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Pakistan, 629 spose bambine vendute in Cina per poco più di 20mila euro: “C’è grande richiesta”

In Pakistan, centinaia di ragazze di fede cristiana sono state vendute come spose in Cina. La ‘politica del figlio unico’, durata quasi 30 anni, ha portato nel gigante asiatico ad un eccesso di uomini rispetto alle donne. Ecco perché sempre più cinesi sono disposti a “comprarsi” una moglie straniera. Come ha scoperto l’Associated Press, dietro ai matrimoni combinati si nascondono storie di abusi, violenze e prostituzione.
A cura di Mirko Bellis
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Nell'ultimo anno sono state 629 le ragazze pakistane vendute come spose a cittadini cinesi (Eye News Network/Abid Mehdi)
Nell'ultimo anno sono state 629 le ragazze pakistane vendute come spose a cittadini cinesi (Eye News Network/Abid Mehdi)

Muqadas Ashraf a 16 anni è stata venduta dai suoi genitori ad un uomo cinese arrivato in Pakistan alla ricerca di una moglie. Dopo soli cinque mesi, Muqadas è ritornata nel suo Paese d’origine. È incinta e vuole divorziare dal marito perché è un violento. La giovane pakistana è una delle centinaia di ragazze di fede cristiana diventate loro malgrado “spose” di cinesi. Dietro queste nozze combinate ci sono intermediari senza scrupoli e false agenzie matrimoniali. Un traffico di esseri umani che sfrutta proprio la povertà della piccola comunità cristiana in Pakistan, una delle più svantaggiate del Paese. Come ha scoperto Associated Press (Ap), da luglio 2018 ad aprile 2019, sono 629 le ragazze pakistane convolate a nozze nella vicina Cina. Questi matrimoni, tuttavia, non sono affatto felici e nascondono abusi, violenze e persino la prostituzione.

Da quanto è emerso dall'inchiesta di Ap, gli intermediari cercano le loro vittime fuori alle chiese, per lo più evangeliche, a volte anche con la complicità degli ecclesiastici. E i genitori, a cambio di denaro, finiscono per accettare il matrimonio della loro giovane figlia con uno sconosciuto uomo cinese. Per gli intermediari si tratta di un giro d’affari molto lucrativo visto che, come afferma un investigatore pakistano, i broker ricevono dallo sposo tra 4 e 10 milioni di rupie (tra 23 e 58mila euro), mentre alla famiglia danno solo circa 200.000 rupie (poco più di 1100 euro). I genitori della ragazza, per salvare le apparenze, dicono che il loro futuro suocero è un ricco cristiano convertito. La realtà, invece, è molto più crudele e le nozze combinate sono un autentico inferno. Una volta in Cina, lontane dalla famiglia, senza conoscere la lingua, isolate spesso in remote zone rurali, le mogli pakistane, alcune delle quali appena adolescenti, finiscono per subire abusi e violenze di ogni tipo. “Si tratta di un traffico di esseri umani”, ha dichiarato Ejaz Alam Augustine, ministro dei diritti umani e delle minoranze nella provincia pakistana del Punjab. “E’ l’avidità la principale responsabile di questi matrimoni perché la maggior parte delle giovani sono molto povere”. Augustine, inoltre, ha accusato il governo cinese e la sua ambasciata in Pakistan di chiudere un occhio al momento di concedere i visti e altri documenti. Il ministro degli esteri cinese, da parte sua, ha detto che la Cina applica la “tolleranza zero” verso i matrimoni combinati transnazionali.

“Stop alle indagini sui matrimoni combinati”

L'ingresso in tribunale a Lahore di alcuni cittadini cinesi arrestati con l'accusa di traffico di giovani pakistane per indurle alla prostituzione in Cina (Gettyimages)
L'ingresso in tribunale a Lahore di alcuni cittadini cinesi arrestati con l'accusa di traffico di giovani pakistane per indurle alla prostituzione in Cina (Gettyimages)

Se il business dei falsi matrimoni è così florido è anche grazie alle pressioni del governo pakistano per fermare le indagini. È quanto ha dichiarato Saleem Iqbal, un attivista cristiano impegnato a salvare le ragazze costrette a sposarsi con uomini cinesi. Come ha confermato anche un funzionario pakistano, Islamabad teme che le inchieste sulle “spose in vendita” possano rovinare i vantaggiosi rapporti economici con Pechino. “Nessuno sta facendo nulla per aiutare queste ragazze”, ha affermato uno degli investigatori ad Ap – e il racket continua a crescere perché sanno che possono farla franca. A tutti noi viene chiesto di non indagare”. La prova che le autorità non stiano perseguendo con la sufficiente fermezza i matrimoni illeciti è in una recente sentenza del tribunale di Faisalabad, città del Punjab. Ad ottobre, i giudici hanno assolto 31 cittadini cinesi accusati di traffico di esseri umani. Due pubblici ufficiali, a condizione dell’anonimato, hanno assicurato che diverse donne vittime della tratta hanno ritrattato le accuse solo perché minacciate o corrotte per ottenere il loro silenzio.

La ‘politica del figlio unico’: in Cina oltre 30 milioni di uomini in più delle donne

Le nozze tra un giovane cinese e una ragazza pakistana (Voa)
Le nozze tra un giovane cinese e una ragazza pakistana (Voa)

La ‘politica del figlio unico’, introdotta da Deng Xiao Ping nel 1979 per contenere l’aumento demografico, ha portato ad un eccesso di 30-40 milioni di uomini rispetto alle donne. Uno squilibro dovuto anche alla preferenza delle coppie cinesi per il figlio maschio, anche a costo di abortire o di ricorre all'infanticidio della neonata femmina. Ed è la difficoltà di trovare una donna a spingere sempre più cinesi a cercare una moglie straniera. Non solo in Pakistan, ma in tutta l’Asia, contribuendo così ad incrementare il traffico ignobile di giovani ragazze. A fine agosto 2019, la polizia del Nepal ha arrestato 14 persone, tra cui 4 cittadini cinesi fermati all'aeroporto di Kathmandu, con l’accusa di far parte di una rete di trafficanti di giovani “spose”. “Siamo riusciti a salvare cinque vittime”, ha dichiarato Ishwar Babu Karki, sovraintendete della polizia nepalese. I complici locali – hanno detto gli inquirenti – avevano affittato una casa dove “istruivano” le ragazze a diventare ‘perfette spose perfette’ per i loro mariti cinesi, che potevano scegliere le loro future moglie in videoconferenza. Gli agenti hanno sequestrato 2,2 milioni di rupie nepalesi (oltre 17mila euro) e altre valute, con tutta probabilità frutto dei traffici illeciti della banda.

Dal Vietnam al Pakistan, la rete di trafficanti di spose

Una sposa bambina del Myanmar (l'ex Birmania) venduta in Cina (Human Rights Watch)
Una sposa bambina del Myanmar (l'ex Birmania) venduta in Cina (Human Rights Watch)

Human Rights Watch ha invitato Cina e Pakistan ad agire per porre fine al traffico di spose, avvertendo dell’esistenza di “prove concrete di donne e ragazze pakistane a rischio schiavitù sessuale”. Ma la domanda di mogli straniere sembra non conoscere sosta. E se negli anni scorsi provenivano in gran parte da Vietnam, Laos e Corea del Nord, adesso i trafficanti hanno spostato la loro rete fino al Pakistan. È categorica Mimi Vu, direttrice di Pacific Links Foundation, e impegnata ad aiutare donne vietnamite vittime della tratta. “E’ solo una questione di domanda e offerta. Una volta chiedevano: ‘Ha la pelle chiara?’ Ora invece domandano: ‘E’ femmina?’”.  Omar Warriach, direttore di Amnesty International per l'Asia meridionale, ha dichiarato che il Pakistan “non deve lasciare che le sue strette relazioni con la Cina diventino una ragione per chiudere gli occhi sugli abusi dei diritti umani contro i propri cittadini”. “È orribile che le donne siano trattate questo modo – ha concluso Warriach – e le autorità di entrambi i Paesi non dimostrino alcuna preoccupazione. Ed è scioccante che stia accadendo a questa scala”.

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