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Segregata in casa per 17 anni con i due figli, il marito le diceva: “Uscirai solo da morta”

Ha vissuto per 17 anni insieme con i suoi due figli segregata in casa la donna liberata lo scorso giovedì dalla polizia. L’uomo, arrestato, aveva costruito un bunker dove costringeva la sua famiglia a patire la fame ed abusi fisici e psicologici.
A cura di Chiara Ammendola
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A sinistra Luiz Antonio Santos Silva, a destra il bunker
A sinistra Luiz Antonio Santos Silva, a destra il bunker

Era sposata da 23 anni ma negli ultimi 17 anni ha vissuto in casa, segregata in un bunker, insieme con i due figli. La donna, la cui identità non è stata rivelata, è stata liberata solo lo scorso giovedì dalla polizia che ha fatto irruzione nella sua casa di Rio de Janeiro in Brasile. A toglierle la libertà facendole patire fame e sete, e costringendola a violenze fisiche e psicologiche il marito, Luiz Antonio Santos Silva che è stato arrestato dalla polizia, mentre la moglie e i due ragazzi sono stati soccorsi e trasportati in ospedale a causa dello stato di forte malnutrizione nel quale sono stati trovati.

Segregata in casa, il bunker
Segregata in casa, il bunker

La polizia ha diffuso le foto scattate all'interno del bunker dove i tre vivevano, una piccola stanza sporca e poco illuminata, con due letti e un cucinino che usavano rispettivamente per dormire e per preparare i pochi pasti che riuscivano a consumare. Tra le poche cose che la donna è riuscita a riferire alla polizia ci sono alcuni dettagli dei lunghi anni di prigionia ai quali il marito l'ha costretta: abusi fisici e psicologici e cibo e acqua razionati, tanto che in diverse occasioni hanno digiunato per tre giorni rischiando in più di un'occasione di morire di stenti.

Segregata in casa, uno dei figli trovato con i piedi legati
Segregata in casa, uno dei figli trovato con i piedi legati

I figli, che dovrebbero avere circa 19 e 22 anni, sono apparsi alla polizia come dei bambini e le loro condizioni di salute erano piuttosto critiche tanto da richiedere il ricovero immediato. La casa si trova nel quartiere di Guaratiba, Rio de Janeiro, e sembra che sia stato un anonimo a lanciare l'allarme denunciando la situazione nella quale i tre erano costretti a vivere: “Quando abbiamo visto lo stato dei due ragazzi, abbiamo pensato che non sarebbero sopravvissuti un'altra settimana”, le parole del capo della polizia. L'ufficio affari interni della polizia civile ha aperto un'indagine sul motivo per cui la famiglia non è stata salvata prima, dopo che è emerso che una soffiata sulla situazione della famiglia è stata fatta per la prima volta nel 2020.

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