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Guerra in Ucraina

Russia, Ispi: “Le minacce di Putin un tentativo di mettere l’Occidente in allarme”

Nuove minacce nucleari all’Occidente da parte del presidente russo Putin, mentre l’Unione Europea inasprisce le sanzioni contro la Russia.
A cura di Chiara Ammendola
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Dopo le parole di Vladimir Putin contro le sanzioni occidentali da lui considerate una minaccia al mondo intero, il presidente russo in un messaggio alla nazione ha annunciato una mobilitazione parziale in Russia per la Guerra in Ucraina, l'appoggio ai referendum di annessione nel Donbass e ha lanciato nuove minacce all'Occidente. L'Unione Europea solo qualche giorno fa ha approvato un nuovo pacchetto di sanzioni, rimarcando dunque la propria posizione di appoggio all'Ucraina, sanzioni che Mosca interpreta come un vero e proprio atto di guerra. La posizione del leader del Cremlino sembra però essere meno salda rispetto al passato, anche la strada verso un vero e proprio indebolimento dell'economica russa e del suo empowerment è lunga e piena di incognite come spiega a Fanpage.it Eleonora Tafuro Ambrosetti, analista politica dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale).

“La questione dell'isolamento internazionale o del fallimento occidentale nel voler mettere la Russia in un angolo è in realtà una cosa che Putin ripete da tanto tempo, così come la minaccia nucleare che si ripresenta spesso – spiega l'esperta di questioni che riguardano l’area “Russia, Caucaso e Asia centrale” – quando il presidente russo minaccia una escalation del conflitto ovviamente si sta riferendo a quelle che sono le armi più potenti della Russia, ovvero quelle nucleari”.

C'è la possibilità che queste minacce si concretizzino?
Mi sento abbastanza tranquilla perché penso che sia un tentativo di mettere l'Occidente sul chi va là, di far spaventare le società occidentali spingendole a una opposizione nei confronti dei loro governi che aiutano l'Ucraina militarmente, però è una minaccia velata che Russia fa ormai da tanto. L'altra minaccia che fa la Russia è un'altra, ovvero il fatto che i veri attori che pagano le conseguenze delle sanzioni sono gli Stati che le impongono, questa è una delle narrazioni più comuni da parte del Cremlino che si sente forte proprio perché sa di avere quest'arma politica oltre che economica, che è quell'energia, del gas soprattutto nei confronti dell'Europa. E sa benissimo che è un po' un tallone d'Achille, soprattutto per quegli Stati che dipendono dalla Russia per il gas.

Fino a quando si può proseguire su questa strada, con le sanzioni che Putin percepisce come una forma di guerra e alle quali risponde come ha fatto, per evitare che ci sia una escalation e che il conflitto possa passare da locale a nucleare?
Né l'Unione Europea né nessun altro Stato ha la certezze delle conseguenze che una politica di questo tipo può avere, perché intervengono molti fattori e perché quando noi imponiamo delle sanzioni non riusciamo a controllare esattamente gli effetti che hanno sulla popolazione, facciamo dei calcoli che si possono rivelare anche non esatti. Gli ultimi sette pacchetti di sanzioni contro la Russia ad esempio dovevano creare un terremoto economico che però non c'è stato, quindi i nostri calcoli si sono rivelati inesatti perché non hanno considerato l'atteggiamento pragmatico di Cina e India che alla fine hanno attutito il colpo delle sanzioni occidentali comprando sempre più energia dalla Russia.

L'Unione Europea deve temere le conseguenze delle proprie politiche, come dice Putin?
Noi non sappiamo quali saranno le conseguenze delle nostre politiche e quella delle sanzioni è una scelta obbligata da parte dell'Unione Europea che però ci mette in un campo ben preciso. Da questo punto di vista dall'ottica della Russia, l'Ue ha fatto una scelta di campo schierando con l'Ucraina e deve subire gli effetti di questa scelta. E quindi anche le interruzioni di energia da parte russa e tanti gesti di inimicizia da parte di Mosca.

Il calcolo occidentale è che avremmo assistito a conseguenze immediate e deleterie, ma il collasso non c'è stato, abbiamo assistito a un'erosione di un'economia che era già stagnante per molti motivi. Parliamo di misure che agiscono sul medio-lungo periodo. Al momento stiamo assistendo a fuga dei cervelli, mancanza di prodotti di tecnologia sofisticata, il settore dell'automobile è completamente collassato in Russia. La Cina non si sta sostituendo ai fornitori occidentali da questo punto di vista, ma se guadiamo ala bilancia commerciale tra Russia e Cina sono aumentate le esportazioni russe nei confronti della Cina e le esportazioni cinesi verso la Russia non sono aumentate così tanto.

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