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Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci uccisi in Congo, arrestate 6 persone per agguato all’ambasciatore

Tra le 6 persone arrestate nella Repubblica Democratica del Congo, anche i presunti killer che hanno partecipato all’agguato del 22 febbraio scorso nei confronti del convoglio del Pam. Nell’attentato morirono l’ambasciatore italiano Luca Attanasio e il carabiniere della sua scorta Vittorio Iacovacci.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Vittorio Iacovacci e Luca Attanasio
Vittorio Iacovacci e Luca Attanasio

Sei persone sono state arrestate nella Repubblica Democratica del Congo. Tra queste, secondo le autorità, anche i presunti killer coinvolti nell'agguato all'ambasciatore italiano Luca Attanasio e al carabiniere della sua scorta Vittorio Iacovacci. I due, insieme all'autista Mustapha Milambo, sono caduti in un'imboscata il 22 febbraio scorso mentre stavano percorrendo la strada tra Goma e Rutshuru a bordo di un convoglio del Programma Alimentare Nazionale. Ad annunciare l'arresto, proprio le autorità congolesi del Nord Kivu. Non sono state fornite per il momento informazioni riguardo al ruolo ricoperto dai 6 fermati. Durante una conferenza stampa, le 6 persone arrestate sono state mostrate in manette ai giornalisti. Per il momento il governo italiano non ha rilasciato dichiarazioni a riguardo e la Farnesina sta portando avanti ulteriori accertamenti per verificare la bontà dei fermi. Le dichiarazioni infatti sul collegamento tra il gruppo criminale arrestato e l'agguato al convoglio Pam restano per il momento confinate alle autorità locali e non trovano conferma in Italia.

In un'intervista rilasciata a Il Giornale, la fidanzata di Iacovacci, Domenica Benedetto, aveva affermato di essere stupita dalla "mancanza di collaborazione mostrata dal Congo sulla vicenda". "Vittorio con me non parlava mai di lavoro – ha raccontato la 29enne – e non si era mai lamentato delle misure di sicurezza scarse. Ogni tanto si era lamentato delle guardie locali che durante i turni di notte si addormentavano, ma nulla di più. Sono certa che su quella missione non abbia lasciato nulla al caso: aveva anche parlato con una collega che aveva percorso lo stesso tratto di strada tempo prima. Si è fidato del Programma Alimentare Nazionale proprio come ha fatto l'ambasciatore Luca Attanasio, che non era di certo un incosciente. Sono sicura che ha fatto tutto quello che poteva per proteggere l'ambasciatore: la sua unica arma era il corpo e lo ha usato per impedire che Attanasio potesse essere ferito o ucciso". Il carabiniere avrebbe dovuto fare ritorno in Italia 15 giorni dopo l'agguato. Insieme alla fidanzata Benedetta stava pensando alla convivenza e al matrimonio

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