Padre uccide i suoi sette figli e si suicida: “Soffriva di disturbi psicologici”. L’orrore in Libia

Un’intera famiglia sterminata in una tragedia che ha sconvolto Bengasi e l’intera Libia. Un uomo, Hassan Khairallah al Zoui, ha ucciso i suoi sette figli, di età compresa tra i 5 e i 13 anni, prima di togliersi la vita con la stessa arma. Il dramma è avvenuto nella mattinata del 12 ottobre, lungo la “strada del Caterpillar”, nel quartiere di Al Hawari, alla periferia della città.
I fatti in Libia
Secondo quanto riportato dalla Direzione della Sicurezza di Bengasi, i corpi dell’uomo e dei suoi bambini sono stati trovati all’interno di un’auto ferma sul ciglio della strada, nel tragitto di ritorno da scuola. I piccoli indossavano ancora le uniformi scolastiche, un dettaglio che ha reso la scena ancor più straziante agli occhi dei soccorritori. Tutte le vittime sono state colpite da un singolo proiettile alla testa.
L’arma del delitto, una pistola calibro 9 millimetri, è stata rinvenuta accanto al corpo del padre e riportava solo le sue impronte digitali. La moglie dell’uomo, in stato di shock, ha dichiarato che il marito possedeva legalmente l’arma da anni e che, dopo una separazione temporanea, si occupava da solo dei figli.
"Uccide sette figli e poi si suicida": la conferma da Bengasi
Il generale Salah Houeidi, direttore della Sicurezza di Bengasi, ha confermato in un video ufficiale che "le indagini preliminari indicano che il padre ha ucciso i suoi sette figli prima di suicidarsi". Sei dei bambini – Mayar, Khairallah, Lamar, Mohammed, Abdul Rahman e Abdul Rahim – sono stati trovati sui sedili dell’auto, mentre il più piccolo, Ahmed, era nel bagagliaio. Sul corpo del minore, secondo Houeidi, sono stati rilevati segni di violenza e possibili torture.
Le prime analisi su armi, telefoni e telecamere di sorveglianza hanno confermato la dinamica del suicidio. Tuttavia, gli inquirenti non escludono che l’uomo possa aver agito in preda a un grave stato di alterazione psicologica.
Le reazioni e l’indagine del governo
Il primo ministro del governo dell’Est della Libia, Osama Hamad, ha ordinato l’apertura di un’indagine ufficiale sulla vicenda, chiedendo che sia fatta "piena luce sui fatti" e che la popolazione sia aggiornata sugli sviluppi. In un messaggio pubblicato sulla piattaforma X, Hamad ha espresso "profondo cordoglio per la perdita di vite innocenti" e ha invitato le autorità a garantire che "episodi simili non si ripetano".
L’episodio ha suscitato una commozione profonda in tutto il Paese: sui social media, migliaia di utenti libici hanno espresso sgomento e chiesto chiarezza sulle cause del gesto, divenuto il simbolo di un male oscuro che attraversa la società.
Le parole dello sceicco e il mistero sul movente
A commentare la tragedia è intervenuto anche lo sceicco al Senussi al Hleiq al Zoui, capo del Consiglio supremo delle tribù Zway, di cui la famiglia faceva parte. In un’intervista al portale Al Wasat, il leader tribale ha rivelato che l’uomo "soffriva da tempo di gravi problemi psicologici" e che avrebbe "fatto ricorso a pratiche di magia e stregoneria" nel tentativo di curarsi.
Secondo i racconti dei familiari, Al Zoui viveva in crescente isolamento dopo la separazione dalle sue mogli e mostrava segni evidenti di instabilità mentale. Lo sceicco ha confermato che le prime indagini escludono il coinvolgimento di terzi e indicano il padre come unico responsabile della strage.
Ha inoltre invitato la popolazione a "non diffondere notizie false o voci infondate" sui social media, annunciando che la comunità Zway "intr prenderà azioni legali contro chiunque tenti di strumentalizzare la tragedia o alimentare divisioni interne".