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Proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini

Ex studente iraniano in Italia torturato e ucciso, l’amico di Mehdi: “Aveva tutti i denti rotti”

È morto per le torture ricevute in carcere il 31enne Mehdi Zare Ashkzari, ex studente iraniano in Italia ucciso a Teheran per aver preso parte alle proteste nel paese.
A cura di Chiara Ammendola
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Mehdi Zare Ashkzari
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Era tornato in Iran per stare accanto alla madre malata il 31enne Mehdi Zare Ashkzari, ex studente iraniano in Italia torturato e ucciso dopo l'arresto avvenuto a Teheran nelle scorse settimane. Sono tanti i colleghi di Università a Bologna che, all'indomani della notizia della sua morte, ricordano quel giovane appassionato che aveva sacrificato tutto per provare a realizzare il suo sogno fuori dall'Iran, proprio in Italia.

“Era venuto in Italia, a Bologna, nel 2015, studiava farmacia all’università – spiega al Corriere della Sera, il 33enne iraniano Roozbeh Sohrabianmehryazdi, che vive a Bologna dal 2014 – lavorava anche in pizzeria per pagarsi gli studi ma quando è morta sua mamma, quasi un anno e mezzo fa, lui è tornato in Iran ma siamo rimasti in contatto. Mentalmente non stava bene per la perdita della mamma e poi aveva dei problemi con il permesso di soggiorno e non è riuscito a tornare subito in Italia”.

Alle manifestazioni in tutto il paese, iniziate dopo la morte di Mahsa Amini, Mehdi Zare Ashkzari si era unito pian piano, ma ogni giorno, come migliaia di iraniani, scendeva in piazza a protestare contro il regime. “L’hanno arrestato – continua l'amico – me l’ha raccontato un altro mio amico che era con lui il giorno dell’arresto (mi sembra due mesi fa) ma a differenza di Mehdi lui è riuscito a scappare”. Mehdi invece è rimasto in carcere per diverse settimane, prima di essere rilasciato, probabilmente dopo lunghe torture, e finire in coma in ospedale. È morto dopo 20 giorni dal rilascio, così come spiegato da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

Nel suo passato c'erano gli studi alla facoltà di Farmacia a Bologna, dove aveva lavorato anche in una pizzeria per mantenersi, ma che poi aveva lasciato dopo aver perso la borsa di studio. “La sua famiglia non era ricca, era originario di Yazd ma vivevano a Piroozi, una zona povera di Teheran – racconta un altro amico, Alireza Hashemi, a Repubblica.it – non aveva i soldi per continuare gli studi e cominciò a lavorare in pizzeria. Amava il suo lavoro ed era diventato bravissimo a cucinare la pizza”.

Poi a novembre 2020 il ritorno in Iran dove nell'ultimo periodo aveva aperto una pizzeria, portando nel suo paese quei sapori e saperi acquisiti in Italia: “L'ultima volta l'ho sentito due settimane prima della morte di Mahsa Amini – continua l'amico – gli chiesi se aveva in mente di tornare in Italia, mi disse che forse sarebbe tornato per rinnovare il permesso di soggiorno, ma non ne era certo”.  Roozbeh Sohrabianmehryazdi racconta che "il governo iraniano quando rilascia una persona dal carcere fa una puntura che non si sa cosa sia. Lui dopo la puntura è finito in ospedale, è andato in coma e morto dopo venti giorni. Aveva tutti i denti rotti, anzi non li aveva più”.

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