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Proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini

Per l’Iran Mahsa Amini non è morta per le percosse della polizia: “È caduta perché era malata”

L’autopsia sul corpo della ragazza iraniana sostiene che la 22enne è caduta a causa di “malattie preesistenti” mentre era nelle mani della polizia.
A cura di Antonio Palma
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Per l’Iran Mahsa Amini è morta per malattia e non per le percosse ricevute durante il fermo della polizia religiosa che l’ha picchiata perché non indossava correttamente il velo. A sostenerlo, nel mezzo delle proteste di piazza in corso nel Paese mediorientale, sono le autorità di Teheran.

La polizia locale infatti ha reso noto i risultati dell’autopsia sul corpo della ragazza effettuata da un medico legale nella capitale iraniana. Secondo l'esame post mortem, il decesso dalla 22enne Mahsa Amini sarebbe dovuto a cause naturali e non a una violenza esercitata dagli agenti.

Il report, rilanciato oggi dall'agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna, sostiene che Mahsa Amini non è morta a causa di colpi alla testa e agli arti come sostengono i familiari ma per insufficienza multiorgano causata da ipossia cerebrale dovuta a una caduta.

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La morte del 22enne era avvenuta mentre era sotto la custodia della polizia iraniana della moralità che l'aveva fermata per il velo. Suo padre ha detto che il corpo aveva lividi su gambe e braccia, chiaro sintomo di percosse, e tutta la famiglia ha accusato la polizia dando il via a una serie di proteste di piazza che vanno avanti da  settimane, nonostante arresti, violenze e altri morti.

Il report medico legale non menziona altre ferite. Il rapporto afferma che Amini è caduta mentre era in custodia a causa di "malattie preesistenti". "A causa dell'inefficace rianimazione cardiorespiratoria nei primi minuti critici, ha sofferto di una grave ipossia e di conseguenza di danni cerebrali" conclude il rapporto.

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Una ricostruzione che ovviamente non convince affatto famigliari e attivisti. La sua famiglia nega che la 22ene avesse problemi di salute, cardiaci o di altro tipo. Ritiene che la polizia sia responsabile della sua morte mentre era in una cella di sicurezza per essere "educata" in quanto trovata con un "abbigliamento inappropriato" dopo essere stata sorpresa a indossare l'hijab troppo liberamente, secondo le regole del regime teocratico.

L'indignazione per la sua morte ha acceso la miccia per un lunga serie di proteste in tutto l'Iran, durante le quali i manifestanti hanno invaso i centri cittadini e alcune donne si sono tagliate i capelli in pubblico in una sfida diretta all'autorità del regime. La risposta del regime è stata durissima, molte persone sono state uccise e migliaia arrestate.

Tra di loro ci sarebbe anche Nika Shahkarami,, 16enne scomparsa a Teheran il 20 settembre dopo essersi unita alle proteste di piazza.  La mamma ha accusato le autorità di aver ucciso la figlia e di averle fatto pressioni per dichiarare il falso sulla sua morte. "Mia figlia è stata uccisa durante le proteste lo stesso giorno in cui è scomparsa", ha detto la madre, aggiungendo che l'autopsia ha rivelato che è stata "uccisa in quella data e a causa di ripetuti traumi da corpo contundente alla testa". "Ho visto io stessa il corpo di mia figlia – ha aggiunto la donna, citata dal Guardian – la parte posteriore della sua testa mostrava che aveva subito un colpo molto duro poiché il suo cranio era sfondato. È così che è stata uccisa".

Intanto da Parigi arriva la cittadinanza postuma a Masha Amini. Lo ha detto la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo. "Parigi porterà sempre la voce delle donne iraniane perché hanno diritto alla vita e alla libertà. Offrirò la cittadinanza onoraria di Parigi a Mahsa Amini, postuma, e attraverso di essa alle donne iraniane che stanno combattendo a rischio della propria vita", ha scritto Hidalgo su Twitter.

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