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Tafida come Charlie e Alfie, i genitori vogliono portarla in Italia: “Non fatela morire”

Tafida Raqeeb, 5 anni, figlia di una coppia di inglesi di origine bengalese, soffre di una rara condizione e attualmente è in coma al Royal London Hospital che vorrebbe sospendere la respirazione artificiale. I genitori non si rassegnano e chiedono di poter portare la figlia in Italia, all’ospedale Gaslini di Genova che è pronto ad accoglierla.
A cura di Susanna Picone
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Una storia che arriva dal Regno Unito riporta alla mente i casi di Charlie Gard e Alfie Evans. È la storia della piccola Tafida Raqeeb, una bambina di cinque anni che viene da Newham, a est di Londra, e attualmente è in coma al Royal London Hospital. I genitori, una coppia di inglesi di origine bengalese, hanno chiesto all'Alta Corte britannica di costringere i medici, secondo i quali la bimba non ha speranze di guarigione, a lasciarli venire in Italia in cerca di una speranza di cura. In Italia perché, secondo quanto riporta la Bbc, i medici dell'ospedale Gaslini di Genova si sono offerti di accogliere Tafida, dopo aver effettuato un video-consulto medico la scorsa settimana. In Italia le condizioni della bambina non rientrerebbero nella definizione di morte cerebrale e non sarebbe soggetta all'interruzione del supporto vitale.

La battaglia legale avviata dalla famiglia di Tafida – Tafida soffre di una rara condizione che provoca un groviglio di vasi sanguigni con connessioni anomale tra le arterie e le vene. Sua madre, una avvocato di trentanove anni che si chiama Shelina Begum, ha spiegato che prima di subire il trauma, il 9 febbraio scorso, la bambina era completamente sana. “È straziante vederla così e non possiamo proprio rinunciare a lei, se ci sono possibilità che possa sopravvivere”, le sue parole. Insieme al padre della piccola Mohammed Raqeeb, quarantacinquenne consulente nel settore delle costruzioni, ha depositato ieri un ricorso al tribunale amministrativo della capitale inglese per trasferire la piccola al Gaslini di Genova, sottraendola così alla volontà del Royal London Hospital di staccargli il respiratore.

Tafida si è sentita male il 9 febbraio: è in coma

Quel giorno del 9 febbraio scorso Tafida ha svegliato la madre dicendo di avere un forte mal di testa. Di lì a poco, la bambina ha smesso di respirare. È stata portata di urgenza al Newham University Hospital di Londra e dopo alcune ore è stata trasferita al Kings College Hospital e operata per fermare l’emorragia cerebrale in corso. A provocarla sarebbe stata una malformazione arterio-venosa. Ricoverata poi al Royal London Hospital in stato di minima coscienza, la bimba è stata attaccata a un respiratore senza il quale non riuscirebbe a sopravvivere. Il 19 giugno scorso la famiglia è stata informata che l’ospedale intende sospendere la ventilazione artificiale. A quel punto i genitori di Tafida sono entrati in contatto con l’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, in Italia, a cui hanno chiesto un secondo parere. I medici dell’istituto ligure hanno confermato che le condizioni di Tafida sono estremamente gravi sottolineando però come non si tratti ancora di morte cerebrale. La famiglia, quindi, ha chiesto e ottenuto dalla direzione la disponibilità ad accogliere la piccola trasferendola da Londra a Genova. Il Royal London Hospital oppone però resistenza e ha depositato un’istanza alla sezione per il diritto di famiglia dell’Alta Corte inglese nell’intento di far valere le sue ragioni. L’esito della controversia potrebbe arrivare nei prossimi giorni.

"Apre gli occhi e muove gli arti" – “Siamo in una situazione disperata e vogliamo solo salvare nostra figlia. Non è cerebralmente morta, ha mostrato segni di progresso, apre gli occhi e muove gli arti”, ha dichiarato la mamma alla stampa inglese. E ha aggiunto: “Ci sono medici esperti e rispettati disposti a curare Tafida, darle l’opportunità di vivere. Vogliamo la possibilità di provare. È doloroso sentirci dire che non le è permesso lasciare l’ospedale. Sappiamo che le probabilità sono poche ma non possiamo rinunciare alla possibilità di intervenire con una cura che potrebbe funzionare. Sta ancora lottando e noi dobbiamo lottare per lei”.

L'ospedale inglese: "Caso molto triste" – “È un caso molto triste, siamo in stretto contatto con la famiglia per offrirle supporto. I medici che assistono la bambina hanno determinato, insieme ad altri esperti, che ulteriori trattamenti medici invasivi sarebbero inutili. Ci stiamo impegnando con la famiglia per garantire che faremo tutto nel migliore interesse della bambina, raccomandando la sospensione del trattamento di sostegno vitale e l’avvio di cure palliative”, il commento arrivato da un portavoce del Royal London Hospital.

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