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La figlioletta nasce morta, mamma se ne prende cura per 2 settimane: “Non volevo lasciarla”

Il dramma di Emma, 27enne inglese, che ha perso una delle sue due gemelline. Per 15 giorni si è presa cura del corpicino della piccola Jessica, vestendola, lavandola e baciandola. “Era tutto bellissimo, tranne una cosa: lei era morta”.
A cura di B. C.
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Emma Woodhouse è una 27enne inglese che ha dovuto far fronte ad uno dei traumi peggiori della vita di una donna: la perdita di un figlio. Incinta di due gemelle, ha subìto un distacco della placenta a 29 settimane di gravidanza. Sottoposta a parto cesareo, una delle sue due bimbe, Jessica, non ce l’ha fatta mentre l’altra, Bella, è riuscita a sopravvivere. Quanto basta per un dramma immane. Ma purtroppo non è tutto. Emma per due settimane si è presa cura del corpicino di Jessica, portandola a fare passeggiate e cantandole canzoni, come si legge sui tabloid britannici.

Non volevo lasciarla andare – ha raccontato al Sun – La tenni stretta e sentii la sua pelle accanto alla mia. Era tutto bellissimo, tranne una cosa: lei era morta. Morendo, ha salvato la vita della sua sorellina, e per questo sarà sempre la mia eroina”. Emma ha altri tre figli, Jack di 5 anni, Mikey di 4 e Nicole di 2. “Sia Mikey che Jack erano nati prematuri quindi i medici mi hanno monitorato per tutta la gravidanza – racconta – Due settimane prima della morte di Jess feci degli esami e le bambine erano sane”.

Purtroppo però all’improvviso qualcosa è andato storto. “Sapevo che Bella era sopravvissuta e che avrei avuto tutta la vita per prendermi cura di lei, così per due settimane ho focalizzato le mie attenzioni solo su Jess – ha detto Emma – io e mio marito l’abbiamo tenuta per 12 ore, accarezzandola e guardando ogni centimetro del suo corpo. Poi le sue labbra hanno iniziato a diventare blu, così i medici l’hanno portata in una Cuddle Cot (una culla refrigerata, ndr) dove le sue guance e il suo faccino sono tornati di colore rosa”. Per ben due settimane, la 27enne si è presa cura della figlia morta, vestendola, lavandola e baciandola per tutto il tempo nel reparto dell’ospedale. “Era bello andare in giro con lei e sentirsi normale – conclude il suo racconto – Le cantavamo canzoncine e filastrocche, e nel suo orecchio le dicevamo quanto la amiamo. È stato meraviglioso. Triste, certo, ma anche bello. Dopo due settimane però è arrivato il momento di salutarla per sempre: mi è stato di grande aiuto, ma non volevo lasciarla, volevo restare con lei”.

Lo scorso 5 luglio si è tenuto il funerale di Jessica: la piccola è stata cremata e le sue ceneri messe in un’urna bianca, sistemata in camera da letto: “So che alcune persone potrebbero pensare che sia strano ciò che abbiamo fatto – dice – ma non mi interessa. Per sette mesi l’ho crescita nel mio grembo, l’ho amata tanto e continua a farlo. Era una vera bambina e voglio che la gente lo sappia”.

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