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La testimonianza della pediatra dal Sudan: “A El Fasher bambini costretti a mangiare cibo per animali”

A Fanpage.it la testimonianza di Giulia Chiopris, pediatra italiana di MSF a Tawila, città a 60 chilometri da El Fasher, in Sudan: “Continuiamo a ricevere pazienti adulti con ferite d’arma da fuoco o ferite provocate in seguito a torture o a bombardamenti ma anche bambini sotto i 5 anni affetti da malnutrizione acuta”.
A cura di Susanna Picone
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Giulia Chiopris, pediatra di MSF, nell’ospedale di Tawila
Giulia Chiopris, pediatra di MSF, nell’ospedale di Tawila

“Qui nell'ospedale di MSF a Tawila continuiamo a ricevere un costante e significativo numero di pazienti provenienti da El Fasher. La maggior parte sono pazienti adulti con ferite d'arma da fuoco o ferite provocate in seguito a torture o a bombardamenti. Ma riceviamo anche un elevato numero di bambini sotto i 5 anni affetti da malnutrizione acuta, sia moderata e sia severa”: a parlare dal Sudan, dove la situazione nelle ultime settimane è precipitata, è Giulia Chiopris, una pediatra italiana di MSF.

Fanpage.it raccoglie la drammatica testimonianza della dottoressa da Tawila, città a 60 chilometri da El Fasher. La pediatra di Medici Senza Frontiere parla di famiglie che affrontano un viaggio già di per sé molto pericoloso, che molto spesso viaggiano di notte e che non hanno accesso a cibo e acqua. Viaggi lunghi, che durano in media 3-4 giorni, su una preesistente condizione di malnutrizione. “Perché già negli ultimi mesi – spiega la pediatra italiana – il cibo a El Fasher scarseggiava e molti bambini sono stati costretti a mangiare cibo per animali”.

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Queste persone arrivano in ospedale con segni di grave disidratazione, presentano molto spesso le complicanze legate all'assunzione di cibo e acqua contaminate e purtroppo – ammette il medico – la mortalità tra i bambini malnutriti è particolarmente elevata. E ancora: “Riceviamo anche molte donne che hanno appena partorito e non hanno sufficiente latte per nutrire i loro bimbi, perché sono anch'esse malnutrite e chiaramente nei primi mesi di vita i pazienti sono molto più fragili, quindi anche questa è una frequente causa di ricovero”. A causa della guerra tanti bambini sono rimasti orfani, le loro famiglie sono morte in seguito a bombardamenti e attacchi.

La pediatra denuncia anche il dramma degli stupri: “Il numero di casi di violenza sessuale che il nostro team ha colto e aiutato nei mesi precedenti è particolarmente elevato e si sa che purtroppo la violenza sessuale viene utilizzata come arma di guerra in questo contesto da molto tempo”, spiega.

Quello che sta succedendo in Sudan ha poi chiaramente delle conseguenze anche sugli stessi medici e infermieri, sotto pressione perché anch’essi sfollati di guerra. “Molti di loro – spiega Giulia Chiopris – hanno ancora famiglie, amici, colleghi a El Fasher e quindi chiaramente lavorare con il pensiero di quello che sta succedendo nella città dopo gli ultimi eventi e dopo i massacri di massa è particolarmente impattante”.

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“Quasi tutte le mamme con cui ho parlato mi raccontano che la loro famiglia è stata sfollata più e più volte in questi anni anche perché ricordiamo che anche prima del 2023 il Darfur è stata una zona di conflitto, quindi sono famiglie che non hanno mai potuto avere un posto da chiamare casa e in cui costruire un futuro per i loro figli e che stanno vivendo veramente in condizioni estreme da anni muovendosi di città in città. Durante il viaggio molto spesso vengono derubate di tutti i loro averi, quindi di quel poco denaro che hanno, dei vestiti e anche degli utensili per cucinare che potrebbe sembrare una banalità ma ovviamente non lo è, perché poi quando arrivano nei campi per i rifugiati che si stanno espandendo sempre di più attorno a Tawila non hanno veramente niente su cui contare”.

Queste persone – continua ancora la pediatra – hanno meno di un litro e mezzo d'acqua al giorno a disposizione con cui devono lavarsi, cucinare e ovviamente bere, il cibo scarseggia e in generale le condizioni di igiene sono molto precarie tanto che quasi tutti i bambini che arrivano da questi campi hanno infezioni particolarmente severe.

Medici Senza Frontiere esprime profonda preoccupazione per la situazione delle persone nei dintorni di El Fasher. Negli ultimi 10 giorni, solo poche migliaia di persone sono riuscite a fuggire e raggiungere Tawila, ma si tratta di un numero molto basso rispetto alle altre 250.000 che un mese fa si stimava fossero a El Fasher. Ci sono segnalazioni di uccisioni di massa, violenze indiscriminate e attacchi su base etnica all’interno della città e lungo le strade utilizzate per fuggire.

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