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Libia, bombardata una festa di matrimonio: almeno 41 morti

Quarantuno persone hanno perso la vita in un raid aereo condotto dall’aviazione del generale Haftar. Le vittime stavano partecipando a una festa di matrimonio. Il bilancio conta anche 60 feriti, la metà dei quali gravi.
A cura di Davide Falcioni
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Foto di repertorio
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E' di 41 morti il bilancio delle vittime di un bombardamento aereo delle forze del generale Haftar a Marzuq (Murzuch): lo rende noto il consigliere della municipalità nel sud-ovest della Libia, riferisce il sito libico online enalibya. Nell'attacco aereo sono rimaste ferite 60 persone, 30 delle quali in maniera grave. In precedenza, la tv Arabi21news aveva detto che il raid era stato lanciato su un ricevimento di nozze, citando un parlamentare libico a Tripoli, Rahma Abu Bakr, secondo cui i cacciabombardieri del generale hanno condotto almeno quattro raid sullo stesso ricevimento. Secondo un consigliere comunale, Marzouk Mohamed Omar, un altro aereo ha preso di mira il quartiere residenziale di al Kalaa causando diversi morti.

L'ufficio stampa delle forze di Haftar ha reso noto che  gli attacchi aerei hanno messo nel mirino "diversi gruppi armati dell'opposizione ciadiana, che alcune ore prima avevano fatto irruzione nella città"; e miliziani di alcuni gruppi "terroristici libici" legati al Governo di Accordo Nazionale (sostenuto dall'Onu). Sabato,  il governo di accordo nazionale riconosciuto dalle Nazioni Unite ha dichiarato di aver abbattuto un velivolo aereo senza pilota (UAV) delle forze di Haftar, a dimostrazione che il generale è ben equipaggiato e dispone dei più moderni armamenti.

La scorsa settimana l'inviato speciale delle Nazioni Unite, Ghassan Salamè, ha chiesto alle parti in conflitto di concordare un cessate il fuoco in occasione della festa religiosa di Aid al Adha, la festa dell'agnello per i musulmani, come passo conciliante verso un nuovo processo di dialogo. Dall'inizio dell'offensiva di Haftar, risalente ad aprile, le vittime accertate della guerra civile libica sono state millecento: oltre ai combattenti, a perdere la vita sono stati anche molti civili e persino migranti ospiti dei centri di detenzione.

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