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Prende in affidamento bambini malati terminali: “Un giorno moriranno, ma voglio stargli accanto”

La storia di Mohamed Bzeek, 62enne, migrante libico, che a Los Angeles, da oltre vent’anni, prende in affidamento bambini affetti da malattie gravi. Dieci sono morti tra le sue braccia. “Il segreto è amarli come se fossero figli miei. So che non mi sentono, ma anche loro sono esseri umani” dice l’uomo.
A cura di Biagio Chiariello
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Tutti i bambini di cui si prende cura sono destinati a morire. Mohamed Bzeek ne è consapevole. Ciò però non gli impedisce di andare avanti e continuare a fare in modo che quei piccoli stiano bene per quel poco di tempo che resta loro da vivere. Il suo non è un compito facile: dieci dei piccoli a lui dati in affidamento sono morti. Alcuni anche tra le sue braccia. “La chiave è che bisogna amarli come se fossero vostri. So che sono malati. So che stanno per morire. Faccio del mio meglio come essere umano e lascio il resto a Dio” ha detto Mohamed in una recente intervista al Los Angeles Times.

Ora, il 62enne si sta occupando di una bambina di 6 anni affetta da una rara malattia al cervello. Cieca, sorda, ha convulsioni quotidiane, le braccia e le gambe sono paralizzate. "So che non può sentire, non può vedere, ma io parlo sempre con lei. Ha sentimenti. Ha un'anima. E' un essere umano” dice. La bimba è una dei 600 minori degli oltre 35mila monitorati Dipartimento dei Bambini e dei Servizi Familiari della contea di Los Angeles affidati al Medical Case Management Services. “Si tratta di piccoli con esigenze mediche particolari. C'è un disperato bisogno di genitori adottivi che si prendano cura di questi bambini” ha spiegato Rosella Yousef, un amministratore regionale dell’associazione. Fortunatamente a Los Angeles c’è Mohamed. La bimba datale in affidamento aveva 2 anni quando è stata portata da lui. I medici avevano poche speranze che sopravvivesse a lungo. Oggi ne ha sei.

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Mohamed Bzeek è arrivato negli Stati Uniti dalla Libia nel 1978 come studente universitario. A distanza di tanti anni, il 62enne afferma che questa sua grande passione per i bambini le è stata trasmessa in qualche moda dalla l’ex moglie, Dawn. I nonni della donna avevano preso in affidamento alcuni piccoli. Erano gli anni Ottanta e da allora Mohamed iniziò a sviluppare questo grande attaccamento per i più piccoli. La coppia decise di concentrarsi sui bambini malati terminali verso la metà degli anni Novanta, dopo la scomparsa di una bambina che avevano preso in affidamento. Ma anche l’unico figlio di Mohamed, Adam, è nato con dei problemi. Affetto da nanismo e da osteoporosi imperfetta (malattia delle ossa fragili), oggi ha 19 anni e studia informatica al Citrus College. Va a lezione con la sua sedia a rotelle elettrica, “ma è un guerriero” dice Mohamed.

Purtroppo nel 200, Dawn si ammalò. Le frequenti crisi epilettiche di cui soffriva la costringevano a stare in casa. Il loro matrimonio ne risentì tantissimo, e i due si separarono nel 2013. La donna morì poco più di un anno dopo. Mohamed non trattiene le lacrime quando la ricorda nell’intervista: “E’ stata sempre la più forte. Ogni volta che un bambino se ne andava, lei mi faceva coraggio. Oggi devo fare questo senza di lei” dice l’uomo. Chi vuole dare una mano a Mohamed può farlo tramite la sua pagina su Gofoundme.

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