Omicidio Regeni, l’Egitto consegna documenti agli investigatori italiani

A poco più di un mese dal fallito vertice tra Italia ed Egitto sul caso Regeni ieri si è svolto un nuovo incontro tra gli investigatori dei due Paesi per fare un punto sullo stato delle indagini sull’omicidio del ricercatore. Da quanto si apprende, le autorità egiziane hanno consegnato al Cairo nuovi documenti agli investigatori italiani. Si tratta, secondo quanto trapela in ambienti di piazzale Clodio, di documenti la cui consegna era stata sollecitata con rogatoria dai pm romani all’indomani del vertice tenutosi a Roma. In particolare potrebbe trattarsi di verbali di testimonianze. Per valutare la portata del contenuto di questi documenti relativi all’inchiesta sul delitto di Giulio Regeni bisognerà però attendere la traduzione dall’arabo. La delegazione italiana composta da funzionari del Ros e dello Sco ha incontrato tre magistrati della Cooperazione giudiziaria della procura generale del Cairo. Gli investigatori nelle prossime ore torneranno in Italia e consegneranno gli atti al procuratore Giuseppe Pignatone e al sostituto Sergio Colaiocco.
Tensioni all'udienza sul consulente della famiglia di Giulio – Intanto i giudici egiziani hanno disposto altri 15 giorni di custodia cautelare ad Ahmed Abdullah, il presidente della ong Coordinamento egiziano per i diritti e la libertà (Ecrf) arrestato lo scorso 25 aprile. L'organizzazione a cui fa capo Abdullah ha fornito assistenza legale alla famiglia di Giulio Regeni. L’attivista è agli arresti con accuse di attività sovversiva e partecipazione a manifestazione non autorizzata scollegate al caso del ricercatore italiano, almeno secondo le fonti giudiziarie. Nonostante la presenza di alcuni diplomatici europei, l'aula è stata sgomberata durante l'udienza sulla conferma della custodia cautelare in carcere. La tensione, da quanto si apprende, è salita quando l'attivista è entrato in aula mostrando un pezzo di carta su cui era scritto in arabo “Verità per Regeni” e altri attivisti hanno cercato di fotografarlo. La polizia ha requisito i telefoni per cancellare le immagini mentre l’aula è stata fatta sgomberare.