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Covid 19

Lockdown a Shanghai, Martino prigioniero in casa da 14 giorni: “Mancano cibo e acqua, è surreale”

La storia di Martino, uno degli italiani che vive e lavora a Shanghai, la megalopoli cinese in lockdown dal 28 marzo scorso dopo una impennata di casi Covid dovuti alla diffusione della variante Omicron: “Surreale avere il cibo razionato nella città più ricca della seconda potenza economica mondiale”.
A cura di Ida Artiaco
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"È abbastanza surreale avere il cibo razionato nella città più ricca della seconda potenza economica mondiale". Martino è un italiano che vive e lavora a Shanghai, la megalopoli cinese in lockdown dal 28 marzo scorso dopo una impennata di casi Covid dovuti alla diffusione della variante Omicron. A Mattino Cinque, in collegamento via Skype, ha raccontato quella che ha definito una "vera e propria prigionia" che dura ormai da 14 giorni. "Avevano annunciato un blocco di quattro giorni, ma si sta protraendo da settimane". Quello che più preoccupa Martino e gli altri 26 milioni di abitanti della città è l'approvvigionamento di cibo. "Ogni condominio si occupa dell'approvvigionamento di determinati alimenti, tipo verdure, carne, pane o uova, ma immaginate la difficoltà perché un condominio può arrivare a contenere tremila persone e le consegne sono dilazionate", ha spiegato.

Martino ha anche aggiunto che "qui non si va mai a fare la spesa al supermercato anche senza il lockdown, è una città di 26 milioni di abitanti, che si regge sulle consegne a casa per qualsiasi cosa e in questo momento è difficilissimo poter reperire qualsiasi tipo di alimento". Ma a mancare non è solo il cibo. "Ho comprato acqua da bere il 3 aprile e la nuova fornitura risulta in consegna il 23, sto sopravvivendo con due bottiglie d’acqua donate da un vicino generoso", ha concluso il ragazzo, che non è l'unico italiano in questa situazione. Ieri avevamo raccontato anche la storia di Alessandro, produttore musicale trentenne, trasferito in un centro di isolamento dopo essere risultato positivo al Covid durante uno screening di massa. "Qui non ci sono docce, ciascuno ha un catino per lavarsi. Tutti tossiscono e sputano in un grande secchio. È difficile dormire, perché le luci rimangono accese anche nella notte", aveva spiegato sui propri canali social.

Insomma, la situazione a Shanghai diventa sempre più difficile, ma le autorità non arretrano di un passo nel tentativo di applicare ancora la propria politica di tolleranza zero nei confronti della pandemia. Molti esperti italiani hanno definito quello che sta accadendo in Cina inutile oltre che inumano. Come Massimo Galli, già direttore del reparto di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano: "La Cina ha fatto interventi drastici di contrasto al virus durante la prima fase della pandemia. Misure che, almeno per il contrasto al virus, hanno avuto successo. E ora, in questa nuova ondata, ha ritenuto di applicarle di nuovo, senza se e senza ma. Senza tener conto del fatto che quello che circola oggi non è il virus originario. Omicron e i suoi ‘discendenti' sono assai più contagiosi e assai più diffusivi. Il confinamento coatto dei contagiati, di cui stiamo vedendo le immagini in questi giorni, oltre a suscitare indignazione dal punto di vista umanitario, è totalmente inutile dal punto di vista tecnico in questo nuovo contesto", ha commentato all'AdnKronos Salute.

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