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Massacro di Srebrenica, l’Aja condanna Ratko Mladic all’ergastolo: “Lui è il responsabile”

L’ex generale Ratko Mladic, comandante dell’esercito serbo bosniaco, è stato condannato per aver “perpetrato genocidio, persecuzione, sterminio, assassinio” durante la guerra in Bosnia all’inizio degli anni Novanta. Poco prima della lettura della sentenza, è stato allontanato dall’aula dopo uno scoppio di ira contro la corte.
A cura di Ida Artiaco
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"A Srebrenica volle perpetrare genocidio, persecuzione, sterminio, assassinio e atti disumani attraverso trasferimenti forzati". Con queste parole il Tribunale penale internazionale dell'Aja per i crimini nella ex Jugoslavia (Tpi) ha condannato all'ergastolo, in primo grado, l'ex generale Ratko Mladic, comandante dell'esercito serbo bosniaco, oggi 75 anni e conosciuto anche come "il boia di Srebrenica". L'imputato era stato arrestato nel 2011 e si è arrivati al verdetto dopo un iter durato più di 5 anni. E' lui per i giudici il responsabile dei crimini di guerra commessi durante il conflitto in Bosnia, combattuto tra il 1992 e il 1995.

Mladic, che si è sempre dichiarato innocente, è accusato di ben 11 capi di imputazione. Giacca scura e cravatta rossa, si è presentato davanti al giudice Alphons Orie, che ha elencato i crimini commessi, dalle esecuzioni di massa alle torture dei detenuti. Ma è stato allontanato dall'aula prima della lettura della sentenza dopo uno scoppio di ira contro la corte. "Stanno mentendo, stanno mentendo, non mi sento bene", ha urlato l'ex militare prima di essere accompagnato fuori da due guardie di sicurezza dell'Onu. Tensioni si sono verificate anche all'esterno del tribunale la presidente dell’associazione "Donne vittime della guerra", Bakira Hasecic, ha sfidato un uomo che sventolava una bandiera serba cercando di strappargliela dalle mani. La polizia olandese è dovuta intervenire per evitare la colluttazione.

Oltre alle testimonianze sulle atrocità compiute, a condannare il generale serbo sono stati anche i suoi 18 quaderni di appunti scritti durante gli anni della guerra nell'ex Jugoslavia, in Kosovo, in Bosnia e nel corso dei mille giorni dell'assedio di Sarajevo. Vere e proprie prove autografe, da cui emerge tutto l'odio che Mladic provava nei confronti della comunità musulmana, oltre che dell'Occidente, colpevole, a suo dire, di appoggiare gli islamici bosniaci per ottenere in cambio vantaggi economici e strategici dalle nazioni del Medio oriente.

Chi è Ratko Mladic e il massacro in Bosnia

Ratki Mladic, oggi 75 anni, è un ex generale delle truppe serbo bosniache, impegnate durante la guerra in Bosnia all'inizio degli anni Novanta. Ricercato in tutta Europa, la sua fuga è durata 15 anni, prima dell'arresto nel 2011. Durante la latitanza non aveva lasciato il suo Paese, ma si era limitato a cambiare nome look. Molti dei suoi concittadini, infatti, si impegnavano a nasconderlo, essendo considerato per la maggior parte un eroe nazionale. Nel 2012 è cominciato il processo a suo carico, che ha portato solo nel novembre del 2017 alla sentenza di primo grado, ben 20 anni dopo la fine di una guerra che ha provocato oltre 100mila vittime e più di 2 milioni di sfollati. E' stato lui secondo i giudici a dirigere l'assedio di Sarajevo, durante il quale migliaia di persone morirono uccise dai cecchini, dalle bombe o di stenti, ma soprattutto ha avuto un ruolo centrale nel massacro di Srebrenica del luglio del 1995, quando le milizie serbo-bosniache occuparono la città, dove avevano trovato rifugio migliaia di bosniaci musulmani, perseguitati dai serbo-bosniaci. Mladic ordinò il massacro di tutti i maschi adulti e adolescenti: più di settemila persone furono ammazzate solo in quell'occasione.

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