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Proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini

L’amico dello studente ucciso in Iran: “Gli hanno spaccato la faccia, è stato 20 giorni in coma”

Il racconto di Ali Jenaban, amico di Mehdi Zare Ashkzari, 31enne ex studente iraniano dell’Università di Bologna torturato e ucciso dopo l’arresto avvenuto a Teheran nelle scorse settimane, a Fanpage.it: “Quello che sta succedendo è inaccettabile. Mehdi aveva un sorriso che non dimenticherò mai e una grande voglia di vivere”.
A cura di Ida Artiaco
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"Mehdi aveva un sorriso che non dimenticherò mai. Era molto attento agli amici e pieno di vita, ma era anche molto legato alla famiglia. Quello che è successo, a lui come ad altri, è inaccettabile".

A parlare a Fanpage.it è Ali Jenaban, amico di Mehdi Zare Ashkzari, 31enne ex studente iraniano dell'Università di Bologna torturato e ucciso dopo l'arresto avvenuto a Teheran nelle scorse settimane nell'ambito delle proteste scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini. Proprio nella città emiliana Ali, anche lui iraniano, aveva conosciuto il giovane, che dopo qualche anno aveva deciso di tornare nel suo Paese natale, dove però ha trovato la morte.

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"Io e Mehdi eravamo amici. Ci siamo conosciuti a Bologna, dopo che nel 2015 erano arrivati vari gruppi di studenti. Lui studiava Farmacia. Mi ha invitato a casa, abbiamo mangiato insieme", ci ha raccontato Ali, che subito ha ricordato: "Era un ragazzo molto diverso dalle foto che tutti ora stanno guardando. Era giovane, felice, con un sorriso che non dimenticherò mai, molto amichevole. Era sempre attento agli amici e pieno di vita".

Mehdi è rimasto in Italia per un qualche anno prima di tornare in Iran: "Ad un certo punto non è riuscito a seguire gli studi, per un periodo mentre studiava all'università aveva anche trovato lavoro presso una pizzeria, ha imparato subito il mestiere. Lo ha fatto per due anni, era bravissimo. Poi sua mamma si è ammalata e prima del Covid è morta. Parlava sempre della sua famiglia, del padre, del fratello minore. Quando sono tornato in Italia dopo la fine delle restrizioni per la pandemia abbiamo parlato una sera e mi ha detto che sarebbe voluto tornare a casa perché qui si sentiva solo e perché sentiva che la famiglia aveva bisogno di lui, quindi è partito per l'Iran per dare una mano", ha aggiunto ancora Ali.

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Poi, la sera di Capodanno Ali ha ricevuto il messaggio su Instagram da parte di un'amica che gli comunicava la morte di Mehdi. "Quello che sta succedendo in Iran è inaccettabile. Uccidere le persone per imporre la prima ragione. Le proteste non sono cominciate solo 100 giorni fa. In Iran sono cominciate per avere la libertà più di 100 anni fa. Ma questa volta è diverso. Il regime dittatoriale islamico non ci ha mai ascoltato", ha continuato.

Poi, Ali ha concluso: "Vogliamo piccole cose che tutti gli esseri umani hanno nel mondo. La libertà di parlare, di pensare, di modo di vivere. Facciamo proteste con la voce e la risposta che ci arriva sono le pistole. Sparano, arrestano e torturano i manifestanti. Quelli che sono torturati in prigione sono tantissimi, migliaia di ragazzi giovani, intellettuali e studenti, più di 30mila persone sono stati fermate in questi giorni. Mehdi appena è uscito da prigione è stato 20 giorni in coma, con la faccia spaccata e i denti rotti. Cosa è successo in quel periodo? Vogliamo saperlo".

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