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L’arresto di Nygard mette in imbarazzo il principe Andrea, era nella villa dove avvenivano le violenze

Il principe Andrea non è indagato né coinvolto in alcun modo nelle indagini sullo scandalo che nei giorni scori ha portato all’arresto di Nygard ma le sue frequentazioni rischiano di mettere di nuovo in cattiva luce la sua reputazione, già crollata dopo l’associazione della sua immagine con il pedofilo miliardario Jeffrey Epstein.
A cura di Antonio Palma
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Il principe Andrea d’Inghilterra di nuovo al centro dell’attenzione mediatica dopo l’arresto del magnate della moda canadese Peter Nygard per violenza e abusi sessuali su oltre dieci donne, molte delle quali all’epoca dei fatti ancora minorenni. Come sottolineano i tabloid britannici infatti, anche lui è stato uno degli ospiti assidui nella tenuta caraibica di Nygard dove si sarebbero consumati decine di abusi anche su ragazzine appena adolescenti. Il principe ovviamente non è indagato né coinvolto in alcun modo nelle indagini sullo scandalo che nei giorni scori ha portato all’arresto di Nygard ma rischia di mettere di nuovo in cattiva luce la sua reputazione, già crollata dopo l’associazione della sua immagine con il pedofilo miliardario Jeffrey Epstein.

Gli incontri con Nygard e la partecipazione ai party in villa facevano parte delle attività del principe Andrea come ambasciatore commerciale britannico ma il problema è che anche l’amicizia con Epstein sembrava un legame professionale dovuto al ruolo e che si è rivelata essere andata molto oltre. Secondo il Daily Mail , Andrea ha visitato il re della moda canadese Peter Nygard, 79 anni, almeno nella sua villa alle Bahamas nel 2000.

Secondo l'ufficio del procuratore degli Stati Uniti, Nygard in quelle ville ospitava e segregava giovanissime ragazze, spesso minorenni, che provenivano da ambienti svantaggiati e che avevano una storia di abusi per sottoporle a violenze sessuali. "Controllava le sue vittime attraverso minacce, false promesse di opportunità di lavoro nel mondo della moda e altri avanzamenti di carriera, sostegno finanziario e altri mezzi coercitivi, tra cui sorveglianza costante, restrizioni di movimento e isolamento fisico" sostengono gli inquirenti americani. Dopo la convalida dell’arresto in tribunale in Canada, si attende ora il via libera all’estradizione negli Usa

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