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Covid 19

La Svizzera da giovedì ferma i treni verso l’Italia: “Non riusciamo a far rispettare le norme”

Da giovedì 10 dicembre la Svizzera fermerà i treni in partenza per l’Italia non essendo in grado di far rispettare alcune norme anti contagio richieste dalle autorità italiane, con possibili gravi ripercussioni sul movimento dei lavoratori pendolari lungo il confine tra Lombardia, in particolare con le province di Como e Varese, e Ticino, dove i contagi sono in aumento.
A cura di Ida Artiaco
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La Svizzera è alle prese con una impennata di nuovi casi di Coronavirus, particolarmente significativa nel Canton Ticino. Per questo, oltre ad introdurre nuove misure restrittive, come il coprifuoco notturno, ha stabilito di fermare i treni in partenza per l'Italia e di sospendere il transito dei convogli internazionali fino al prossimo 17 gennaio. La decisione, spiegano le Ferrovie Federali svizzere, è stata presa non essendo in grado di far rispettare alcune norme anti contagio richieste dalle autorità italiane, con possibili gravi ripercussioni sul movimento dei lavoratori pendolari lungo il confine tra Lombardia, in particolare con le province di Como e Varese, e Ticino, dove l'incide di contagio è salito alle stelle. Ma indicazioni più chiare arriveranno solo nelle prossime ore da parte dell’azienda elvetica.

E' proprio in questa regione che sono state decise misure ancora più stringenti per fermare la diffusione del contagio da Coronavirus, come ha annunciato nei giorni scorsi il ministro della Salute Alan Berset. Nella fascia di frontiera, infatti, ancora ieri si registravano 116 casi e 9 morti su una popolazione di poco superiore ai 300.000 abitanti. Più significativo un altro dato: in Ticino il tasso di positività dei tamponi resta altissimo, il 22% contro il 16,3 dell’intera Svizzera. Il che ha imposto di correre ai ripari. Tra i provvedimenti, i bar chiuderanno alle 19, i ristoranti alle 22. Stessa cosa dovranno fare casinò, sale bingo, night club e case per appuntamenti a luci rosse. "La situazione non è soddisfacente, c’è pressione sulle strutture sanitarie", ha commentato il governatore ticinese Norman Gobbi.

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