membri dell'entourage di Biden avrebbero "mentito al popolo americano" e "usurpato il potere presidenziale", esercitando decisioni in sua vece. Il documento diffuso dalla Casa Bianca parla addirittura di uno degli "scandali più gravi della storia americana", citando l'uso dell'autopen, la firma automatica del presidente, come prova della presunta incapacità cognitiva dell'ex presidente.

Biden ha reagito con durezza, bollando le accuse come "ridicole" e accusando Trump di voler distrarre l'opinione pubblica da una legislazione "disastrosa": "Ogni decisione, ogni firma, ogni ordine esecutivo" ha detto, "sono stati presi da me. Insinuare il contrario è falso e infondato".

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