La donna russa che viveva in una grotta in India con le sue figlie piccole è tornata a casa

È tornata a casa Nina Kutina, la donna russa trovata in una grotta in India con le sue due figlie di cinque e sei anni. Dopo mesi di attenzione mediatica e di controversie legali nate dallo strano ritrovamento, la donna è rientrata in Russia.
La famiglia è partita il 28 settembre, ha riferito alla BBC un funzionario dell'Ufficio regionale di registrazione degli stranieri (FRRO), che ha chiesto di rimanere anonimo. Con loro è partito anche il figlio minorenne della signora Kutina, che era stato ritrovato successivamente nello stato di Goa.
L'Alta Corte del Karnataka aveva esaminato e poi rigettato una richiesta presentata da Dror Shlomo Goldstein, un imprenditore israeliano residente a Goa, che sosteneva di essere il padre delle due bambine. L’uomo aveva chiesto alla Corte di impedire che le bambine fossero rimandate in Russia e aveva presentato ricorso per ottenerne la custodia delle figlie.
La vicenda era iniziata il 9 luglio scorso quando una pattuglia della polizia dello stato del Karnataka, durante un controllo nella foresta di Gokarna, aveva notato dei vestiti colorati vicino all'ingresso di una grotta. Al suo interno gli agenti avevano trovato la donna e le due bambine, insieme a qualche vestito, pacchi di noodles e altro cibo in scatola. La signora Kutina aveva detto agli agenti che viveva in quella grotta con le due bambine da circa una settimana e che e venivano da Goa, dove aveva già vissuto in condizioni simili. Nel tentativo degli agenti di farle capire che la foresta fosse un luogo pericoloso, la donna aveva risposto che "gli animali sono amici, gli esseri umani sono pericolosi”.
Dopo aver insistito più volte, la donna si era convinta a lasciare la grotta, parecchio umida e con diverse infiltrazioni secondo il racconto degli agenti. Non avendo dei documenti validi però, se non un passaporto scaduto, è stata trasferita insieme alle bambine in un centro di detenzione per stranieri. Il caso è finito poi all’attenzione dell’Alta Corte del Karnataka, che ha ordinato alle autorità di fornire i documenti necessari per permettere alla donna e alle figlie di rientrare in patria.
Secondo la BBC, l’avvocato di Goldstein, Beena PK, ha sostenuto in aula che il rimpatrio delle bambine violerebbe i principi della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e del Goa Children Act del 2003.
Il governo federale indiano ha però chiarito che non si è trattato di un’espulsione. Kutina aveva espresso la volontà di tornare in Russia. L’ambasciata russa, in risposta alla sua richiesta, ha concesso alla donna e ai suoi figli un permesso di viaggio d’emergenza.