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Covid 19

La Cina ha la sua nuova Wuhan: a Shulan 700mila persone in lockdown per la minaccia Coronavirus

La città di Shulan, nella provincia cinese di Jilin, al confine con la Russia, è il nuovo epicentro dell’infezione da Coronavirus nel Paese del Dragone: come a Wuhan, dove tutto è cominciato lo scorso dicembre, il governo locale ha deciso un rigido lockdown da far osservare ai suoi 700mila abitanti per evitare nuovi contagi: una sola persona per nucleo familiare può fare la spesa (non tutti i giorni), nessuno ha accesso al centro abitato senza permessi speciali, le scuole sono state chiuse e il trasporto pubblico bloccato.
A cura di Ida Artiaco
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Shulan come Wuhan. La città, una delle maggiori della provincia di Jilin, a Nord Est della Cina e non lontana dal confine con la Russia, è diventata il nuovo epicentro dell'epidemia di Coronavirus nel Paese del Dragone e dall'inizio della scorsa settimana è stato imposto ai suoi 700mila abitanti un lockdown rigidissimo, al pari di quello adottato proprio a Wuhan, lì dove l'epidemia è scoppiata a dicembre, per più di 70 giorni fino al 3 aprile scorso. Solo una persona per nucleo familiare è autorizzata a uscire per fare la spesa, ma non tutti i giorni e non per più di due ore, intensificando di conseguenza i controlli sugli spostamenti. Per di più, i complessi residenziali con casi Covid-19 confermati o sospetti sono stati chiusi da lunedì, senza che a nessuno sia permesso di entrare o uscire. Le forniture giornaliere di beni di prima necessità sono consegnate direttamente a casa dai supermercati locali.

Come riferisce la stampa locale, in particolare il quotidiano China Daily, dal centro cittadino non si può né uscire né entrare senza permessi speciali e l'accesso è consentito solo per le emergenze. Inoltre, è stato deciso il bocco totale del sistema dei trasporti e le scuole sono state chiuse. Coloro che non rispetteranno le regole saranno "puniti severamente". L'allarme è scattato dopo che un cluster di nuovi infetti è stato rilevato in città. Si tratta di un nucleo di persone vicine ad una donna risultata positiva ma che non aveva avuto contatti con l'estero né con il settore sanitario, quindi senza esposizione considerata "a rischio". Per questo dal 10 maggio Shulan è di fatto sigillata e i suoi abitanti ancora non sanno quando potranno ritornare alla normalità. Le preoccupazioni di una seconda possibile ondata di infezioni di Covid-19 sono troppo elevate, anche se in Cina la situazione è sotto controllo: nelle ultime 24 ore sono stati registrati sei nuovi casi di Coronavirus, tre dei quali ‘importati' nella Mongolia Interna, nel nord del gigante asiatico, ed altri 17 asintomatici.

La Commissione sanitaria nazionale ha precisato che la maggior parte di questi sono stati individuati proprio nella provincia di Jilin, osservata speciale da Pechino negli ultimi giorni per la presenza di nuovi, piccoli focolai, per un totale nell'ultima settimana di 39 contagi, che tuttavia non hanno impedito alle amministrazioni locali di imporre misure restrittive più o meno rigide a oltre 100 milioni di persone in totale nei territori dell'area di Dongbei, una regione geografica che copre tre province tra loro confinanti: Liaoning, Jilin per l'appunto e Heilongjiang. Zhou Zijun, un esperto di sanità pubblica all'università di Pechino, ha detto al Global Times che la Cina "ora può gestire correttamente un piccolo livello di casi importati, ma deve correre subito ai ripari".

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