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L’inchiesta di Navalny che accusa Putin: “Ha una villa da un miliardo costruita con fondi neri”

Un’enorme e lussuoso palazzo che affaccia sul Mar Nero: è questa l’accusa di Alexei Navalny nei confronti del presidente russo Vladimir Putin. Si tratta del “palazzo più costoso del mondo”, che si stima sia costato 1,1 miliardi di euro, ovvero 100 miliardi di rubli e che sia stato finanziato almeno in parte con fondi illeciti. Per questo l’oppositore russo lo ha definito il “più grande atto di corruzione del mondo”.
A cura di Chiara Ammendola
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Attraverso un'inchiesta pubblicata dalla Fondazione per la lotta alla corruzione, l’organizzazione da lui guidata, Alexei Navalny ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di essersi fatto costruire un enorme e lussuoso palazzo sulla costa del mar Nero. Si tratta del "palazzo più costoso del mondo", che si stima sia costato 1,1 miliardi di euro, ovvero 100 miliardi di rubli e che sia stato finanziato almeno in parte con fondi illeciti. Per questo l'oppositore russo lo ha definito il "più grande atto di corruzione del mondo".

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La tenuta da 7.800 ettari si trova sulle rive del Mar Nero, nei pressi della cittadina di Gelendzhik: costruita su tre piani al suo interno ha tra le altre cose, una spa, una piscina, uno studio medico, una sala cocktail, magazzini, oltre a una chiesa, una pista d'atterraggio per gli elicotteri, un teatro, una sala slot machine e tunnel sotterranei. Più che un palazzo sembra un villaggio a se stante: sul sito dell'organizzazione FBK è possibile trovare anche i rendering dell'enorme struttura che gli attivisti definiscono "uno Stato separato all'interno della Russia", su cui vige una no-fly zone.

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"Un palazzo per Putin. La storia della tangente più grande" è il titolo del video pubblicato sullo stesso sito che contiene accuse di corruzione e appropriazione di fondi pubblici. Stando a quanto si apprende sembra che Nalvalny, che si trova in una cella in isolamento nel carcere di Matrona Tishina a Mosca, dopo essere stato arrestato, avesse intenzione di presentarlo personalmente al suo ritorno in Russia. Nello stesso video gli attivisti lanciano un appello a tutti a scendere in piazza in tutto il Paese sabato 23 gennaio. "È un affare interno della Russia e non consentiremo alcuna interferenza", ha sottolineato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, che ha smentito le accuse contenute nel video. Mente i collaboratori di Navalny hanno chiesto che la Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo imponga alla Russia la scarcerazione del dissidente russo.

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