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Opinioni

La sessualità in Medio Oriente e le scoperte di Giulia Innocenzi

Il racconto del viaggio in Iran delle due giornaliste Giulia Innocenzi e Maddalena Oliva, che sarebbero state palpate e molestate sessualmente, gronda ignoranza e disprezzo. Che è quello che i commentari della rete hanno restituito. Non sempre quindi è “colpa della rete”. Non sempre fare le vittime è un’arma vincente.
A cura di Sabina Ambrogi
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Giulia Innocenzi è una giornalista giovane per gli standard italiani, conduce da tempo una trasmissione tutta sua su La 7 – Anno Uno -, ha avuto un rilevante spazio nello studio di Servizio Pubblico condotto da Michele Santoro, ha scritto libri etc. Insomma, come Beatrice Borromeo, è stata baciata dalla fortuna di essere giovane e di farsi una gavetta non nei bassifondi dei piccoli giornali ma nelle migliori trasmissioni e nei migliori spazi tv e con maestri d'eccezione. Quindi siamo tutte un po' invidiose di lei anche se ce ne facciamo una ragione assai presto.

Quest'estate se ne va in vacanza in Iran con un'amica, anche lei giornalista di Servizio Pubblico, Maddalena Oliva. Le due, come raccontano nel blog di Innocenzi, in un accorato post dal titolo “Due donne sole in Iran: quello che gli uomini non dicono”, viaggiano da sole senza organizzazione. Magnifica opportunità per i curiosi. Al ritorno del viaggio però ci forniscono una relazione del genere: “signora mia quante ne succedono oggi giorno in certi postacci”. Secondo loro era una dura accusa su ciò che accade alle donne in Medio Oriente.

“Nell'aereo”, scrivono le due giornaliste tv, delle ragazze iraniane “dai fisici scolpiti” (fanno perfino sport!) e dalle scollature pronunciate (il dettaglio non le fa riflettere manco un po') si mettono il velo. Ora, la questione del velo islamico è un dibattito aperto ovunque, da anni, scottante perché carico di simboli, spesso strumentale, a tratti grottesco: c'è chi dice che è glamour, c'è chi lo vieta come in Francia, chi fa distinguo, chi vuole liberare le donne islamiche dal velo e così via. Malgrado ciò Giulia e Maddalena, stupefatte, ritengono giusto raccontarci che in Iran se sei donna ti metti il velo.

Prosegue il racconto di un viaggio infernale: ogni volta che le due entravano in un bazar qualcuno gli metteva una mano sul sedere per poi darsela a gambe. A parte l'eccessiva frequenza riportata, che fa un po' dubitare, è comunque e sempre un gesto disgustoso e ignobile: succedeva fino a qualche anno fa anche in Italia, ma oggi, forse perché le donne si sono evolute e sono in grado di urlare, o di reagire anche con forza, l'abitudine si è un po' stemperata. Un po'. E a macchia di leopardo. Anche qui, sulla questione c'è una documentazione cinematografica e giornalistica sterminata.

Un tizio le avrebbe addirittura seguite con “l'intenzione esplicita di fare sesso”. Altra cosa che deve essere successa a nove donne su dieci in Italia, dove è accaduto qualche giorno fa che una turista americana, andata a ballare in un locale di Sorrento, sembra sia stata violentata. Chissà la poveretta e la sua amica cosa racconteranno dell'Italia nel loro blog.

Le molestie alle donne rimangono vive e vegete a New York a Londra o a Parigi e così via. Dipende dai quartieri, dalle ore del giorno o della notte, dall'isolamento delle strade etc. Certo, il livello di molestia, la frequenza e l'insistenza sono meno diffusi. Soprattutto sono diversi. E ancora oggi qualsiasi donna che torni la notte sola a casa in città è stata prima o poi seguita con la macchina da qualcuno. Anzi, il grande classico è andare davanti alla caserma dei carabinieri o della polizia fino a quando la macchina del molestatore non si allontana.

Tutto ciò va precisato non certo per “normalizzare” la gravità di quanto accade alle donne di tutto il mondo, in diversa misura e modalità a seconda del livello di repressione sessuale che in Medio Oriente è molto alta, ma per sottolineare che c'è un problema enorme nelle nostre democrazie figuriamoci in luoghi dove sulla repressione sessuale si regge l'intero sistema. E sì, quindi le donne sono proprio uno dei punti cardine delle rivoluzioni, recenti future e eventuali.

L'attore e regista iraniano Hossein Taheri che vive e lavora in Italia osserva a proposito della esilarante protesta delle due giornaliste:

La cosa molto strana è che, trattandosi di un regime islamico dove il codice civile adotta precetti della shar'ia, se ti beccano per strada dei passanti a fare una cosa simile finisce davvero male per il malintenzionato.Ora è ovvio che qualcosa del genere ti possa anche capitare una volta o due un po' ovunque, ma questa specie di persecuzione nei confronti della candida giornalista e della sua ingenua amica in ogni angolo dell'Iran ha del romanzesco; fa parte di quella strisciante islamofobia che fa sempre presa quando c'è da inventarsi il ruolo di vittima ed eroina dei valori della libertà. Ma poi perché non gli ha fatto una foto e non l'ha mostrata a qualche poliziotto per inchiodarlo, visto che giravano con cellulari pronti ad ogni selfie?

Per ultimo, delle testimonianze raccolte tra alcune donne iraniane, le due giornaliste hanno riportato storie di stupri. Sarebbe stato interessantissimo invece il racconto degli anticorpi delle donne iraniane di oggi a questo sistema. Invece niente. Riportano che la resistenza è quella delle donne di Teheran che portano il velo un po' scostato e si ritoccano il viso con la chirurgia plastica. Esattamente come accade in Libano, o in Egitto etc. Anche qui bastava essere un po' documentate. E andare più a fondo. Chi sono, quale ceto, con quali soldi, perché…E comunque non è quella la resistenza. A conclusione di questa relazione surreale, un disprezzo pervasivo, odioso come quello di due visitatrici dello zoo viene poi distribuito nelle didascalie apposte sotto le foto. “Donne in attesa di salire sulla metro nelle carrozze a loro destinate: molto utili per un viaggio a prova di palpata”, oppure “Un ottimo ristorante nella parte nord di Teheran: buon cibo, musica speciale. Peccato che non si possa ballare” (mancava solo “peccato che non ci abbiano portato gli spaghetti”). Oppure: “Mangiare e dormire come loro – per terra” (le due si adeguano ai costumi dei selvaggi), oppure: “L'Iran ha il record mondiale di nasi rifatti, e ne vanno anche molto orgogliosi. Qui una ragazza che mette in mostra il cerotto frutto del suo ultimo ritocchino”.

Dopo tale dose di narcisismo in cui accusano anche Lonely Planet di non aver segnalato con chiarezza che a lei e alla sua amica qualcuno poteva fargli vedere il pene mentre se ne stavano in vacanza, il tocco di classe di Innocenzi è il post su facebook: i commentatori dei social anziché compatirla perché l'Iran represso gli ha reso la vacanza un inferno, le hanno spernacchiate in vario modo, o meglio nel solito modo violento e manicheo di molti commentatori sui social, dei quali lei dovrebbe avere almeno vaga competenza.  Si indigna, ovvio, e poi li accusa: “nessuno di voi, ma dico nessuno che si sia anche solo interrogato sul perché abbiamo subito queste molestie”.

Cioè quello che avrebbe dovuto fare lei che c'è andata. Chiedersi perché e magari suggerire una spiegazione.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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