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Strage in moschea durante la preghiera del venerdì, bomba fa almeno 60 morti in Afghanistan

Ad essere colpita è stata una moschea che si trova nel distretto di Haska Mina, a circa 50 km da Jalalabad capitale della provincia orientale di Nangarhar. in quel momento il luogo di culto era pieno di persone per la consueta preghiera islamica del venerdì. Testimoni oculari raccontano che la forza dell’esplosione ha distrutto addirittura il tetto dell’edificio.
A cura di Antonio Palma
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Ancora sangue in Afghanistan dove almeno 62 persone sono morte e altre decine sono rimate ferite oggi venerdì 17 ottobre a seguito di un sanguinosissimo attentato dinamitardo avvenuto all'interno di una moschea della provincia di Nangarhar, nella parte orientale del Paese. La bomba ha preso di mira proprio i fedeli che si recavano presso il  luogo di culto per la consueta preghiera islamica del venerdì, facendo una strage. Al momento della deflagrazione, infatti, nella moschea e nelle aree immediatamente vicine vi erano centinaia di fedeli in preghiera, investiti in pieno dalla bomba. Secondo alcuni testimoni oculari la forza dell'esplosione ha distrutto addirittura il tetto dell'edificio che si trova nel distretto di Haska Mina, a circa 50 km dalla capitale della provincia Jalalabad.

Il già tragico bilancio delle vittime , confermato da un portavoce del governo locale, potrebbe aggravarsi ulteriormente visto che tra la trentina di feriti soccorsi e portati in ospedale alcuni sarebbero in gravissime condizioni. Al momento nessuna organizzazione ha rivendicato i sanguinoso attacco ma la bomba ha colpito una zona dell'Afghanistan dove purtroppo la violenza e le armi non si sono mai fermate. Stiamo parlando della regione di confine con il Pakistan che ha come capoluogo Jalalabad. Una zona dove dell'Afghanistan orientale dove sia i talebani che i gruppi integralisti islamici legati allo Stato islamico sono molto attivi. Nel Paese, solo nei primi nove mesi di quest'anno son stati uccisi in attentati vari oltre 2500 civili  mentre oltre 5600 sono stati feriti secondo un report delle Nazioni Unite. Una escalation di sangue che ha raggiunto livelli senza precedenti durante l'estate quando quasi 1200 civili sono stati uccisi tra i mesi di luglio e settembre

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