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Conflitto Israelo-Palestinese

La storia della Striscia di Gaza: cos’è, chi la abita e perchè è importante

La Striscia di Gaza è un territorio conteso dall’inizio dell’occupazione israeliana sul suolo palestinese ed è attualmente in mano ad Hamas, un’organizzazione islamista estremista. Dal 2007 è sotto embargo da parte di Israele. Ci vivono oltre 2 milioni di palestinesi, di cui almeno 1,4 milioni hanno lo status di rifugiato. Ad oggi, oltre il 65% delle persone che ci vive è in condizioni di povertà e rischia la vita quotidianamente.
A cura di Andrea Miniutti
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La Striscia di Gaza, l'exclave della Palestina affacciata sul Mediterraneo, è uno dei territori più densamente popolati e al tempo stesso più poveri al mondo: confina con Israele, che ne rivendica la sovranità, e condivide una piccola parte della propria frontiera sull'Egitto, accessibile esclusivamente attraverso il valico di Rafah. La sua superficie è di 365 km², con una lunghezza di circa 39 km e una larghezza media di circa 9 km. Viene definita "exclave della Palestina" in quanto è un territorio geograficamente staccato dal resto dello Stato che è attualmente identificato con la Cisgiordania e West Bank. Il suolo di Gaza è molto importante per le sue risorse naturali e perché si affaccia su giacimenti di petrolio sottomarini.

È attualmente al centro del conflitto tra Hamas e Israele: Tel Aviv ha controllato il territorio dal 1967 al 2005, anche se dal 1994 ha gradualmente ritirato i suoi soldati, e dal 2007 è interamente in mano al gruppo islamista, anno in cui – in risposta alla presa di potere – le istituzioni israeliane hanno avviato un embargo sulla regione. Tuttavia, è un'area a sovranità limitata, dato che lo spazio aereo e marittimo è controllato da Tel Aviv.

Con più di 2 milioni di abitanti in uno spazio di circa 365 chilometri quadrati, è una delle aree più densamente popolate al mondo: la Striscia di Gaza si sviluppa per 39 km di costa ed è larga in media 9 km. I palestinesi che ci abitano hanno solamente il permesso di pescare nelle acque territoriali, cioè nella fascia di mare che parte dal bagnasciuga e si estende per 12 km. Dal 2007 è in mano ad Hamas, l'organizzazione islamista estremista, responsabile degli attacchi che hanno riacceso il conflitto in Medio Oriente.

Il conflitto tra Hamas e Israele si è riacceso il 7 ottobre quando sabato mattina il capo dell'ala militare dell'organizzazione, Mohammad Deif, ha annunciato l'inizio dell'operazione "Alluvione al-Aqsa", con la quale ha lanciato un grande numero di razzi verso il territorio occupato da Tel Aviv e avviato una rappresaglia nei confronti della popolazione che vive attorno alla striscia di Gaza. Nelle ultime due settimane, il territorio della Striscia è stato continuamente bombardato dall'Idf, l'esercito israeliano: secondo il ministro della Sanità di Gaza, sono oltre 3400 i morti dalla riaccensione del conflitto. In particolare, da due giorni si sta parlando molto dell'ospedale al-Ahli al-Arabi, che è stato colpito da un missile ed è al centro di accuse incrociate tra Israele e Hamas. Ursula von der Leyen ha annunciato che gli aiuti umanitari verso i palestinesi saranno triplicati e che si costruirà un ponte aereo con l'Egitto per far arrivare le forniture, che saranno distribuite soprattutto attraverso le agenzie Onu che lavorano nel territorio.

Dove si trova la Striscia di Gaza e perché è importante

Affacciata sul Mediterraneo e circondata da Egitto e Israele, la Striscia di Gaza è un pezzo di territorio pianeggiante di circa 365 km² abitato da oltre due milioni di persone. Di queste, oltre 1,4 milioni sono rifugiati, cioè palestinesi dislocati dalle loro terre d’origine. L'exclave è suddivisa in 5 cantoni: nella parte settentrionale ci sono Gaza Nord (la più abitata, con almeno 400mila abitanti) e Gaza City, mentre nel Centro-Sud ci sono le zone di Deir el-Balah, Khan Younis e Rafah.

Storicamente, l'importanza della Striscia di Gaza è soprattutto di tipo economico-produttivo: da una parte è una fascia di terra affacciata sul Mediterraneo, dall'altra ha delle terre molto fertili, condizioni che hanno fatto sì che quel lembo di terra sia stato sempre conteso. Le prime tracce di civiltà nella regione risalgono al terzo millennio a.C., quando si sono sviluppate alcune città commerciali. Dopo un periodo sotto il controllo del regno egizio, in Palestina sono arrivati gli Ebrei che, nel 10º secolo a.C., hanno dato luce al primo Stato ebraico indipendente. Dopo secoli di diversi domini, è diventata parte dell'Impero bizantino nel 5° secolo d.C. Due secoli dopo è stata conquistata dagli Arabi e, quindi, islamizzata. Dopo gli anni delle crociate, nel 1517 gli Ottomani si sono impadroniti della Palestina e di Gaza, mantenendone il controllo per 400 anni. Dalla fine della Prima guerra mondiale, il territorio è diventato parte del Mandato britannico della Palestina, vale a dire controllato dal Regno Unito ma sotto l'autorità della Società delle Nazioni, mentre dal 1948 Gaza è stata prima in mano dell'Egitto fino al 1967 e poi di Israele fino al 2005, per poi tornare a far parte del territorio palestinese.

La Striscia di Gaza è un'exclave, in quanto fa parte della Palestina ma è geograficamente separata dal resto del territorio, tuttavia non fa parte dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp), cioè il sistema di autogoverno che esercita la propria sovranità anche su Gerusalemme Est e la Cisgiordania. Queste aree non sono a tutti gli effetti in mano ai palestinesi in perché sono sotto occupazione militare di Israele, come stabilito dagli accordi di Oslo: alcune zone sono sotto il controllo di Tel Aviv, che le amministra pure; altre sono controllate da Israele ma amministrate dall'Anp; altre ancora sono interamente in mano ai palestinesi. Gaza, invece, è sotto il controllo di Hamas, ma Israele controlla militarmente lo spazio aereo e marittimo, rendendola di fatto isolata.

La storia della Striscia di Gaza dal 1948 al 2005

Con la fine della Seconda guerra mondiale e la nascita dell'Onu, il Regno Unito decide di lasciare il territorio e l'Organizzazione – con una commissione dedicata – propone una spartizione del territorio tramite la creazione di due Stati, quello di Israele e quello di Palestina, ma la comunità araba-palestinese del territorio rifiutano il piano perché lo ritengono ingiusto. Tuttavia, le Nazioni Unite approvano in ogni caso la risoluzione, dando però il via alla guerra arabo-israeliana nel 1948: il risultato è che Israele si impadronisce di una porzione di territori addirittura superiore a quella prevista dalla proposta dell'Onu.

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L'area della Striscia di Gaza, che nella risoluzione delle Nazioni Unite doveva estendersi maggiormente lungo il confine con l'Egitto, si ritrova ad essere della stessa superficie attuale, cioè larga meno di 10 km e lunga nemmeno 40 km. Dopo il conflitto con il neo-nato Stato di Israele, la Striscia entra a far parte dell'amministrazione egiziana, venendo governata militarmente, mentre la Cisgiordania di quella giordana. In seguito alla guerra dei sei giorni nel 1967 , che ha visto Tel Aviv uscirne vincitrice, Israele assume il controllo del territorio di Gaza fino al 1994, cioè quando entrano in vigore gli accordi di Oslo. L'Autorità Nazionale Palestinese ne prende il controllo, ma di fatto Israele fa abbandonare i suoi soldati solamente nel 2005, ponendo fine all'occupazione militare totale.

Hamas prende il controllo di Gaza

Nel 2006 ci sono le elezioni dell'Anp. A vincere è Hamas – un'organizzazione paramilitare estremista nata negli anni Novanta e  figlia della rabbia generata dalla repressione – che batte Fatah, il movimento che esprimeva il governo e il presidente. L'anno successivo tra le due fazioni scoppia un violento conflitto: il Paese è diviso perché Hamas aveva ottenuto gran parte dei suoi consensi nella Striscia di Gaza mentre Fatah nella Cisgiordania. Gli scontri terminano in pochi mesi con la vittoria di Hamas, che prende il potere delle istituzioni dell'Anp nella Striscia e, di fatto, la rende indipendente dal resto del territorio nazionale.

Israele pone l'embargo nella Striscia di Gaza

In risposta alle nuove condizioni del territorio, Israele decide di intraprendere un embargo contro Gaza, avviando nel contempo missioni militari volte all'assassinio di personaggi ritenuti pericolosi da Tel Aviv. La politica del blocco prevede una chiusura totale dell'area: gli accessi attraverso i varchi, ma anche quelli via mare o aereo, sono interamente controllati da Israele. La Striscia di Gaza, quindi, è isolata sia politicamente che economicamente, in quanto è in mano al gruppo islamista di Hamas ed è circondata dalle autorità di Tel Aviv.

La situazione attuale nella Striscia di Gaza

La Striscia di Gaza è definita da Human Rights Watch come la più grande prigione a cielo aperto del mondo. A causa dell'occupazione militare e dell'embargo israeliani, le condizioni economico-sociali sono rovinose. Stando ai dati della Banca Mondiale e delle Nazioni Unite, oltre l'80% della popolazione di Gaza sopravvive grazie agli aiuti alimentari, il tasso di disoccupazione è del 45%, il 64% delle famiglie è a rischio di insicurezza alimentare e oltre il 65% dei palestinesi è in stato di povertà. Il blocco terrestre prevede che lungo il muro di cemento e filo spinato che circonda il territorio siano attivi solo tre varchi, di cui uno è gestito dall'Egitto, quello di Rafah, mentre gli altri due sono in mano a Tel Aviv. Israele controlla tutte le merci che entrano dal suo territorio nella Striscia di Gaza per evitare, stando a quanto sostengono, che arrivino armi in mano ad Hamas; invece, il varco egiziano apre sporadicamente perché, se rimanesse sempre viabile, comporterebbe un riconoscimento del potere dell'organizzazione islamista su Gaza, quando in realtà Il Cairo sostiene l'autorità dell'Anp.

L'isolamento imposto da Israele ha peggiorato anche le condizioni sanitarie dei palestinesi. In particolare, questo si è visto durante gli anni del Covid, con l'ong Medici Senza Frontiere che ha accusato Tel Aviv di privare gli abitanti della Striscia di Gaza "di risorse necessarie per affrontare il diffondersi di una qualsiasi malattia, ancor di più una pandemia globale".

Entrare e uscire dalla Striscia, per chi ci vive, è praticamente impossibile. Gli accordi con Israele prevederebbero il lasciapassare in caso di necessità mediche urgenti o di un certo tipo specifico di commercianti, ma le concessioni sono estremamente rare e, soprattutto, arbitrarie. Al contrario, gli israeliani e gli stranieri non rientrano in queste categorie e possono quindi entrare, se muniti di visto, piuttosto liberamente. Per quanto riguarda i giornalisti, invece, negli anni è diventato sempre più difficile accedere ai territori di Gaza, con Israele che durante le proprie operazioni impedisce l'accesso ai reporter di tutto il mondo.

La vita a Gaza è soprattutto segnata dalla violenza. I raid e i missili israeliani sono diventati parte della quotidianità dei palestinesi che vivono sulla Striscia in un contesto in cui la pace tra i due popoli è sempre stata un miraggio. Stando ai dati dell'Onu, solo negli ultimi 15 anni nell'area di Gaza sono morti 5.365 palestinesi e ne sono stati feriti quasi 63mila, contro i 52 morti e i meno di 4mila feriti israeliani. A questo numero vanno aggiunti gli oltre 3400 morti che sono stati registrati dal Ministero della Salute della Striscia dalla riaccensione del conflitto, quindi dal 7 ottobre: in risposta alla rappresaglia di Hamas, Israele ha ripreso il lancio di missili e i raid aerei sul territorio di Gaza, colpendo indistintamente abitazioni, scuole, ospedali e molto altro.

Le testimonianze sui tunnel sotterranei a Gaza

Nel sottosuolo della Striscia di Gaza ci sarebbe una fitta rete di tunnel utilizzata per superare l'embargo: cunicoli che arriverebbero fino a 80 metri sottoterra, dotati di luci e riempiti di trappole. Le prime gallerie sono state scoperte da Israele negli anni Ottanta: il loro scopo è quello di far entrare merci all'interno della Striscia, dai beni di prima necessità (medicinali, cibo, acqua) alle armi. Per questo motivo sono considerati da Tel Aviv come obiettivi militari.

Negli anni l'esercito israeliano ha condotto diverse operazioni per distruggere questi tunnel, causando un gran numero di morti civili perché alcuni degli ingressi coincidevano con chiese, scuole, abitazioni ma anche agenzie dell'Onu. Per evitare la costruzione di altri cunicoli che attraversassero il confine della Striscia, Tel Aviv ha anche costruito un muro sotterraneo di 65 chilometri, ma queste gallerie sarebbero state costruite ad una profondità maggiore per superare anche questo ostacolo.

I rapporti di Gaza con i Paesi del Medio Oriente

I principali alleati di Hamas sono il Libano e l'Iran. Per quanto riguarda quest'ultimo, i rapporti sono di lunga data ma non costanti: nello scorso decennio le tensioni sono state molte per la diversità di posizioni della guerra civile siriana. Tuttavia, non si sa ancora se ci sono stati coinvolgimenti da parte di Teheran in quest'ultima azione perpetrata da Hamas, anche perché è stato riconosciuto come i leader di Gaza agiscano spesso in modo indipendente. I rapporti sono stretti anche tra Hamas ed Hezbollah, tanto che alcuni capi del movimento palestinese vivono in Libano e ci sono spesso incontri tra le due formazioni. Come ha detto Mattia Serra a Fanpage: "C'è un'alta probabilità che Hezbollah fosse informato della decisione di Hamas, però, esattamene come per l'Iran, non sappiamo il grado di coinvolgimento del gruppo libanese nella progettazione dell'attacco".

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